Vuoi farlo innamorare? Forse dovresti ricorrere a una potente pozione d’amore a base di sangue mestruale. La cosiddetta “maledizione di Eva” che colpisce le donne ha nutrito da sempre l’immaginario degli uomini. Portati a credere nelle proprietà magiche o demoniache di quella sostanza, o addirittura nella capacità di rendere deformi. Addentriamoci nell’insano mondo dell’alchimia e della letteratura!

A lungo gli uomini di scienza hanno ritenuto che il sangue mestruale avesse delle proprietà, per così dire, magiche. Alberto Magno nel 1598 scrisse che lo sguardo di donne anziane e in generale quello delle amenorroiche, poteva avvelenare i bambini nelle culle. Un’opinione condivisa da un altro pensatore, Tommaso Campanella.
Campanella infatti temeva che le donne prive di mestruazioni fossero prede predilette del demonio. Il loro sangue, testimonianza dell’incapacità di eliminare l’impurità iniziò ad essere associato al disgusto fino poi a essere considerato capace di stregare, perfino uccidere o deformare.

In realtà un nutrito gruppo si convinse delle straordinarie proprietà curative di questo sangue. A tal proposito Ludovico Domenichi in un elogio alla nobiltà delle donne, scrive proprio dei mali curati grazie a questa sostanza.
Libera dalla Quartana, dalla elephantia (che è una specie di lebbra), mette in fuga i demoni e acquieta le tempeste. Secondo Domenichi quindi questo sangue non era fonte di bruttezza ma di leggiadria.

Secondo invece un trattato dato alle stampe nel 1560 a Venezia, in cui si parla dei cosiddetti “parti mostruosi“, rivela come il mancato rispetto dei tempi porti a deformazioni nei nascituri. Non rispettare l’attesa del giusto momento, ovvero l’assenza del corso della donna, era tipico nelle popolazioni insediate nei pressi del mare o in particolare le donne fiamminghe.
La passione vissuta dai coniugi secondo lo scrittore non poteva che rimanere infruttuosa, perché l’ambiente offerto dalla donna in quei giorni non poteva essere che freddo e sterile. Queste donne erano per lui inquiete e furiose, e ciò si rifletteva sugli embrioni dalla “forma sgarbata e brutta”.