Storia Che Passione
Foto del giorno: Samuel Reshevsky, 8 anni, prodigio degli scacchi

Foto del giorno: Samuel Reshevsky, 8 anni, prodigio degli scacchi

Fotografia di Kadel & Herbert (New York Times), Parigi, Francia, 17 maggio 1920. Venti dei migliori scacchisti francesi affrontano Samuel Reshevsky, di 8 anni, in una simultanea. Negli occhi dei “vecchi” sfidanti si legge l’esito della partita, ed è forse per questo che la fotografia ha avuto così tanto successo nel corso della storia.

Foto del giorno: Samuel Reshevsky, 8 anni, prodigio degli scacchi

Stando all’articolo del New York Times, che descrisse le gesta del ragazzino in quel maggio parigino del 1920, Samuel Reshevsky vinse “muovendosi silenziosamente da una scacchiera all’altra, vanificando i piani altrui e gli stratagemmi più abili”. Reshevsky era già un esperto di scacchi, eppure conosceva il mondo che lo circondava da poco, pochissimo tempo. Certo, era abbastanza grande da poter dire di aver vissuto sulla propria pelle l’inutile strage della Prima guerra mondiale.

Esatto, lui che era nato nel 1911 in una famiglia di ebrei in una Polonia ancora inesistente, dunque venne al mondo suddito dello zar di tutte le Russie. Si chiamava Szmul Rzeszewski, ma dopo la Grande Guerra emigrò negli Stati Uniti d’America, americanizzandosi in Samuel Herman Reshevsky.

Samuel Reshevsky simultanea Europa

Prima di attraversare l’Atlantico, il piccolo Samuel già si era fatto un certo nome nei circoli scacchisti. Giocava da quando aveva 4 anni. A 6 imparò a farlo ad altissimi livelli. A soli 8 anni era già in grado di stravincere contro persone che di scacchi se ne intendevano, e parecchio anche. La simultanea del 1920, che la fotografia immortala, non era la prima e non sarebbe stata l’ultima.

L’anno successivo, nel 1921, si esibì nella prima simultanea statunitense. Gli concessero “l’onore” 20 fra ufficiali e cadetti dell’Accademia Militare di West Point. Vinse 19 partite e ne pareggiò una. Il preludio di un’annata da record, poiché accumulò oltre 1.500 partite, sfidando gran maestri di ogni Stato a stelle e strisce. Si mangiò le mani perché alla fine di quella serie infinita di incontri, annoverava 8 brucianti sconfitte.

Samuel Reshevsky partite anni '20 scacchi

La famiglia scommise tutto sul talento precoce del ragazzo, trascurando tuttavia i suoi doveri in qualità di bambino. Tradotto: sacrificarono la scuola per gli scacchi. Il tribunale di Manhattan giudicò colpevoli i coniugi Reshevsky di “tutela impropria”, cambiando radicalmente la vita al piccolo Samuel. Per 7 anni non toccò più neppure una pedina, dedicandosi agli studi, che completò nel 1931. Nel 1934 si laureò in contabilità all’Università di Chicago e mantenne se stesso e la sua famiglia lavorando come contabile.

Riprese a giocare, affinando tattiche che lo resero, almeno agli occhi degli esperti, uno scacchista “aggressivo e repentino, capace di battere nettamente l’avversario in un frangente minimo di tempo o, in caso di insuccesso, di perdere con altrettanta rapidità l’incontro”. Nonostante il talento cristallino e la nomea agguantata quando era un bambino prodigio, Samuel Reshevsky non divenne mai campione mondiale. Al di là di questo traguardo mai raggiunto, la sua carriera agonistica fu eccezionalmente lunga: giocò ad alti livelli fino al 1974, proseguendo anche dopo gli anni ’70 ma a ritmi più modesti.

Samuel Reshevsky da adulto Grande Maestro

Il Grande Maestro Internazionale morì nel 1992, avendo affrontato tutti i migliori scacchisti del mondo suoi coevi (tranne Kasparov…). Voglio concludere con un aneddoto biografico, riportato in numerosi testi ma che sinceramente trovo improbabile da un punto di vista storico. Per quanto assurdo, ci dice parecchio della personalità di Reshevsky.

Si racconta che, durante gli anni della Prima guerra mondiale, un generale tedesco, al comando dell’area occupata di Łódź – dove Samuel viveva con la sua famiglia – venne a conoscenza di questo enfant prodige. Dunque ne richiese la convocazione per giocare una partita a scacchi. Il bambino di 7 anni accettò e senza alcun tipo di angoscia batté l’ufficiale guglielmino. Dopo la vittoria, in yiddish disse al generale: Tu giochi alla guerra, io gioco a scacchi.