Almanacco del 16 luglio, anno 1540: nasce Alfonso Carafa, cardinale pronipote di Gian Pietro Carafa. Alfonso fu uno dei protagonisti dell’ultimo tentativo di realizzare una politica familista temporale in accoro con la libertas ecclesia. Parliamo dell’ultimo episodio di grande nepotismo dell’età moderna.

Gian Pietro Carafa era un nobile napoletano fuoriuscito e per questo nemico degli Asburgo, che avevano assorbito il Regno di Napoli tramutandolo in viceregno. Da cardinale Gian Pietro ottenne il controllo di uno strumento importante per gestire il conflitto interno alla chiesa e per la lotta all’eresia: l’Inquisizione.
In mano agli intransigenti in origine per prevaricare la fazione dei moderati. Gian Pietro Carafa divenne papa alla morte di Paolo III della famiglia Farnese. Assunse il nome di Paolo IV.
Alfonso Carafa era figlio di Antonio Carafa, nipote di papa Paolo IV, e nacque il 16 luglio 1540. A nove anni venne accolto dal prozio che lo affidò a sua volta alle cure di Giampaolo Flavio. Divenne cardinale e poco tempo dopo amministratore dell’arcidiocesi di Napoli. Il tentativo di ergere i propri familiari a fortune più cospicue Paolo IV dovette scontrarsi con l’inettitudine degli stessi. Il cardinal nipote Carlo Carafa ebbe una vita molto sregolata, una precedente carriera da militare e mercenario e ricevette continue accuse delle più varie.

E così Alfonso si trovò a sostituire Carlo nelle sue funzioni, poi assunse anche l’incarico di reggenza della camera apostolica che gli procurò buone rendite. La carriera da porporato di Alfonso Carafa si interruppe poco dopo la morte del suo protettore Paolo IV. Il successore dell’intransigente e zelante papa Carafa fu Pio IV, Giovanni Angelo Medici di Marignano.
Con il pontificato di Pio IV si apriva una nuova parabola per la chiesa cattolica, quella del piccolo nepotismo. Conclusosi il nuovo conclave, il papa avviò un’inchiesta contro la famigli Carafa, accusò di furto e rinchiuso in Castel Sant’Angelo. L’esecuzione di alcuni suoi parenti lo spinse a fare domanda di grazia con l’impegno di restituire una somma in denaro.

Nell’estate del 1562 risultò coinvolto in una congiura ai danni del pontefice e ciò lo spinse a chiedere protezione a Filippo II che gli concesse asilo a Napoli. Dedicandosi da quel momento in poi allo studio del diritto e all’applicazione dei decreti tridentini divenuti effettivi nel 1564. Alfonso ricevette accuse di eresia e morì in giovane età e questo fece sorgere il dubbio che dietro la scomparsa ci fosse la lunga mano del pontefice.