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Il terremoto della Cascadia del 1700, un megasisma con annesso maremoto

Il terremoto della Cascadia del 1700 fu uno dei più intensi di sempre. Considerate che ebbe una magnitudo pari al nono grado nella scala Richter. Partito dal Nord America, arrivò a interessare la California settentrionale, scatenando anche un maremoto che colpì sia le coste dell’America settentrionale che quelle del Giappone.

Il devastante terremoto della Cascadia del 1700

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Crediti foto: @NASA, Public domain, via Wikimedia Commons

Non esistono testimonianze scritte del sisma originarie della zona dove ebbe luogo l’epicentro. Tuttavia sappiamo con certezza il giorno e persino l’orario in quanto ricavati dalle testimonianze del relativo maremoto che colpì il Giappone subito dopo il sisma.

Sappiamo che il terremoto ebbe luogo il 26 gennaio 1700 attorno alle ore 21. La causa fu una rottura lunga 1.000 km della zona di subduzione della Cascadia. Questa zona è il confine fra la placca di Juan de Fuca e la placca nordamericana. In pratica il megasisma andò dall’isola di Vancouver fino alla California settentrionale, interessando 1.000 km di faglia. Con un epicentro di profondità di 25 km, a metà dell’area di rottura ci fu uno slittamento delle due placche di 20 metri. Le stime parlano di una magnitudo momento del terremoto di 8,7-9,2, con magnitudo Richter di 9.

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Crediti foto: @Public domain

Il sisma generò subito dopo un maremoto che colpì sia le coste dell’America settentrionale, sia le coste dell’Asia orientale. In particolare il maremoto investì il Giappone. Qui le testimonianze parlano di onde alte anche 5 metri, soprattutto lungo la costa pacifica di Honshu. Il maremoto distrusse diversi villaggi della costa, provocando la morte di diverse persone.

Il problema fu che per 300 anni questo maremoto venne ribattezzato come lo “tsunami orfano”. Questo perché la popolazione nipponica fu colta di sorpresa: non ci fu nessuna scossa sismica prima del maremoto. Se i giapponesi avessero avvertito la scossa, avrebbero allertato subito la popolazione per il rischio di maremoto. Ma lo tsunami arrivò senza che ci fosse nessun terremoto. O almeno: il terremoto ci fu, ma era all’altro lato dell’Oceano Pacifico, cosa che all’epoca nessuno poteva sapere.

Solamente con l’avvento della dendrocronologia, ovvero la datazione basata sul conteggio degli anelli di accrescimento annale degli alberi, gli scienziati sono riusciti a ricollegare lo tsunami a quel sisma avvenuto dall’altra parte del mondo.

In pratica lungo le coste dell’Oregon e di Washington ci sono foreste fantasma di cedri rossi. Queste foreste si trovano su un terreno al di sotto del livello di marea. La dendrocronologia ha permesso di stabilire che questi alberi sono morti tutti insieme nello stesso periodo e in modo improvviso a causa dello sprofondamento del terreno causato da un terremoto (processo noto come subsidenza).

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Crediti foto: @Public domain, via Wikimedia Commons

Visto che l’ultimo anello di questi alberi è quello dell’estate 1699 e visto che questi alberi non crescono in inverno, ecco che è logico pensare che il terremoto in questione avvenne fra l’agosto del 1699 e il maggio del 1700.

Inoltre c’erano anche delle prove archeologiche della zona che indicavano come, sempre intorno al 1700, alcuni villaggi della costa furono allagati e abbandonati all’improvviso. Esistono poi delle tradizioni orali comuni a diverse popolazioni indigene costiere che parlano di un grande terremoto seguito da inondazioni. Certo, non specificano la data, ma è plausibile che si riferiscano al 1700.

Mettendo insieme tutti i dati ecco che è saltato che quello tsunami orfano giapponese in realtà un genitore ce lo aveva: era quel terribile terremoto di magnitudo 9 scatenatosi oltreoceano, lungo le coste dell’America del Nord.