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Perché l'impero di Gengis Khan si è dissolto?

Perché l’impero di Gengis Khan si è dissolto?

Il 1227 è l’anno in cui Gengis Khan, dominatore di uno straordinario impero nato praticamente dal nulla, velocemente affermatosi sul 25% delle terre emerse, esalò l’ultimo respiro. Trascorsi trent’anni circa, nel 1259 l’ultimo dei suoi successori, il quarto Khagan, Möngke Khan, morì di dissenteria mentre conduceva una campagna militare nella Cina centro-meridionale. L’impero cadde nel caos degli eventi che lo porteranno prima alla quadruplice frammentazione e successivamente alla dissoluzione. Quali furono le modalità e le ragioni che condussero ad un tale esito? In definitiva, come fece un impero dalla simile grandezza e dalla capacità pressoché spropositata a decadere rovinosamente?

Perché l'impero di Gengis Khan si è dissolto?

La divisione dell’Impero mongolo si rifletté nella nascita di quattro khanati indipendenti, ognuno governato da figli o nipoti del primo Gran Khan. Ricordiamo dunque:

  • Il Gran Khanato della dinastia Yuan nell’Asia orientale.
  • Il Khanato dell’Orda d’Oro nell’Europa orientale.
  • Il Khanato Chagatai nell’Asia centrale.
  • L’Ilkhanato nell’Asia sud-occidentale.

Ora, è cosa buona e giusta sottolineare come gli eserciti mongoli non fermarono la loro marcia alla morte di Gengis Khan. Anzi, proseguirono con eguale impeto, arrivando a minacciare il cuore dell’Europa – Budapest nel 1241 – oltre ai centri culturali, economici e religiosi più importanti dell’Islam – Damasco nel 1260. Da registrare anche la tentata invasione del Giappone feudale nel 1274.

Gengis Khan massima espansione impero

Quest’ultima fallimentare sortita nell’estremo Oriente accende in noi una spia. Perché sì, è indubbio che i mongoli nel loro momento migliore riportarono grandiose vittorie, capaci di sconvolgere i cronisti di tutto il mondo e far tremare persino le corti più prestigiose, ma è altrettanto vero che alcune sonanti disfatte fecero tanto, ma tanto rumore. L’accanita resistenza dei samurai giapponesi durò fino al 1281 e decretò lo stop dell’espansionismo mongolo verso il Sol Levante. Fu grazie ai mamelucchi di Baybars (di cui conosciamo la folle storia, giusto?) se i Mongoli nel 1260 non trasformarono il Mediterraneo in un “lago” sotto la loro imperitura sovranità.

Come guerrieri, nessuno poteva tenere il passo dei mongoli nel XIII secolo. Superba mobilità, capacità d’adattamento e d’imposizione psicologica. Fattori che per anni assegnarono in automatico la vittoria al popolo proveniente dalle steppe. Gli avversari non se ne stettero con le mani in mano. Impararono, anche se a caro prezzo, a riconoscere le movenze mongole nonché le loro strategie basilari. Finirono addirittura per emularli o, al contrario, a farli combattere in terrenti oltremodo sfavorevoli. Li tennero occupati in lunghi e logoranti assedi o li attirarono nei passi montani, dove le tattiche belliche buone per il campo aperto lasciavano a desiderare.

Gengis Khan luogo di nascita

Alle pecche militari si aggiunsero le problematiche di natura economica, che da un certo momento in poi afflissero il khanato. Sotto i vari khan, ambiti come quello infrastrutturale, monetario o postale conobbero sensibili migliorie. D’altronde era un impero che fondava la sua ragion d’essere sul controllo della Via della Seta, la principale arteria commerciale del mondo. Eppure a queste incontrovertibili verità va affiancata una realtà dei fatti che la storiografia moderna e contemporanea non ha mancato di ribadire: la solidità economica dei mongoli si reggeva sulla conquista; quando quest’ultima per forza di cose rallentò, venne meno anche il regime dei tributi e dunque dei guadagni immediati.

Non meno impattante fu la pestilenza che a partire dal 1331 flagellò larghe porzioni dell’impero, devastando popolazioni e commerci. Le trafficatissime rotte carovaniere favorirono la diffusione del morbo. Ciò costò la vita a milioni di persone, ma soprattutto privò i diversi khanati della loro prevalente fonte redditizia. Con il tasso demografico fortemente alterato in Asia e la conseguente destrutturazione sociale, per i khanati eredi dell’opera di Gengis Khan si prospettò un’imminente fine.

Gengis Khan suddivisione khanati

Se pensate che tutto ciò sia bastato al disfacimento dell’Impero dei mongoli, vi sbagliate. Un altro elemento da prendere in considerazione fu quello geografico, fra tutti quello che forse salta più all’occhio. Date un’occhiata alle mappe. L’enorme estensione territoriale – una continuità che dall’Europa orientale andava al Mar Giallo e dalla Siberia proseguiva fino al subcontinente indiano – rendeva quasi impossibile un controllo vagamente centralizzato e stabile.

L’impero copriva territori culturalmente, religiosamente e geograficamente eterogenei. Le distanze indebolivano l’autorità del Gran Khan rispetto ai khan locali. Gengis Khan queste cose le sapeva benissimo. Ecco perché prima della sua morte predispose la suddivisione dei suoi domini in ulus (ossia “grandi feudi”), da distribuire ai suoi figli, anche se poi il comando generale, al quale tutto era subordinato, sarebbe spettato al khagan Ögödei.

Arrivati a questo punto, poniamoci l’ultima domanda: quando è caduto effettivamente l’Impero mongolo? Il declino non fu subitaneo; assomigliò più a qualcosa di graduale e spalmato nel tempo. Soccombette per primo l’Ilkhanato, nell’anno di grazia 1335. La sua disintegrazione di concretizzò a seguito di disastrose calamità naturali, ribellioni interne e micidiali incursioni esterne, portate avanti da dinastie locali islamiche.

In Cina i Ming ribaltò la dinastia Yuan nel 1368. Un secolo l’Orda d’Oro iniziò il suo processo di frammentazione. Anche se rimasugli di quella temibile entità mongola sopravvissero al Medioevo e addirittura fino al Settecento inoltrato, con il Khanato di Crimea conquistato da Caterina II di Russia nel 1783.

Gengis Khan guerre

Per quanto riguarda il Khanato Chagatai, c’è da dire che questo visse una storia se vogliamo più convulsa rispetto alle altri parti dell’impero gengiscanide. Esso diede i natali a Tamerlano, che a sua volta si proclamò a capo di un formidabile impero in grado di soggiogare gli ottomani e di imporsi su buona parte dell’Asia centrale. Il casato di Chagatai sopravvisse alla parentesi timuride per un altro po’, dissolvendosi ufficialmente nel XVII secolo.

La dissoluzione dell’impero di Gengis Khan fu graduale e legata non a una singola sconfitta militare, ma a un insieme di frammentazioni politiche, tensioni interne, assimilazioni culturali, crisi economiche e mutamenti religiosi. Lo si può dire senza peli sulla lingua: questo pezzo di storia mondiale è il perfetto esempio di come un’entità politica vasta e multietnica, pur potentissima militarmente, non possa reggere nel lungo periodo senza solide istituzioni e coesione ideologica.