Vi siete mai chiesti cosa fosse il Grand Tour? Lo troviamo spesso citato nei romanzi (o nelle relative serie TV o film) ambientati dal XVIII secolo in poi. Ebbene, si trattava di un lungo, lunghissimo viaggio nell’Europa continentale intrapreso solitamente dai ricchi rampolli dell’aristocrazia e della borghesia benestante per “perfezionare” la loro cultura. Almeno, questa era la motivazione ufficiale.
Come era organizzato il Grand Tour?

Immaginatelo come un anno sabbatico preso al termine delle scuole, ma alquanto più dispendioso. Tanto che potevano permetterselo solo l’aristocrazia e l’alta borghesia. Solitamente iniziava e finiva nella stessa città, aveva una durata indefinita e variabile e una delle mete chiave era l’Italia.
In teoria durante il loro Grand Tour i giovani dovevano imparare la cultura, la letteratura, l’arte e la politica dei paesi europei visitati. In pratica, passavano il loro tempo studiando, facendo gite turistiche e facendo shopping.
Una delle mete più gettonate era di sicuro l’Italia. La Roma antica, Venezia, Napoli, Pompei, Ercolano, i Campi Flegrei col Vesuvio, la Sicilia con i suoi tesori greci, i castelli e i vulcani: i rampolli non si facevano sfuggire nulla.

In questo viaggio alla scoperta del mondo, una delle tappe fondamentali era la commissione di un ritratto a uno dei pittori di moda del momento. Spesso i ritratti erano commissionati mentre si trovavano a Roma. Inoltre era pratica comune fare incetta di vedute di paesaggi italiani. Per esempio, il Canaletto, Pompeo Batoni e Piranesi aveva una folta schiera di clienti del genere.
Fra gli altri paesi europei meta del Grand Tour c’era anche la Francia. In particolare i giovani inglesi facevano sempre tappa in Francia, in modo da imparare maniere più sofisticate che gli sarebbero tornate utili una volta tornati in Gran Bretagna. Parecchi inglesi, supervisionati da un tutore e insieme a un valletto, attraversavano la Manica e arrivavano a Calais, in Francia.
Tappa obbligata era Parigi. Una volta eliminata ogni traccia britannica di stile e comportamento, supportati da un nuovo guardaroba tutto francese, ecco che si partiva alla volta di Digione, Lione e Marsiglia. Da qui poi potevano arrivare in Italia.

Se all’inizio del 1700 erano i giovani dell’alta aristocrazia a compiere il Grand Tour alla fine dei loro studi culturali, successivamente la maggior parte dei giovani istruiti, nobili o meno, decise di intraprendere questo viaggio. E più tardi anche le giovani donne iniziarono a compiere il loro Grand Tour. In questo caso il tutore era solitamente sostituito da una zia o da una parente nubile che fungeva da chaperon.
Per ovvi motivi la tradizione del Grand Tour si perse un po’ durante la Rivoluzione Francese e l’Impero. Tuttavia tornò in auge con la Restaurazione, ma senza mai diventare popolare come nel secolo precedente.
Fra i personaggi famosi che intrapresero il Grand Tour ricordiamo Goethe, che dal 1786 al 1788 intraprese il suo Grand Tour in Italia. E Mary Shelley che nel 1840 stette per otto settimane sul Lago di Como.