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Trovata la tomba di una delle mogli morganatiche di Federico Guglielmo II

In Germania gli archeologi sono abbastanza sicuri che quella tomba ritrovata durante i lavori di ricostruzione della chiesa storica del castello di Buch appartengano niente meno che alla moglie morganatica e bigama del re Federico Guglielmo II. O meglio: a una delle sue mogli morganatiche, perché ne ebbe più di una.

Federico Guglielmo II e le innumerevoli mogli

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Crediti foto: @Crediti foto: @Gunnar Nath/Landesdenkmalamt/dpa

Non pensiate che solamente Enrico VIII e Ivan il Terribile si dilettassero nel collezionare mogli e amanti: a questo esclusivo club bisognerebbe iscrivere di diritto anche Filippo Guglielmo II di Prussia. Perché fra mogli legittime, morganatiche ed amanti ebbe l’imbarazzo della scelta.

In particolare la tomba trovata nella chiesa del castello di Buch potrebbe appartenere alla contessa Julie von Voß di Ingenheim, la moglie morganatica e bigama del re. Sappiamo che nel 1783 Julie von Voß divenne la dama di compagnia di Federica Luisa d’Assia-Darmstadt, l’allora regina prussiana in carica. D’accordo con lei, Julie von Voß sposò anche Federico Guglielmo, coprendo questa relazione con un matrimonio di facciata con un valletto del re.

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Crediti foto: Public domain, Wikimedia Commons

Il matrimonio avvenne il 7 aprile 1787 nella cappella del Castello di Charlottenburg. Ma lo sposalizio non durò a lungo: morì infatti due anni dopo di tubercolosi (la tisi o “morte bianca”), all’età di soli 22 anni.

Ma torniamo ai lavori di scavo. Nella chiesa del castello di Buch si stanno svolgendo dei lavori di restauro. Durante questi lavori i ricercatori si sono imbattuti in una bara di legno ben conservata, decorata con modanature dorate e medaglioni neoclassici.

La bara si trovava sola soletta in una cripta rettangolare rivestita di mattoni. Un testo scritto di proprio pugno da Julie von Voß di Ingenheim chiedeva proprio di essere sepolta da sola nella chiesa dove era nata nel 1766.

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Crediti foto: @Public domain, Wikimedia Commons

Purtroppo non si può essere certi al 100% che la sepoltura appartenga proprio a Julie von Voß di Ingenheim. Un portavoce dell’Ufficio Statale per la Conservazione dei Monumenti Storici, infatti, ha spiegato che, per esserne del tutto sicuri, bisognerebbe aprire la bara ed eseguire un test del DNA sullo scheletro. Solo che, per preservare lo spirito della tomba e prevenire ulteriori danni alla bara (già fragile di suo), non ci sarà nessuna apertura. Dunque niente test e nessuna certezza.