Abbiamo detto Pietre del Drago, non Sfere del Drago: di queste ultime chi conosce Dragon Ball sa ormai tutto. Le Pietre del Drago sono dei monoliti preistorici che si trovano in Armenia e che finora hanno sempre rappresentato un mistero. Ma adesso un nuovo studio ha forse fatto luce sulla loro funzione. Forse.
A cosa servivano le Pietre del Drago?

Lo studio, pubblicato sulla rivista Heritage Science, ha preso in esame 115 vishap dell’Armenia. Con questo nome sono note le Pietre del Drago, monumenti preistorici deliberatamente posizionati ad alta quota come parte di un antico culto dell’acqua.
Vahe Gurzadyan dell’Università Statale di Yerevan e Arsen Bobokhyan dell’Istituto di Archeologia ed Etnografia, insieme al loro team di archeologi, hanno scoperto che gli antichi costruttori avevano trasportato queste pietre di diverse tonnellate di peso ad altitudini superiori a 2.700 metri sul livello del mare. Cosa non da poco viste le tecnologie dell’epoca.
I ricercatori hanno analizzato la relazione fra le dimensioni delle pietre e la loro distribuzione, con particolare riferimento all’altitudine. A logica, gli antichi costruttori avrebbero dovuto creare monumenti più piccoli a quote più alte. Questo anche perché ad altitudini maggiori c’è sempre più neve, il che rende tutto più complicato. Tuttavia le analisi statistiche hanno rivelato che questi antichi costruttori agirono in maniera diametralmente opposta.

Alcune delle Pietre del Drago più grandi, fra cui il Karakap 3, un monumento da 4,3 tonnellate, sono state deliberatamente posizionate ad altitudini superiori a 2.800 metri. Questo dimostra che le comunità preistoriche erano disposte a investire parecchie risorse e a superare sfide logistiche non da poco per cercare di collocare questi monumenti in specifiche località ad alta quota.
Per trasportare e posizionare queste pietre a queste altitudini, ecco che servirono tantissima manodopera, conoscenze specialistiche e un’attenta pianificazione dei tempi. Questo perché gli antichi costruttori dovettero tenere conto anche del fatto che i periodi senza neve disponibili per dei lavori di costruzione in montagna erano alquanto limitati.
Ma la rivelazione più importante dello studio ha riguardato il collegamento fra le Pietre del Drago e i sistemi di gestione idrica preistorici. I monumenti si concentrano su due distinte altitudini. La prima fascia è quella dei 1.900 metri, la seconda quella dei 2.700 metri.
Questa distribuzione corrisponde con precisione alle zone critiche degli antichi sistemi di irrigazione dell’altopiano armeno, tesi fra l’altro già proposta dallo studioso Ashkharbek Kalantar negli anni Venti.

I vishap a forma di pesce si trovano soprattutto a quote più elevate, vicino alle fonti d’acqua. Le pietre a forma di pelle di mucca si concentrano, invece, a quote intermedie, dove l’acqua era usata dalle comunità umane.
La posizione vicino a sorgenti, laghi e tracce di canali di irrigazione preistorici dimostra che questi monumenti erano posizionati vicino a punti sacri all’interno della rete di distribuzione idrica.
La datazione al radiocarbonio del sito archeologico di Titinkatar, sul Monte Aragats, ha rivelato poi che le Pietre del Drago furono erette fra il 4200 e il 4000 a.C.m, durante il periodo Calcolitico. Il che le rende contemporanee ad altri monumenti preistorici, come Stonehenge e Gobekli Tepe durante le loro prime fasi di costruzione.




