Almanacco del 3 maggio, anno 1497: alla presenza delle autorità ducali, del nunzio pontificio e del popolo pavese, si celebra finalmente la consacrazione della Certosa di Pavia, uno dei più straordinari complessi monumentali del Rinascimento italiano. Il 3 maggio di quel 1497 segnò un punto d’arrivo di una vicenda iniziata oltre un secolo prima e che vide coinvolto il primo duca di Milano.

Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano dal 1395, ordinò la costruzione della Certosa di Pavia un anno dopo, nell’agosto 1396. La fondazione del complesso monastico era motivata sia da un voto religioso, al quale aveva adempito la duchessa consorte Caterina Visconti, sia dalla volontà di rendere il luogo un mausoleo sepolcrale della dinastia milanese. In aggiunta, un tale monumento al prestigio dei Visconti, avrebbe rafforzato l’immagine del casato da poco elevato alla dignità ducale. Dietro la realizzazione del pantheon visconteo vi erano anche forti predisposizioni politiche. Pavia fu per secoli il centro del regale potere longobardo e italico, di cui Gian Galeazzo si considerava erede.
Le velleità monarchiche del duca non erano propriamente gradite alla gente di Milano, poiché ciò avrebbe significato un decentramento politico della stessa (capitale del popolo) a favore di Pavia (capitale del ducato). Alla fine però, onde evitare inutili e dannose sollevazioni, Milano restò la prima città del ducato. Anche se la corte ducale non si smosse da Pavia fino al XV secolo inoltrato.

Tornando alla Certosa, potremmo chiederci come sia possibile che sia intercorso un secolo tra la prima pietra posta e la consacrazione del 3 maggio 1497. In effetti una risposta univoca alla domanda non esiste. I lavori furono complessi e prolungati per diverse ragioni. A partire dall’estrema monumentalità dell’opera architettonica, la derivante difficoltà nel reperire materiali, mano d’opera e fondi, per non parlare dei mutamenti politici. In relazione a quest’ultimi bisogna sottolineare come durante il secolo di costruzione avvenne la caduta dell’autorità viscontea, la breve esperienza ambrosiana e l’imposizione degli Sforza, esattamente in quest’ordine.
Spostandoci sul dato prettamente artistico, pur non rinunciando a nozioni di carattere storico, la Certosa di Pavia assommò in sé diversi stili. Dal tardo gotico al rinascimentale, vi lavorarono mastri architetti con idee e stilemi talvolta completamente agli antipodi. Si ricordino Bernardo da Venezia (progettista originario), Marco Solari e Giacomo da Campione. Ancora Giovanni Solari e suo figlio Guiniforte, passando per Giovanni Antonio Amadeo, Cristoforo Lombardo e altri ancora.

Le autorità ducali affidarono la struttura alla comunità certosina, che vi si allocò definitivamente a mezzo secolo dall’iniziò dei lavori. Prima di arrivare alla consacrazione, venga qui ricordata la data del 1° marzo 1474. In quell’anno un nutrito corteo popolare, al quale parteciparono religiosi, ambasciatori, nobili, banchieri, portò le ceneri di Gian Galeazzo Visconti nella sua tanto agognata Certosa di Pavia. Per l’occasione l’arcivescovo di Milano celebrò il solenne funerale. L’evento è ravvisabile ancora oggi nei bassorilievi dell’edificio.

Arrivato il 3 maggio 1497, il nunzio pontificio giunto da Roma consacrò la chiesa sotto il patrocinio di Ludovico il Moro. La presenza di quest’ultimo fu indicativa. Gli Sforza, succeduti ai Visconti sul trono ducale, intendevano sottolineare una continuità fra le due dinastie. Simbolicamente lo fecero condividendo il mausoleo pavese.
Oggi la Certosa è ancora officiata da una comunità monastica – ora i Cistercensi – e rappresenta una delle mete turistiche nonché spirituali più importanti della regione Lombardia.