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una mareggiata riporta alla luce un relitto del XIX secolo si pensava fosse una nave fantasma

Una mareggiata riporta alla luce un relitto del XIX secolo: si pensava fosse una “nave fantasma”

Tempeste e mareggiate, oltre che provocare ingenti danni alle infrastrutture e causare disagi di ogni genere, possono restituire alla terraferma alcuni pezzi di storia inediti e, per certi versi, impensabili. Succede a Broad Sands, sulla costa orientale scozzese, poco più a ovest del centro abitato di North Berwick. Gli operatori portuali di Edimburgo hanno segnalato la presenza di un relitto depositato sul bagnasciuga; al contempo, la presunta “nave fantasma” ha attirato l’attenzione e la curiosità degli addetti del Wessex Archaeology, accorsi sul posto. Dal loro resoconto traggo spunto per questo articolo.

Tutti coloro che quotidianamente si occupano della supervisione dei venti sull’East Lothian concordano nel dire come, in particolar modo nell’ultimo ventennio, le mareggiate abbiano modificato sensibilmente la fascia costiera. Una modifica che procede per gradi, ma che conosce dei momenti di massimo “furore” come quelli dell’ottobre/novembre 2023. In tale occasione la tempesta ha portato in riva i resti in legno di un relitto datato successivamente al XIX secolo. Oltre a questi, l’acqua di mare ha concesso anche il ritrovamento di pezzi di aereo non meglio identificati, futili però per la nostra narrazione.

Il portavoce dell’indagine archeologica ha ammesso: “Questi eventi meteorologici portano alla luce anche archeologia sepolta lungo le nostre coste”, affermano gli studiosi di Wessex Archaeology. La rimozione dei sedimenti costieri può rivelare reperti archeologici o addirittura disperdere i resti di siti del patrimonio sottomarino, compresi naufragi e aerei precipitati”.

I ricercatori in loco sono riusciti a rintracciare il misterioso passato del relitto. Si tratta di un brigantino tedesco di fine Ottocento, prevalentemente composto in legno di quercia. L’imbarcazione misura all’incirca 6 metri di larghezza per 25 di lunghezza. Il nome della nave è “Verein” e si sa (attraverso analisi incrociate con vecchi documenti portuali) come essa andò incontro all’affondamento nell’autunno del 1884. La causa è da imputare ad una violenta tempesta che travolse il brigantino ad un miglio di distanza dalla costa di North Berwick.

Sempre tenendo fede alla documentazione portuale di cui gli archeologi del Wessex ci rendono partecipi, emergerebbe come il “Verein” trasportasse in quell’ultimo scorcio di Ottocento, del carico di quercia, partito da Stettino e diretto a Sunderland. La sua scomparsa non fu mai attestata, sebbene si pensasse già al tempo ad una fatale mareggiata. Per questa ragione ci si è sempre rivolti al Verein con la suggestiva nomea di “nave fantasma”.

Il caso di Broad Sands ci lascia un grande insegnamento, che non sempre trova il giusto spazio nelle opportune sedi. L’archeologia costiera è fugace, essa lavora affinché i segreti del mare emergano, anche se per breve tempo. I processi naturali sono incontrollabili e possono ricondurre all’oblio inestimabili pezzi di storia riaffiorati per un delimitato lasso temporale. La ricerca, lo studio, l’analisi, ognuno di questi elementi serve ad “eternare” il soggetto di riferimento. La stessa logica la possiamo applicare (fortunatamente) al brigantino “Verein” del XIX secolo.