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imperatori guglielmo ii

L’Anno dei tre imperatori in Germania

Nella storia tedesca il 1888 è diventato noto come l’Anno dei tre imperatori. Tre sovrani, infatti, si succedettero uno dopo l’altro sul trono imperiale. Ma non pensiate a congiure o colpi di stato: questa volta il problema fu lo stato di salute dei monarchi in questione.

L’anno dei tre imperatori

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Certo, la Germania non raggiunse il primato dell’Impero Romano, con l’Anno dei quattro imperatori, ma ci andò vicino. Tuttavia c’era un’ulteriore differenza fra i due episodi. Mentre a Roma gli imperatori si succedettero uno dopo l’altro causa omicidi e colpi di stato, in Germania il problema fu la cattiva salute dell’erede al trono. Ma andiamo con ordine.

Nel 1888 al potere c’era il Kaiser Guglielmo I. Il principe ereditario era il figlio Federico Guglielmo. Il problema fu che quest’ultimo, un accanito fumatore, nel 1887 sviluppò un cancro alla laringe. I medici tedeschi e inglesi diagnosticarono tardivamente il tumore, anche a causa di opinioni contrastanti.

Così quando si decisero a operare l’erede al trono, asportandogli chirurgicamente la laringe, il cancro era ormai metastatizzato. A seguito dell’intervento, poi, Federico Guglielmo non fu più in grado di parlare. Il 9 marzo 1888, Otto Von Bismarck, si presentò davanti alla Dieta Imperiale annunciando mestamente che l’imperatore Guglielmo I era morto all’età di 91 anni. Lo stesso giorno Federico Guglielmo accettò la corona imperiale, salendo al trono come Federico III.

In realtà il sovrano voleva chiamarsi Federico IV, basandosi sul censimento degli imperatori del Sacro Romano Impero. Bismarck però non era d’accordo. A parte il fatto che non amava molto il nuovo imperatore (secondo lui era troppo liberale e dominato dalla moglie), gli sconsigliò di assumere quel nome per timore delle conseguenze negative nei rapporti con le altre grandi potenze europee.

Così Federico capitolò e si rassegnò a seguire la numerazione dei re prussiani, schierandosi dalla parte di Federico II il Grande. Tuttavia c’è un dettaglio da considerare: il nuovo imperatore era un malato terminale di cancro, con tumore già metastatizzato ovunque.

guglielmo i

Dopo solo 99 giorni di regno, Federico III morì. Sul trono dovette così salire il figlio di Federico, Guglielmo, salito al trono come Guglielmo II. Fra l’altro Federico in pratica non riuscì a concludere nulla con l’impero: ebbe troppo poco tempo per riuscire a fare qualcosa.

In un solo anno, dunque, la Germania dovette cambiare tre imperatori. Guglielmo II non salì certo al trono impreparato. Sapeva che il padre non avrebbe avuto vita lungo e dunque si era preparato. Inoltre Guglielmo non perse tempo. La bandiera del Palazzo Nuovo, luogo dove Federico era morto, era appena stata issata a mezz’asta, che subito mandò i soldati a circondare il palazzo per perquisire gli alloggi dei genitori.

Probabilmente stava cercando documenti compromettenti che potessero indicare una “cospirazione” di stampo liberale da parte dei genitori. Effettivamente quei documenti esistevano, ma i genitori di Guglielmo II li avevano da tempo depositati al sicuro nel palazzo di Windsor, in Inghilterra. Si trattava soprattutto dei diari dove Federico Guglielmo aveva registrato le sue idee liberali e anglofile, così distanti da quelle predominanti nella politica tedesca.

In tutto questo ricambio al potere, a rimetterci fu anche il Cancelliere Bismarck. Inizialmente Bismarck aveva creduto che la rapida successione di Guglielmo II sarebbe stata utile per lui. Praticamente era convinto di riuscire a rimanere al potere fino alla morte, tanto che aveva nominato il figlio Herbert come Segretario di Stato per gli Affari Esteri.

Tuttavia il carattere imprevedibile e indisciplinato del nuovo imperatore dava sui nervi a Bismarck. E l’antipatia era reciproca. I due proprio non andavano d’accordo e le cose peggiorarono quando l’imperatore non rinnovò la legge antisocialista. L’imperatore, infatti, per assicurarsi il favore del popolo e per tenere buoni i socialisti, parlò di nuove “riforme” che vietavano il lavoro domenicale nelle fabbriche e che limitavano il lavoro femminile e minorile. Bismarck era infuriato per quella che lui giudicava come una “follia umanitaria!”.

Altro punto dolente era il mancato rinnovamento del Rückversicherungsvertrag, il Trattato di riassicurazione. Il che determinò la fine dell’isolamento della Francia e l’inizio della cooperazione militare franco-russa, con accerchiamento strategico della Germania.

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Bismarck, sempre più isolato, riallacciò i rapporti con Windthorst, il leader del Partito cattolico di centro e suo ex avversario. E anche con il banchiere ebreo Bleichroder. Guglielmo si infuriò per questo e i due litigarono pesantemente. Tanto che il Kaiser in seguito ammise di aver avuto paura per un attimo che Bismarck gli lanciasse il calamaio in testa.

I rapporti fra i due divennero così tesi che il 18 marzo 1890 Bismarck fu costretto a rassegnare le sue dimissioni. Che il Kaiser prontamente accettò. Anche il figlio Herbert si ritirò dalla politica. Bismarck si ritirò nelle sue tenute e qui scrisse le sue memorie, lanciandosi anche in una campagna diffamatoria contro il suo successore, i suoi e collaboratori e contro Guglielmo II (anche se tramite terzi).

Quando poi Bismarck morì nel 1898, Guglielmo II interruppe il suo viaggio lungo i fiordi per presenziare al funerale. E qui poté leggere la lapide voluta da Bismarck, il quale aveva lanciato, anche da morto, un ultimo velenoso attacco all’imperatore. Sulla lapide, infatti, Bismarck volle che fosse scritto “Un fedele servitore tedesco del Kaiser Guglielmo I”.