Nel 1970 i Beatles si sciolsero, gettando i fan nella disperazione più completa. Nel corso degli anni in tanti cercarono di convincerli a ritornare insieme, ma la maggior parte dei promoter, degli imprenditori e degli incalliti ottimisti si limitarono a offrire loro sempre più soldi. Ma ci fu una persona che adottò un approccio leggermente diverso, coinvolgendo nell’impresa anche Muhammad Ali. Sì, anche lui cerco di riunire i Beatles, fallendo però clamorosamente.
Muhammad Ali e la tanto agognata reunion dei Beatles

C’è da dire che anche l’approccio di questa persona si basava sui soldi, ma con una sfumatura diversa. Lui non si limitò a offrire loro una montagna di soldi. Infatti decise di raccogliere i fondi necessari tramite un crowfunding, facendo così appello alla natura benefica del gruppo. E abbastanza sfacciatamente, coinvolse nel suo piano anche Muhammad Ali, la leggenda del pugilato.
Facciamo un breve passo indietro. I Beatles arrivarono a New York per la prima volta nel 1964. All’aeroporto, ad aspettare Paul McCartney, John Lennon, Ringo Starr e George Harrison, c’erano solo 4mila persone. Poche se pensate che, qualche giorno dopo, 74 milioni di persone li videro esibirsi all’Ed Sullivan Show. E per i successivi sei anni divennero la band più famosa e amata della Terra.
Tuttavia a differenza di altre band loro contemporanee, come i Who e il Rolling Stones, evidentemente i Beatles non erano fatti per durare. Secondo quanto raccontato da John Lennon, la morte del manager Brian Epstein nel 1967 segnò l’inizio della fine della band. A prendere le redini fu Paul McCartney, ma secondo Lennon la sua guida non serviva a molto visto che aveva la sensazione di continuare a girare in tondo.

Così il gruppo si sciolse, fra l’altro non in maniera del tutto amichevole. C’erano malumori interni, battibecchi, la presenza di Yoko Ono e anche qualche causa legale di mezzo. In un clima del genere, il ritorno della band al completo era alquanto improbabile. Anche perché ormai i vari membri avevano intrapreso la carriera da solisti. Certo, se ce l’hanno fatta gli Oasis a riunirsi, ce la può fare qualsiasi altra band. Ma per i Beatles le cose andarono diversamente.
Tuttavia i fan si aspettavano una reunion, la bramavano. E così anche promoter e imprenditori, che fiutavano milioni di dollari all’orizzonte. Ma i Beatles erano fermi: nessuna cifra poteva convincerli a cantare e suonare di nuovo insieme.
In questo scenario, ecco che arrivò anche Alan Amron. Questo imprenditore di Long Island credeva che il modo migliore per convincere la band a tornare insieme sarebbe stato dimostrare loro quanto il pubblico fosse interessato a un’idea del genere.
Così nel 1976 lanciò l’International Committee to Reunite the Beatles. Il suo piano era quello di far pagare ai fan 1 dollaro a testa, con l’obiettivo di raccogliere fino a 50 milioni di dollari entro il decimo anniversario di Sgt. Pepper’s, nel giugno del 1977.
In fin dei conti, al mondo c’erano circa 200 milioni di fan dei Beatles, quindi sembrava facile raggiungere la quota. Così iniziò a pubblicizzare la sua idea. C’è da dire che ebbe successo: la gente gli spediva i soldi via posta da tutto il mondo. Anzi: Amron finì col ricevere anche valute che non aveva mai visto prima, da Paesi di cui non sospettava neanche l’esistenza.
Tuttavia c’era un problema: senza un intermediario adatto, era praticamente impossibile organizzare un incontro con i Beatles o con i loro rappresentanti. Ma la fortuna era dalla sua parte. Durante una vacanza a Miami Beach, Amron entrò in un ristorante e qui si imbatté nell’uomo che, all’epoca, poteva plausibilmente affermare di essere persino più famoso dei Beatles. E quest’uomo era Muhammad Ali.
Amron sapeva che anche il pugile adorava i Beatles. Così lo avvicinò al ristorante, spiegandogli il suo progetto: avrebbe raccolto i fondi, convinto i Beatles a tornare insieme e poi avrebbe trasmesso un concerto in tutto il mondo nei cinema, esattamente come stavano facendo con gli incontri di boxe del pugile.
Dando un colpetto sulle spalle del pugile, pare che questo fu quanto disse ad Ali per presentarsi: “Mi scusi signore, ma sto cercando di riunire i Beatles. Le dispiacerebbe aiutarmi?”. Incredibilmente, Muhammad Ali accettò. Invitò l’imprenditore nella sua casa di Chicago e qui discussero del progetto.
Ovviamente la collaborazione con il pugile finì subito sulle prime pagine dei giornali e i finanziamenti si impennarono di conseguenza. Poi il pugile invitò anche Amron al ballo inaugurale del presidente Jimmy Carter a Washington. E indovinate un po’? Fra gli invitati al ballo dell’insediamento c’era anche John Lennon.
Pare che Lennon abbia ascoltato con attenzione la proposta di una reunion fatta da Muhammad Ali e Amron, interessandosi anche alla raccolta dei fondi per beneficenza. Non si sa se per vero interesse o solo per cortesia, ma non bocciò subito l’idea, invitando invece il pugile nel suo appartamento di New York, per discutere della cosa.

Amron era speranzoso: anche dagli altri membri non aveva ricevuto un “No” definitivo, ma se sempre dei “Sì, forse, se la situazione fosse giusta”. Ma qualcosa andò storto. Lennon e Ali non si incontrarono mai a casa del cantante. A incontrarsi furono sempre e solo i rappresentanti delle due fazioni. Anche Lennon sembrò cambiare idea. Nel 1980, quando gli chiesero cosa ne pensasse di un concerto di beneficenza, Lennon si dimostrò alquanto scettico, chiedendo cosa sarebbe successo una volta che i soldi fossero finiti.
Non sarebbe bastato un solo concerto: avrebbero dovuto farne altri, dedicando al progetto il resto della loro vita e lui non era pronto per una cosa del genere. E ribatté che una cosa simile non sarebbe mai avvenuta, di sicuro non in questa vita.
Nel 1979 anche George Harrison, che all’inizio si era dimostrato ottimista, perse la calma, ribadendo che non ci sarebbe mai stata una reunion. Queste le sue parole, alquanto esplicative dei sentimenti della band: “Alla fine, non ci siamo divertiti neanche lontanamente quanto lo è stato per voi… Ammettiamolo, i Beatles non possono salvare il mondo. Saremo fortunati se riusciremo a salvare noi stessi”.
Inutile a dirsi, ma il progetto sfumò del tutto nel 1980, dopo l’assassinio di Lennon, avvenuto fra l’altro fuori dal complesso di appartamenti dove il musicista aveva invitato Ali. A seguito della morte di Lennon, Amron donò i fondi del progetto in beneficenza. E la sua amicizia con Mohammed gli fruttò una collaborazione con il pugile che durò per circa 4 anni. Ma niente reunion: neanche Mohammed Ali poté fare una magia che riunisse i Beatles.




