Storia Che Passione
Viktor Bout, il "Mercante della Morte"

Viktor Bout, il “Mercante della Morte”

Se vi è capitato di buttare un occhio sulle opere degli scrittori Douglas Farah e Stephen Braun, allora The merchant of death è un titolo che vi farà suonare più di qualche campanello. Invece se siete più tipi da cinema, il film Lord of War del 2005, per la regia di Andrew Niccol, con Nicolas Cage come attore protagonista, vi dirà altrettanto qualcosa. Le opere – diretta e apertamente biografica la prima; maggiormente ispirata ma non per questo “romanzata” la seconda – ci dicono tanto di un tema: quello del traffico illegale di armi. Un mercato da capogiro, attorno al quale possiamo dire giri il mondo. Chi di quell’ambiente è stato l’indiscusso re, almeno fra gli ultimi anni ’90 e i primi del nuovo millennio, risponde al nome di Viktor Anatol’evič But, translitterato in Viktor Bout.

Viktor Bout, il "Mercante della Morte"

Ma torniamo per un solo attimo alla riproposizione in pellicola di Niccol, grazie alla quale ho avuto l’incipit per scrivere questo articolo. Chiunque abbia visto Lord of War ricorda quella sequenza iniziale in cui la cinepresa segue il viaggio di un proiettile. Dalla catena di montaggio sovietica, fino al momento in cui esplode, in un non meglio definito conflitto africano, impiantandosi fatalmente sul volto di un innocente, per di più bambino. È una delle aperture più potenti del cinema degli ultimi vent’anni, permettetemi l’azzardo critico. Ecco il film segue le mortifere imprese di Yuri Orlov. Pseudonimo filmico di Viktor Bout, un nome divenuto leggenda, leggenda nera però, della storia contemporanea.

Viktor Bout Lord of War film 2005

Nato nel 1967 a Dušanbe, capitale dell’allora Repubblica Sovietica del Tagikistan, Bout ebbe fin da giovane una carriera legata all’apparato militare. Entrò nell’esercito sovietico e prestò servizio in diverse missioni, in particolare in Africa, un continente che diventerà presto il teatro privilegiato delle sue operazioni. Lì sviluppò non solo contatti, ma anche un fiuto particolare per le occasioni che il caos geopolitico del dopo Guerra Fredda avrebbe offerto.

Con il crollo dell’URSS, infatti, molti Stati dell’Europa orientale e dell’ex blocco sovietico si ritrovarono con arsenali smisurati e un controllo statale debole. Bout colse subito l’occasione. Perciò fondò una compagnia aerea con sede a Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, e iniziò a utilizzare i cargo per trasportare armi in giro per il mondo. In poco tempo mise in piedi una flotta di circa 60 aerei, capace di rifornire eserciti regolari e milizie ribelli con la stessa efficienza di una multinazionale.

Viktor Bout Charles Taylor Liberia

La caratteristica che rese Bout unico era la sua totale mancanza di scrupoli: non si schierava con nessuno, armava chiunque fosse disposto a pagare. Alla fine degli anni ’90, ad esempio, fornì armi al governo angolano in guerra civile contro i ribelli. Al contempo riforniva anche i Paesi che appoggiavano i ribelli stessi. In Liberia vendette armi a Charles Taylor, dittatore condannato in seguito per crimini di guerra in Sierra Leone. Ancora, giocò un ruolo centrale nelle guerre del Congo a cavallo fra lo scorso secolo e il corrente. Un conflitto devastante che ha provocato milioni di morti, soprattutto civili, rifornendo indistintamente Congo, Ruanda e Uganda.

Viktor Bout Angola rifornimento armi

Le sue forniture provenivano per lo più da Bulgaria, Moldavia e Ucraina. Il perché è presto detto: tutte ex repubbliche sovietiche dove depositi mal custoditi e governi fragili permettevano di comprare armi a basso costo. Per molti anni, Bout fu l’anello di congiunzione tra la disgregazione militare post-sovietica e le guerre africane. Non a caso, l’esperto del Tesoro statunitense Andreas Morgner lo descrisse così: «Se non avesse trafficato armi, sarebbe stato un eccellente imprenditore».

Bout, consapevole della sua fama, giocò spesso con l’opinione pubblica. Tornato in Russia nei primi anni ‘2000, non si nascose affatto. Rilasciava interviste, partecipava a conferenze e negava di essere un trafficante d’armi, quasi compiaciuto del mito che lo circondava. La sua storia era ormai talmente nota da arrivare a Hollywood. Infatti Lord of War trasforma la sua parabola in una critica feroce all’industria globale delle armi. Ma soprattutto mostra al grande pubblico come un singolo uomo possa influenzare guerre e destabilizzare interi continenti.

Viktor Bout arrestato Thailandia

Ma la sua carriera ebbe una fine rocambolesca. Nel 2007 cadde in trappola. Credeva di incontrare emissari delle FARC colombiane in Thailandia, interessati ad acquistare lanciarazzi e missili terra-aria. In realtà si trattava di un’operazione sotto copertura orchestrata dagli Stati Uniti. Arrestato a Bangkok, Bout fu estradato e nel 2012 condannato a 25 anni di carcere per cospirazione e traffico d’armi.

Viktor Bout carcere USA

La sua detenzione si è interrotta nel 2022, quando la Russia è riuscita a ottenerne la liberazione grazie a uno scambio di prigionieri con Washington. Al posto suo, Mosca ha lasciato libera la cestista americana Brittney Griner, arrestata per possesso di cannabis. Una mossa che ha riportato Bout sotto i riflettori, ricordando a tutti che la sua figura resta ancora oggi un simbolo controverso, sospesa tra il mito criminale e il cinismo geopolitico.