Storia Che Passione
ercole cintura ippolita

La cintura di Ippolita, la regina delle Amazzoni: la nona delle dodici Fatiche di Ercole

La nona delle dodici Fatiche di Ercole fu un po’ differente dalle precedenti. Questa volta, infatti, a ordinargli cosa fare non fu re Euristeo, ma la di lui figlia, la principessa Admete. L’eroe avrebbe dovuto rubare la cintura di Ippolita, la regina delle Amazzoni e figlia di Ares. Ercole così salpò verso la terra delle Amazzoni, prevedendo di dover intraprendere una battaglia sanguinosa. Solo che le cose non andarono esattamente come immaginato.

Come Ercole rubò la cintura di Ippolita (e il suo cuore)

ercole cintura ippolita
Crediti foto: @Daniel Sarrabat, Wikimedia Commons

Finora le imprese di Ercole si erano suddivise in due macrocategorie: uccidere un qualche mostro che seminava morte e distruzione, vedi il Leone di Nemea, l’Idra di Lerna o gli uccelli del Lago Stinfalo e rubare un qualche animale, più o meno pericoloso, vedi la Cerva di Cerinea, il Cinghiale di Erimanto o le Cavalle di Diomede. Menzione a parte spetta la missione colf di Ercole, ovvero la pulizia delle Stalle di Augia.

La principessa Admete decise di optare per una categoria ancora diversa: il furto di oggetti unici e preziosi. In balia di questa ragazza adolescente, non è ben chiaro se Euristeo le avesse dato carta bianca sperando che la mente diabolica di un’adolescente potesse ideare il peggio del peggio come impresa o se il re avesse così deciso di riconquistare l’affetto di quella figlia trascurata.

Motivazioni a parte, Admete voleva una sola cosa: la cintura magica di Ippolita, la regina delle Amazzoni. Queste ultime erano un popolo di donne guerriere che vivevano ai margini del mondo conosciuto dei Greci. La loro capitale, Temiscira, sorgeva sulle rive meridionali del Mar Nero, nell’Anatolia settentrionale.

Al posto di viaggiare via terra, questa volta Ercole decise di andare via mare. E per l’occasione radunò un equipaggio di volontari, fra cui spiccavano anche alcuni suoi amici. Non si conoscono esattamente i nomi di costoro, ma resoconti e vasellame indicano che fossero presenti Iolao (auriga e nipote di Ercole), Peleo (il padre di Achille), Teseo (ma Teseo ebbe un incontro separato con una regina delle Amazzoni, dunque non è ben chiaro se i due racconti si siano mescolati) e l’intero equipaggio degli Argonauti.

Le Amazzoni erano rinomate guerriere e abilissime cavallerizze. Tuttavia erano anche molto temute: erano solite compiere razzie in territorio greco. La loro società era matrilineare. Erano governate da una regina, per tradizione figlia di Ares, il dio della guerra. Loro divinità protettrici erano Ares e Artemide, la dea ella caccia. Gli uomini non potevano vivere con loro, ma avendo comunque bisogno di loro per avere una discendenza, ecco che, una volta all’anno, sceglievano un temporaneo consorte fra i maschi delle tribù vicine.

Se da questi incontri nascevano delle figlie femmine, allora le Amazzoni le allevavano, mentre se nascevano dei maschi, ecco che o erano rispediti ai padri o, talvolta, lasciati morire di stenti. A volte, invece, le Amazzoni si servivano dei prigionieri di guerra per procreare. Questa particolare regina, Ippolita, era figlia di Ares e Otrera, la prima regina e fondatrice delle Amazzoni. Leader militare indiscussa, il suo potere era rafforzato dalla cintura donatale dal padre. Si trattava di una cintura di semplice cuoio, la quale però donava a chi la indossava una forza sovrumana. Inoltre rendeva anche invincibili in battaglia.

Insomma, la cintura era per Ippolita uno status symbol, quello che in altri regni sarebbe stata la corona del sovrano. Il viaggio verso Temiscira era lungo ed Ercole ebbe tutto il tempo del mondo per pensare a una strategia valida. Rubare la cintura sotto il naso delle Amazzoni era da scartare a priori: le missioni stealth non erano proprio adatte all’imponente eroe. Ma anche ingaggiare battaglia sarebbe stato da sconsiderati: le Amazzoni era fra le guerriere migliori del mondo.

Così a Ercole non rimase che intraprendere la strada della diplomazia. Ma così come la musica, anche le capacità di negoziazione dell’eroe lasciavano un po’ a desiderare. Anche l’equipaggio era conscio di questa pecca nel curriculum di Ercole e così, quando l’eroe scese dalla nave e si diresse a incontrare Ippolita, nel dubbio si prepararono allo scontro.

