Il sovrano di un impero su cui non cala mai il sole è costretto a fare incessanti viaggi tra i suoi possedimenti, in un periodo in cui le corti sono per lo più itineranti. Sfiancanti erano quei lunghi spostamenti che infierivano sul corpo e sulla psiche del monarca già tediato dalla gotta. Come è possibile immaginare le scomodità legate allo spostamento erano innumerevoli e a Carlo V serviva una soluzione: una sedia speciale.

Per attenuare il gran peso e la fatica dei continui viaggi a cui l’Imperatore si sottoponeva, alcuni artigiani misero appunto una sedia particolare. Appositamente pensata per lui, dotata di un sistema di sospensioni che permetteva di ammortizzare gli scuotimenti o i vari dislivelli della base di appoggio.
Il meccanismo ben si adattava ai mezzi a quattro ruote, e prese il nome di giunto cardanico, dal nome del milanese Girolamo Cardano, che lo descrisse in una sua opera. Cardano però non ne rivendicò mai l’invenzione.

Viaggiò in Spagna, Paesi Bassi, Germania e l’Italia. Tra il 1517-1518 fu in Spagna, così come in occasione della visita a Granada con l’imperatrice Isabella del Portogallo. Nel 1536 dopo l’avventura di Tunisi, percorreva l’Italia, proseguì fino la Germania, trovandosi a dover attraversare la Francia nel 1539. Ovunque si registrarono entrate trionfali, cortei e festeggiamenti.
Una vita tanto movimentata come quella condotta dal sovrano e un ostinato disordine alimentare di cui fanno fede gli ambasciatori, contribuirono a segnarne visibilmente il fisico. Egli già da giovane del resto non era molta robusto e fu sempre afflitto dalla gotta, che lo costringeva durante i suoi viaggi a usare la lettiga.

La lettiga era senz’altro un segno di potere ma la si consigliava a vecchi e malati in maggior misura. Provato dall’incessante itineranza, a cinquant’anni, Carlo V aveva l’aspetto di un vecchio. In seguito all’abdicazione a Bruxelles, che richiese una serie di passaggi successivi, poté imbarcarsi dal porto di Flessinga e arrivare a Laredo. Da lì percorse la strada fino l’Estremadura e il monastero di Yuste, dove avrebbe passato il resto dei suoi giorni.