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I sette monaci di Tibhirine: Chiesa, terrorismo e teste mozzate in Algeria

I sette monaci di Tibhirine: Chiesa, terrorismo e teste mozzate in Algeria

Vicino la città di Médéa, un po’ più a sud di Algeri, si erge il Monastero di Notre Dame dell’Atlante, appartenente ai Trappisti. Si tratta dell’Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza che, nel lontano 1938, decise di creare un proprio monastero a Tibhirine. La situazione in Africa, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, e soprattutto dopo, non era delle migliori e definirla movimentata è riduttivo. La vicenda dei sette monaci che vi racconteremo oggi mette insieme un po’ di svariati elementi: fede, terrorismo, instabilità post-bellica, colonialismo e, purtroppo, morte violenta.

I sette monaci di Tibhirine: Chiesa, terrorismo e teste mozzate in Algeria

Per capire a meglio la vicenda che si sviluppò nel 1996, iniziamo la nostra narrazione da qualche decennio prima. Il 3 luglio 1962 la Francia infatti riconosce l’indipendenza dell’Algeria e inizia una nuova pagina di vita per la nazione africana. Non sempre però (in realtà quasi in nessun caso n.d.r.) i processi di decolonizzazione sono lineari e semplici. Anche qui dunque i problemi non mancarono, specie nel 1991 quando, nonostante la vittoria elettorale, il governo rifiutò di riconoscere la vittoria del gruppo islamista.

Il frutto di questa scelta fu l’apertura di una vera e propria guerra civile e la nascita del al-Jamāʿa al-Islāmiyya al-Musallaḥa, ovvero il Gruppo Islamico Armato (GIA). Si trattò di un Frankestein partorito in un laboratorio di scontri e violenze. Il GIA compirà numerosi massacri e stragi, tra cui il celebre dirottamento del volo Air France 8969. Ma oggi la nostra attenzione è tutta su Tibhirine e i suoi monaci.

sette monaci foto simbolo Gruppo Islamico Armato

Tra il 26 e il 27 marzo 1996, nel cuore della notte e nel pacifico monastero qualcosa di strano aleggiava nell’aria. I nove monaci francesi che formavano la comunità dei Cistercensi, anziché la solita notte di riposo e preghiera, andarono incontro ad una caliginosa notte di paura e terrore. Un commando di 20 uomini armati aveva fatto irruzione nel monastero e rapito 7 dei 9 presenti. Erano gli uomini del Gruppo Islamico Armato.

L’intento dell’azione ed il suo scopo ultimo erano, come nella maggior parte di questi casi, delle trattativa con la nazione di provenienza. La Francia avviò, chiaramente, i dialoghi, e il GIA avanzò le sue proposte. Voleva lo scambio di prigionieri, iniquo e ingiusto: dei monaci innocenti in cambio di uomini macchiati di colpe molto gravi (oltre che di terrorismo). Per circa due mesi due muri si fronteggiava senza trovare possibili accordi. Come era possibile scambiare la preghiera e la contemplazione con la morte e le nefandezze?

sette monaci foto tomba

Il 21 maggio arrivò la notizia più brutta: i terroristi avevano ucciso tutti e 7 i monaci, mostrandone le teste mozzate. I corpi non vennero mai più ritrovati, aggiungendo un ancora un po’ di lugubre sdegno alla faccenda. I due sopravvissuti, dopo i fatti scioccanti, si trasferirono nel vicino Marocco, mantenendo viva la fede e il ricordo dei loro 7 fratelli morti ingiustamente.