Tuttavia Ercole doveva ancora capire come arrivare al cospetto di Ippolita. Le Amazzoni, infatti, proibivano agli uomini di entrare in città. Non è ben chiaro se mentre si avvicinava alla città, Ercole stesse ripassando o meno il discorsetto da fare a Ippolita. Questo perché quando arrivò alle porte di Temiscira, le guardie scomparvero, senza dirgli neanche mezza parola. Con suo grande stupore, però, quando le porte si aprirono, non si trovò di fronte a un esercito di Amazzoni assetate del sangue suo e del suo equipaggio. No, si trovò di fronte a un comitato di benvenuto guidato dalla stessa Ippolita.

Il fatto è che le Amazzoni erano delle fan girl di Ercole. Erano venute a conoscenza delle sue imprese ed erano rimaste così colpite dai racconti che parlavano di lui che, nonostante la diffidenza verso gli uomini, quando l’eroe si presentò alle loro porte, furono estasiate dalla gioia e lo fecero entrare fra mille onori.

Organizzarono un sontuoso banchetto per lui e per il suo equipaggio. Secondo alcune voci Ercole e Ippolita divennero amiconi. Forse anche qualcosa di più. Si vocifera, infatti, che i due fossero amanti, il che ci starebbe. Le Amazzoni sceglievano i padri della loro prole fra gli individui più forti e abili. Chi dunque meglio di Ercole?

amazzoni
Crediti foto: @Claude Deruet, Metropolitan Museum of Art

Seppur felice di non dover spargere sangue, Ercole aveva ancora una missione da portare a termine. Così, una notte, mentre si rilassava a bordo della sua nave insieme a Ippolita, le confessò quale fosse il vero scopo del suo viaggio. Ercole non nascose nulla alla regina, partendo dall’odio di Era, continuando con la follia che gli aveva fatto uccidere la famiglia e terminando con i suoi tentativi di espiazione. Non omise niente, neanche la richiesta della principessa Admete.

Non appena Ercole smise di parlare, la regina Ippolita si alzò, si tolse la cintura e la diede all’eroe. Incantata e colpita dalle sue gesta, la regina fu felice di donargli la sua cintura. Un’impresa facile facile, direte voi. Eh no, perché Era dall’Olimpo, infuriata per la buona riuscita della fatica, decise di metterci lo zampino. Si infiltrò in città travestita da Amazzone e cominciò a mettere in circolazione la voce secondo la quale Ercole stava progettando di rapire la regina.

Le Amazzoni, rese più suscettibili all’inganno da un pizzico di magia usata dalla regina degli dei, attaccarono Ercole e il suo equipaggio, assaltando la nave nel tentativo di “salvare” la loro regina. Ercole e Ippolita, udendo il trambusto esterno, uscirono sul ponte a vedere cosa stesse succedendo. Ercole, vedendo i suoi uomini massacrati dalle Amazzoni, non è che chiese alla regina al suo fianco cosa stesse accadendo. No, per l’ennesima volta si fece annebbiare la mente dall’ira e uccise Ippolita.

Ercole sconfisse poi le Amazzoni, ma prima che queste arrivassero in massa, prese cintura, equipaggio e nave e fuggì vira. Mentre era in viaggio verso Tirinto, Ercole decise di fermarsi a fare sosta a Troia. All’epoca il re di Troia era Laomedonte, un uomo notoriamente avido. Nonostante avesse chiesto ad Apollo e Poseidone di costruire le mura della città, cosa che le due divinità avevano puntualmente fatto, si rifiutò poi di dare la ricompensa pattuita ai due Olimpi.

Così Apollo, vendicativo quanto la sorella Artemide, scatenò una pestilenza sulla città. Contemporaneamente Poseidone inondò la pianura d’Ilio, inviando anche dei mostri marini a prendersela con troiani vessati da carestia e malattie.

ercole esione
Crediti foto: @Charles Le Brun, Staatliche Kunsthalle Karlsruhe

I sacerdoti sostennero che l’unico modo per placare gli eri era offrire Esione, figlia di re Laomedonte, ai mostri marini, legandandola a una roccia nella pianura diIlio. Ed è a questo punto che entra in scena Ercole. L’eroe disse al re che avrebbe salvato Esione e ucciso i mostri. Se fosse riuscito nell’intento, il re avrebbe dovuto donargli i suoi cavalli magici. E sì, l’antica Grecia a quanto pare era piena zeppa di cavalli magici.

Questi erano stati donati da Zeus a Troo, il nonno di Laomedonte. Questo perché Zeus aveva rapito Ganimede, il figlio di Troo, facendoo diventare il coppiere degli dei. Laomedonte accettò, Ercole sconfisse i mostri e salvò Esione. Ma l’avido re negò di aver stipulato un accordo, rifiutandosi di pagare Ercole. Ma l’eroe era un esperto nel serbare rancore e giurò che sarebbe tornato a vendicarsi del re, una volta finite le fatiche, si intende.

Ercole lasciò Troia e tornò finalmente da Euristeo, consegnando la cintura ad Admete. Ma finita una fatica, ecco che ne cominciava un’altra. Per la sua decima fatica Ercole avrebbe dovuto dedicarsi all’abigeato: doveva rubare il bestiame di Gerione.