Storia Che Passione
grotta Salomè

E se quel sito di pellegrinaggio cristiano invece fosse la Grotta di Salomè?

E se vi dicessimo che un luogo storico e noto come meta di pellegrinaggio cristiano in realtà era la tomba della sorella di re Erode il Grande? Esatto, proprio così: secondo queste nuove prove archeologiche quella che doveva essere una meta di pellegrinaggio dei cristiani e che due anni fa venne indicata come la tomba della levatrice di Gesù Cristo era in realtà la Grotta di Salomè, la sorella di quello stesso Erode che ordinò la Strage degli Innocenti.

Il mistero della Grotta di Salomè

grotta Salomè
Crediti foto: @Emil Aladjem/ IAA

Ci troviamo a circa 48 km a sud-ovest di Gerusalemme, fra le colline della Giudea. Qui si trova uno dei luoghi di sepoltura più misteriosi di tutta la Terra Santa. Per secoli e secoli i pellegrini cristiani si recarono a venerare questa sepoltura, onorando la defunta e pensando che si trattasse di una donna collegata a Gesù Cristo, forse la sua levatrice. Ma la nuova ricerca ha suggerito che forse la persona sepolta non era poi così collegata al Cristianesimo. O meglio: lo era, ma non in maniera positiva.

La tomba, infatti, probabilmente era stata costruita per Salomè, la sorella di Erode il Grande. La stessa Salomè della famosa danza e della testa di Giovanni Battista. Recenti scavi condotti dall’Autorità per le Antichità Isrealiane (IAA) hanno svelato che la tomba, architettonicamente parlando, è molto più elaborata e grandiosa rispetto alle comuni tombe di famiglia.

Difficilmente una semplice levatrice avrebbe potuto permettersi una tomba del genere. Si parla di un vero e proprio complesso funerario risalente al I secolo a.C. – I secolo d.C. Il complesso ha un cortile di 225 metri quadrati, una muratura in pietra squadrata ed elementi decorativi che gridano a gran voce “Tomba reale”.

In effetti, immaginiamo che in tutta la storia della Terra nessuna levatrice defunta abbia mai avuto una tomba con un cortile di 225 metri quadrati. L’archeologo Nir-Shimshon Paran, coautore dello studio che sarà pubblicato su Atiquot, ha spiegato che questo sito è uno dei complessi funerari più grandi e raffinati mai rinvenuti finora in Israele e risalenti all’epoca di Erode.

grotta Salomè interno
Crediti foto: @Emil Aladjem/ IAA

La caratteristiche peculiare di questo sito è rappresentata dall’enorme cortile quadrato che misura 15×15 metri, fra i più grandi scoperti in Israele. Il cortile è costruito all’interno di una depressione scavata in una roccia profonda 6 metri. Il che vuol dire che per costruirlo dovettero rimuovere manualmente qualcosa come 1.500 metri cubi di calcare e gesso.

Il complesso comprende anche sei pilastri quadrati massicci che sorreggono un vestibolo con volta a botte. Ogni pilastro è largo 1,4 metri e spesso 1,2 metri. I pilastri, poi, sono decorati con basi di colonne intagliate. Si pensa che un tempo sostenessero un fregio decorato con rosette, foglie d’acanto e melograni. Si tratta di simboli presenti comunemente nei siti funerari del periodo del Secondo Tempio.

L’ingresso della grotta funeraria era poi sigillato da un complesso sistema di blocchi circolari, con tanto di meccanismo di chiusura nascosto accessibile solamente tramite un passaggio nascosto sotto al pavimento del vestibolo. Too much per una persona comune.

Ma ad un certo punto della storia, quello che era chiaramente un sepolcro d’élite, si trasformò in qualche modo in una meta di pellegrinaggio cristiano. Il Cristianesimo non è certo nuovo a queste pratiche di appropriazione sia di luoghi, che di festività. Vedi, per esempio, Halloween. Comunque sia, sappiamo che il sepolcro divenne meta dei pellegrini durante il periodo Bizantino (V-IX secolo d.C.).

Questo perché ci sono centinaia di lampade a olio, croci incise sui muri e scritte in greco, siriaco e arabo che parlano della storia di questa devozione religiosa. Ci sono persino alcune iscrizioni in greco che parlano della “Santa Salomè”. Diciamo che l’aggettivo “santa” è un po’ strano se attribuito alla Salomè sorella di Erode.

Questo successe perché i primi monaci bizantini che arrivarono nel sito, trovarono dentro la grotta un ossario con inciso il nome “Salomè”. Così decisero di punto in bianco e senza avere alcuna prova documentata che quel sito appartenesse a una qualche Salomè seguace di Gesù. Forse proprio alla levatrice citata nel Protovangelo apocrifo di Giacomo.

In pratica la tomba venne venerata per secoli a causa di un errore di identificazione del suo occupante. C’è anche da dire che nel periodo del Secondo Tempio, Salomè era un nome alquanto comune.

grotta salomè lampade
Crediti foto: @Emil Aladjem/ IAA

Tuttavia le prove archeologiche virano in un’altra direzione. L’occupante originale della tomba non era una Salomè qualsiasi, ma era Salomè I, sorella di Erode il Grande e una delle donne più potenti dell’epoca. Nata intorno al 65 a.C., ebbe un notevole potere politico e possedeva ampi territori. Suoi, per esempio, erano la città di Ashkelon e le terre che andavano verso Gerico.

Anche la collocazione della tomba supporta tale ipotesi. Si trova in quella che era la regione dell’Idumea, la patria atavica della dinastia erodiana. Considerate anche che la tomba sorgeva proprio lungo la strada che portava da Ashkelon a Gerico.

Inoltre, anche la data di costruzione della tomba coincide con la morte di Salomè I, avvenuta intorno al 10 d.C. Vicino alla tomba, poi, sorgevano due lussuose ville romane, forse usate proprio per amministrare le ricchezze della dinastia erodiana.