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L’incredibile storia degli animali di Chernobyl

A distanza di quattro decenni circa dal disastro nucleare di Chernobyl, ecco che, incredibile a dirsi, le zone di esclusione intorno alla centrale nucleare, quelle interdette alle persone, si sono ripopolate di animali. Di ogni tipo: non solo cani e gatti, ma anche cavalli, bestiame vario, volpi, lupi e uccelli. Ma qual è la storia degli animali di Chernobyl?

Come vivono gli animali di Chernobyl?

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Crediti foto: @Roman Harak, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

Per rispondere a questa domanda, andiamo a vedere alcuni fatti interessanti in merito alla presenza di animali attorno alla centrale nucleare di Chernobyl.

Gli animali di Chernobyl sopravvivono contro ogni previsione – Il disastro nucleare di Chernobyl ha devastato l’ambiente circostante. La quantità di materiale radioattivo rilasciato a seguito dell’esplosione del reattore 4 della centrale nucleare, quel 26 aprile 1986, ha rilasciato una quantità di materiale radioattivo centinaia di volte superiore a quello registrato durante il bombardamento di Hirosima.

Attorno alla centrale e alla vicina città di Pripyat, in Ucraina, le radiazioni furono tali da cambiare il colore delle foglie degli alberi. Per questo motivo i boschi circostanti furono soprannominati la Foresta Rossa. Anzi: gli operai alla fine dovettero seppellire gli alberi radioattivi. Subito dopo l’esplosione, poi, alcune squadre di coscritti sovietici ebbero l’ordine di sparare a qualsiasi animale trovato all’interno della Zona di Esclusione di Chernobyl (1.600 chilometri quadrati).

Tuttavia numerosi animali sopravvissero, sia animali domestici abbandonati durante la fuga della popolazione, sia animali selvatici. E mentre l’uomo non potrò rientrare in quelle zone per i prossimi 20mila anni, ecco che invece gli animali sono sopravvissuti senza problemi.

L’assenza degli esseri umani – Oltre alla selezione naturale, che probabilmente ha permesso agli animali più forti e resistenti alle radiazioni di sopravvivere e procreare, ecco che anche la totale assenza di esseri umani nella Zona di Esclusione ha permesso a diverse specie animali e vegetali di prosperare in questa zona. Tanto che sul lato bielorusso della zona hanno creato anche una riserva naturale.

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Crediti foto: @Vic Harkness, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

Orsi e lupi – Secondo alcuni ricercatori, la popolazione di grandi mammiferi nella Zona di Esclusione ha superato i numeri registrati prima dell’incidente. Non solo orsi e lupi, ma anche linci, bisonti, cervi, alci, volpi, castori, tassi, cinghiali, procioni, cani e gatti vivono tranquillamente nell’area radioattiva. Senza dimenticare poi i pesci, i vermi e gli anfibi.

Possibile che la dose costante di radiazioni a basso livello, pur non essendo benefica, non sia così dannosa da bilanciare l’impatto dell’invasione degli habitat da parte dell’uomo. Inoltre gli animali hanno imparato a stare alla larga dalle zone più pericolose, quelle maggiormente radioattive.

Il cavallo selvatico in via d’estinzione – A quanto pare i cavalli di Przewalski, una specie di cavalli selvaggia e in via d’estinzione, hanno trovato una via di salvezza proprio nella Zona di Esclusione. L’assenza dell’uomo, infatti, ha permesso loro di aumentare di numero.

Gli insetti di Chernobyl – A differenza dei grandi carnivori e di altri animali di grosse dimensioni, a subire il peso maggiore delle radiazioni sono stati insetti e ragni. Questi sono diminuiti fortemente di numero. Fra l’altro lo stesso fenomeno si è verificato dopo l’incidente nucleare di Fukushima. Lo stesso fenomeno ha colpito anche le popolazioni locali di cicale, farfalle e uccelli.

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Crediti foto: @Xopc (talk) (Uploads), CC BY-SA 2.5, via Wikimedia Commons

Le mutazioni degli animali di Chernobyl – Inevitabilmente ci sono state delle mutazioni genetiche negli animali intorno a Chernobyl. Tuttavia non aspettatevi mutazioni eclatanti (come i pesci a tre occhi dei Simpson). Anche perché ci sono ancora studi in corso in merito a come queste mutazioni possano influenzare i tassi di riproduzione delle diverse specie, la capacità di sopravvivenza, la diversità genetica e le dimensioni delle popolazioni. E bisogna anche capire se queste mutazioni siano trasmissibili geneticamente ad altre popolazioni.

Non aspettatevi, però, animali con pellicce di colore fosforescente, occhi o arti sovrannumerari o mutazioni del genere. Anche nelle persone colpite dalle radiazioni, quello che si è notato, oltre alla morte da sindrome acuta da radiazioni entro pochi mesi dall’esposizione, è un tasso maggiore di tumori (soprattutto alla tiroide) nel corso degli anni successivi. Bisogna anche considerare il fatto che, col passare degli anni, alcuni dei radionuclidi pericolosi e dannosi si sono degradati, rendendo man mano l’area meno pericolosa in cui vivere.

Per esempio, studi dimostrano che l’esposizione incontrollata allo iodio-131 tende ad aumentare il rischio di patologie a carico alla tiroide, ivi inclusi i tumori. Ma lo iodio.131 ha un’emivita di soli otto giorni e dunque dovrebbe essere scomparso dalla zona nel giro di pochi mesi.

Altri isotopi radioattivi, invece, sono ancora presenti. Come il cesio-137, il quale ha un’emivita di più di 30 anni. Particolarmente colpiti sono i topi che si nutrono di funghi, i quali a loro volta tendono a concentrare le radiazioni. Nei topi questo ha comportato una minor fertilità con calo della popolazione. E un maggior tasso di cataratta.

Nelle rondini, invece, le radiazioni hanno causato un maggior tasso di albinismo parziale.

I cani di Chernobyl – Centinaia di cani, discendenti dei cani abbandonati dai proprietari durante l’evacuazione, vivono nella Zona di Esclusione. Ci sono diverse organizzazioni che si occupano di fornire assistenza medica, vaccinazioni e sterilizzazioni, contribuendo anche a nutrire i cani di Chernobyl. Stessa cosa viene fatta per i gatti di Chernobyl.

Alcuni cani, poi, sono anche stati adottati, ma solo dopo essersi assicurati che avessero livelli di radiazioni sicuri.