Storia Che Passione
John Dillinger, il "Robin Hood gangster"

John Dillinger, il “Robin Hood gangster”

John Herbert Dillinger, nato ad Indianapolis il 22 giugno del 1903, morto a Chicago il 22 luglio del 1934. Sono esattamente 31 anni di vita, un lasso di tempo breve per un uomo, ma più che sufficiente per un tipo come Dillinger. Non un tipo qualunque, visto che accumulò ben 28 accuse per rapina a mano armata, oltre a diverse denunce a suo carico per estorsione e violenze di vario genere. Tanto bastò all’FBI per apporre sulla sua testa la targa di “nemico pubblico numero uno”.

John Dillinger, il "Robin Hood gangster"

Malgrado gli atti delinquenziali, i media dell’epoca per lui spesero parole dolci, creando attorno la sua figura una paradossale aurea: avanzo di galera, ma con lo stile dei grandi imprenditori; ladro incallito, ma con il vizio del buon senso; gangster fra i più temuti e al contempo paladino dei più umili, di coloro che galleggiano nello stagno della Grande Depressione, di quelli che sentono “banche” e “finanza” e interpretano “debiti” e “povertà”. Spiegarsi una tale incongruenza sembra difficile. Ma l’apparenza è per sua natura una patina superficiale di una realtà complessa e stratificata, in cui ognuno agisce a seconda dell’impressione che vuole dare.

John Dillinger era esattamente questo: un “tipo” che nel male faceva il bene, ma che nel bene assecondava il male. A 21 anni iniziò la sua carriera di rapinatore, saccheggiando una drogheria di Mooresville, in Indiana. Era il 1924 e da allora non si sarebbe più fermato. Fece dentro e fuori nelle prigioni di Indiana e Ohio, fino a quando, dopo l’ennesimo colpo di piccolo calibro e la conseguente detenzione, arrivò il 1933. Certamente poteva vantarsi di essere un criminale di successo, viste le abilità acquisite con il tempo e l’esperienza – senza tralasciare i numerosi consigli forniti dai malavitosi incontrati dietro le sbarre – eppure mancava il grande colpo da maestro, di quelli che ti consacrano nell’olimpo dei ricercati.

John Dillinger rapinatore

Il 21 giugno 1933 John Dillinger deruba la sua prima banca. Per festeggiare il suo prossimo compleanno, racimola un gruzzoletto di 10.000 dollari statunitensi. Niente male, visti i tempi che corrono. Negli USA la Grande Depressione è al suo culmine. Lavoro non se ne trova, la disoccupazione è alle stelle e la fame, quella vera, dilania gli intestini di milioni di persone comuni. Dillinger, data la crisi e mosso da chissà quale spirito caritatevole, prese l’abitudine di bruciare i registri contabili su cui erano annotati debiti ed ipoteche delle persone in difficoltà economiche. Presto i clienti delle banche se ne accorsero. Iniziarono ad acclamare il loro eroe, un po’ Robin Hood, un po’ gangster, con tanto di mitra Thompson e borsalino sulla testa.

La lunga mano delle autorità investigative colse John H. Dillinger nel gennaio del 1934, mentre se ne stava con la sua banda a Tucson, Arizona. Riportato nella natia Indiana, la polizia lo rinchiuse nella prigione di Crown Point, che si diceva fosse a prova di fuga. Non per il nostro protagonista, che riuscì ad evadere avvalendosi di una pistola (forse) in legno con la quale minacciare le guardie. Libertà de facto che Dillinger sfruttò a dovere, mettendo in piedi una nuova banda criminale ed eseguendo un paio di fruttuose rapine in Minnesota.

John Dillinger tomba

Gli agenti federali andarono a tanto così dal catturarlo nella primavera del ’34. La rocambolesca fuga di Dillinger rappresentò il suo canto del cigno. Si diede alla macchia fino all’inizio di luglio del 1934, quando una soffiata aiutò l’FBI a localizzarlo. Il 22 luglio 1934 due agenti lo freddarono fuori un cinema di Chicago, dove il fuorilegge si era recato in compagnia di due prostitute (una delle quali lo tradì). Morì così, a soli 31 anni, un criminale che si fece eroe del popolo, a tutti gli effetti un moderno Robin Hood che la cultura popolare statunitense ancora nel presente esalta con opere letterarie, musicali e cinematografiche.