“Fu dichiarata innocente e le era stato permesso di tornare alle sue bottiglie di latte – si dice per rassicurare i belli – perché, sebbene si dica che alcuni dovrebbero essere puniti per essere di brutto aspetto, a nessuno dovrebbe essere negato il diritto di essere il più bello possibile”.
Scriveva così il quotidiano svedese Aftonbladet nel 1833, riferendosi alla scarcerazione di Pilt Carin Ersdotter, la cui unica colpa era quella di essere incredibilmente bella. La giovane Carin fu per la Svezia di metà XIX secolo un vero e proprio fenomeno “mediatico”, di cui dover scrivere e (s)parlare. I cittadini della capitale Stoccolma sapevano di lei e delle sue ammirabili fattezze. Altresì i nobili del paese più volte tentarono di ingaggiarla per farla lavorare durante i banchetti da loro organizzati. Perché? Beh, in modo tale da irradiare l’ambiente circostante con la sua sola presenza estetica. Quella della umile Ersdotter è una storia tipicamente ottocentesca, ma che ci dice tanto sul modo di ragionare di quell’epoca e, forse inaspettatamente, anche della nostra di epoca.

Carin Ersdotter nasce a Djura, nella centrale e per questo rurale regione svedese di Dalarna (in italiano spesso la si chiama Dalecarlia) il 5 dicembre del 1814. Figlia di contadini, su di lei è ricade l’etichetta dialettale di “kulla“, termine svedese per indicare la tipica ragazza campagnola. “Vackra dalkullan“, ovvero “la bella ragazza della valle”, sarà un appellativo che si porterà dietro per tutta la sua lunga esistenza. Della sua infanzia non ci sono giunte informazioni. Il primo riferimento storico di cui siamo certi risale al 1832, anno in cui Carin inizia a lavorare come tuttofare nella capitale del Regno Unito di Svezia e Norvegia, Stoccolma.
Nel 1833 lasciò il cantiere edile in cui lavorava da meno di un anno. Allora cominciò a consegnare il latte per conto della fattoria Järla, a Nacka (minuscolo abitato che all’epoca faceva parte della contea di Stoccolma ). La lattaia di bell’aspetto si stabilì quindi nella piazza vecchia della grande città, luogo di enorme attrattiva turistica nel centro storico, noto ai più come Stortorget.
Lì, dove gli sguardi dei stoccolmesi incrociavano esplicitamente sulla giovane e affabile ragazza della Dalarna, iniziò a diffondersi la voce sul suo aspetto. Si diffuse talmente tanto e talmente velocemente che la stampa locale si apprestò a parlarne e le autorità cominciarono a preoccuparsi.

Infatti qualcuno, plausibilmente invidioso del successo di Pilt Carin Ersdotter, la denunciò alle autorità competenti poiché causava il “blocco della strada con la sua bellezza“. Insomma, gli ingorghi fra le strette strade cittadine dovevano terminare, perciò la gendarmeria intervenne e pose in fermo la lattaia per qualche giorno. La scarcerazione fu subitanea, anche perché nessuna legge prevedeva l’arresto per l’eccesso di bellezza.
L’oramai famosa Pilt Carin Ersdotter lasciò Stoccolma nel 1834, non prima di essere accolta da Jean-Baptiste Jules Bernadotte, l’ex maresciallo napoleonico sulla quale testa posavano le corone di Svezia e Norvegia (per questo è passato alla storia sia come Carlo XIV Giovanni di Svezia, sia come Carlo III Giovanni di Norvegia). A corte le vennero rilasciati tre certificati di buona condotta e le venne offerta una gita nei palazzi del governo svedese-norvegese.

Dopo l’inaspettata esperienza, la lattaia se ne tornò nel villaggio natale di Djura e qui trovò marito. Nel 1835 sposò Margretas Daniel Andersson, da cui assunse il nome. Sul resto della sua vita non si hanno molte informazioni, se non che morì di vecchiaia nel 1885. La seppellirono nel cimitero di Djura, dove ancora oggi riposa. Una statua bronzea in suo onore si erge dal 2005 nei pressi della fattoria Järla, dove la leggenda della Vackra dalkullan ebbe inizio.