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atleticità neanderthal

Soffrite di scarsa atleticità? Potrebbe essere colpa di un gene Neanderthal

Non siete mai riusciti a salire sulla pertica? La corsa campestre vi vedeva rantolanti dopo due metri? Il lancio del peso finiva 5 centimetri più in là del vostro naso? Ebbene, sappiate che questa carenza di atleticità cronica non è del tutto colpa vostra. O meglio, lo è stata, ma possibile che dipendesse da un gene Neanderthal.

Atleticità e geni Neanderthal non vanno d’accordo

atleticità neanderthal

A quanto pare gli scienziati hanno scoperto l’esistenza di una variante genetica ereditata dai Neanderthal che tende a limitare le prestazioni atletiche. Tiè prof di ginnastica, la mia non era scarsità di prestazioni fisiche e atletiche, bensì una genetica sfavorevole a questa tipologia di attività fisica. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, sostiene che circa l’8% degli europei moderni sia caratterizzato da questa mutazione genetica che va ad influenzare l’attività di un enzima chiave nella produzione di energia nel muscolo scheletrico.

Analizzando più di 2.700 soggetti, ecco che è saltato fuori che coloro che erano portatori della variante genetica dei Neanderthal, avevano la metà delle probabilità di diventare atleti di alto livello rispetto a coloro che non avevano tale variante. Tale variante è presente nell’8% degli europei, nel 3% dei nativi americani e nel 2% degli asiatici meridionali. Tuttavia era assente negli africani, negli asiatici orientali e negli afroamericani.

Questo probabilmente dipende dal fatto che gli esseri umani moderni si sono mescolati con i Neanderthal circa 50mila anni fa, soprattutto in Europa e nell’Asia occidentale. Tale variazione genetica non crea gravi problemi di salute, ma fa sì che l’organismo non riesca a produrre una sufficiente quantità di energia durante gli esercizi fisici più intensi. Il che si traduce in un calo delle prestazioni atletiche, soprattutto negli sport di resistenza e potenza.

Dal punto di vista biochimico, durante l’esercizio fisico le cellule ottengono energia scomponendo una molecola di ATP (adenosin trifosfato). Il nostro corpo crea ATP soprattutto durante l’esercizio fisico intenso, trasformando due molecole di ADP (adenosin difosfato) in una molecola di ATP e una di AMP (adenosin monofosfato).

atleta esausto

Solitamente l’ATP prodotto da tale reazione è usato dalla cellula per alimentare i suoi processi, mentre l’AMP è rimosso dall’enzima AMPD1. Ed è proprio questo enzima la vittima della variante genetica di Neanderthal. Infatti la versione neanderthaliana di tale enzima è il 25% meno attiva rispetto ad altre varianti del gene. Quando poi la variante genetica AMPD1 è espressa del tutto ecco che l’enzima è fino all’80% meno attivo rispetto alla variante non neanderthaliana.

A questo punto i ricercatori hanno analizzato la prevalenza del gene fra atleti d’élite e non atleti. Hanno così scoperto che dal 4 al 14% degli atleti era portatore di questa variante genetica, mentre dal 9 al 19% non l’aveva. I dati ottenuti hanno anche indicato che essere portatori di una sola copia del gene Neanderthal comportava una probabilità inferiore del 50% di raggiungere prestazioni atletiche elevate.

uomo neanderthal

I portatori del gene Neanderthal potrebbero trovarsi in difficoltà soprattutto con gli esercizi fisici più intensi. Questo accade perché l’enzima alterato permette all’AMP di accumularsi nei muscoli, rendendo più difficoltosa e lenta la produzione di ATP. Tuttavia i ricercatori ritengono improbabile che tale variante influisca sulle attività quotidiane della maggior parte delle persone. E questo perché l’energia è ricavata con altri mezzi. Solamente durante di sport di resistenza o durante gli esercizi fisici che richiedono potenza muscolare si potrebbe essere svantaggiati.