Piccolo quiz: vi concedo esattamente 10 secondi per pensare ad un “nemico insospettabile” che nel corso di tutta la storia antica diede del filo da torcere alle legioni romane. Così, a naso, posso immaginare alcune delle risposte. Qualcuno avrà pensato (erroneamente, dato il senso della domanda, ma vabbè) a personaggi storici per antonomasia ostili all’egemonia di Roma, i vari Annibale, Pirro, Mitridate VI, Vercingetorige, Arminio, ecc. Altri avranno colto il senso della domanda, fornendo tuttavia una risposta ben più scontata: le innumerevoli epidemie, le dannose carestie, fenomeni climatici intensi, arrivando a fenomeni antropici come le guerre, le crisi economiche, e via discorrendo. Tutte risposte interessanti, per carità, ma neppure lontanamente simili a quella che sto per darvi.

Sì, perché a pensarci bene, il cosiddetto “nemico insospettabile” numero uno per le legioni di Roma fu… La loro rigida pianificazione militare! Prima che mi prendiate per pazzo, leggete quanto ho da dire. Poi potete giungere tranquillamente alle vostre conclusioni, quali che esse siano.
Roma dispose per oltre mezzo millennio dell’esercito più potente sulla faccia della terra, corretto? Se vi chiedessi le giustificazioni di una simile affermazione, gran parte di voi tirerebbe in ballo due elementi: la ferrea disciplina (talvolta sfociante in pratiche vessatorie alquanto discutibili; chi ci segue da tempo sa a cosa mi riferisco) e l’organizzazione militare che rasentava la perfezione. Se sulla disciplina un discorso già lo si è fatto in tempi non sospetti, è sull’organizzazione di tutto ciò che ruotava attorno alla vita militare che voglio concentrare l’attenzione del lettore. Delle volte questa poteva causare qualche problema. Sembra un paradosso, e in effetti lo è.

La disposizione degli accampamenti romani, altresì noti come castra, è impressa nella mente di chiunque. Erano dei bivacchi organizzati secondo una determinata logica spaziale, che è quella della griglia. In poche parole, un castrum prevedeva strade perfettamente rettilinee che lo percorrevano in tutte le direzioni, da nord a sud, da est a ovest e viceversa. I vantaggi di un assetto del genere sono molteplici. Ad esempio si ottimizzava l’operatività all’interno dell’accampamento, contribuendo parallelamente a saldare lo spirito del legionario, a farlo sentire parte di un unico blocco, invincibile solo se unito. Eppure, in determinate condizioni, geografiche come climatiche, sopraggiungeva uno svantaggio non da poco…
Si è detto qui sopra come il nemico insospettabile fosse l’organizzazione militare romana, ma sarebbe altrettanto giusto affibbiare il titolo al vento! Nei luoghi in cui questo fattore climatico colpiva duramente, i castra ne risentivano parecchio, proprio in virtù della loro composizione.

Nelle regioni ventose come potevano esserlo le steppe danubiane o le coste desertiche nordafricane, i soldati potevano soffrire davvero molto l’azione continua e prolungata del vento. In estate questo poteva soffiare talmente tanto forte da alzare la sabbia e rendere invivibile la quotidianità all’interno dell’accampamento. In inverno le folate ghiacciate entravano nelle tende e impedivano al calore di fare il suo lavoro. Il legionario arrivava ad odiare il vento quasi più di un esercito nemico.
A seconda del terreno, alcuni comandanti romani cercarono di trovare una soluzione a questo problema. Lo fecero anche snaturando l’ordine e la natura originaria dell’accampamento. Ad esempio, sappiamo come in alcuni casi i Romani eressero muri, o palizzate frangivento. Accadeva che si posizionasse il tendaggio più ingombrante (solitamente i magazzini) in posizioni strategiche, così da “limitare” l’azione delle raffiche d’aria. Addirittura si sacrificò – ma ciò accadde veramente di rado – la geometria dell’accampamento, dunque il suo orientamento, per inibire la forza del vento.

Soluzioni pragmatiche, è vero, ma che non divennero parte di un sistema universale. Nella lunga storia di Roma, i castra mantennero per lo più il loro assetto delle origini. D’altronde c’era un motivo se il termine “pianificazione militare” era preceduto dall’aggettivo “rigida”. I vari generali preservarono la disposizione a griglia, anche a costo di far prevalere il nemico insospettabile delle legioni.