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La più antica missione italiana in Asia: l’antico Gandhara

L’Italia è un grandissimo centro archeologico e vanta siti fra i più importanti a livello mondiale. Oggi parleremo però di una nostra missione archeologica svolta lontana dai confini nazionali. Si tratta della più antica missione italiana in Asia e riguarda l’antico Gandhara, ovvero il territorio del Pakistan settentrionale.

Avviata nel lontano 1955 da Giuseppe Tucci, la missione si svolgeva intorno al territorio dello Swat. Dal 2011 il nuovo direttore è invece il professore di archeologia e culture del Gandhara a Ca’ Foscari, Luca Maria Olivieri. Nel corso di questi lunghi 65 anni sono diversi i lavori, molto importanti, svolti nell’area.

Il primo sicuramente da menzionare è quello inerente le sculture buddhiste su roccia di Jahanabad. Qui avvenne infatti un importantissimo lavoro di restauro e conservazione artistica, in particolare di un Buddha colossale e di un Bodhisattva. Le opere furono gravemente danneggiate durante l’insurrezione talebana tra il 2007 ed il 2009.

Nel periodo di studio inoltre la missione italiana ha studiato la regione di Bir-kot-ghwandai, dove è riuscita nell’individuazione di altri centinaia di siti archeologici che potrebbero rivelarsi di grandissima valenza artistica e storica. La maggior parte di questi sono insediamenti buddhisti con abitazioni decorate con dipinti rupestri risalenti al periodo compreso tra III e V secolo.

Fra questi, di sicuro il più importante è quello di Barikot, ovvero quella passata alla storia come la Bazira di Alessandro Magno. Recentemente il governo pakistano ha stanziato dei fondi per la messa in sicurezza di tale area e per la sua conservazione per le future generazioni. Qualcosa di doveroso per il peso storico che l’antica città ricopre.

Un’eccellenza tutta italiana dunque, che ci ricorda come anche condividere conoscenze e tecnologie, a favore della storia e dell’arte, non può che essere un bene. La missione italiana ha aiutato e continua ad aiutare a recuperare frammenti di storia rimasti sotterrati, puntando a rivalutare l’area spesso tenuta in poca o nulla considerazione.