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Foto del giorno: Sam Giancana, la Mafia, la CIA e la morte di Kennedy

Foto del giorno: Sam Giancana, la Mafia, la CIA e la morte di Kennedy

Fotografia di anonimo, New York, Federal Building di Foley Square, 1965. Il boss mafioso Sam Giancana lascia la struttura federale con il viso alto e tronfio. Sarà incriminato ben 70 volte, ma finirà in prigione solamente due volte. “Il potere non si divide, o lo hai tutto, o non lo hai per niente“, soleva dire. Di Sam si potrebbero dire moltissime cose, ma di sicuro si può affermare che lui, il potere mafioso, lo ottenne tutto, eccome! Vediamo insieme la sua scalata e cosa ebbe da spartire con la CIA, con il Presidente Kennedy e con la sua morte.

Foto del giorno: Sam Giancana, la Mafia, la CIA e la morte di Kennedy

Circa 10.000, sono gli abitanti del serafico comune di Partanna, in provincia di Trapani. Fra questi, negli anni difficili fra il XIX e il XX secolo, c’era la famiglia di Salvatore Giancana. Lui la sua Sicilia la amerà sempre da lontano, senza mai vederla, precisamente da Chicago, dove nacque il 15 giugno del 1908. Crebbe velocemente e in maniera abbastanza precoce, tant’è che, negli anni ’20, in adolescenza, entrò a far parte della “Banda dei 42“.

Mo, Momo, Mooney, come lo chiamavano i suoi compari, dimostrava subito la sua propensione al crimine. Lo notarono in molti, ma, soprattutto, lo notò il più famoso e potente boss del tempo, Al Capone, di cui divenne autista personale. Ma Sam aveva la pasta del capo, non riusciva a sottostare a qualcun altro per molto tempo senza pestargli i piedi. Continuando la scalata mafiosa, dopo poco tempo si trovò al vertice dell’organizzazione dei Chicago Outfit. Non stava più sotto l’ala protettiva di qualcuno. Era lui, adesso, a dispiegare le sue di ali.

Sam Giancana foto

Gioco d’azzardo, droga, prostituzione e scommesse illegali avevano ormai un solo nome e un solo volto in tutta la zona di Chicago: quello di Giancana. Ma non gli bastava, non era ancora arrivato al vertice. Il salto di qualità lo fece quando entrò in affari col mondo dei sindacati e con Joe Kennedy, padre di J. F. Kennedy. Alle elezioni del 1960, quando JKF era già senatore del Massachusetts, Joe volle assicurare al figlio i voti di Chicago, importantissimi e pesanti. A chi rivolgersi, chiaramente, se non a colui che aveva in mano le chiavi di quella città?

Joe Kennedy, oltre ad essere un diplomatico, era anche un ricchissimo uomo d’affari. Si sa dunque che, pagando la giusta cifra, qualsiasi cosa si ottiene, o quasi tutto. Fatto sta che, in quelle elezioni presidenziali, i voti di Chicago andarono a JKF, insieme al supporto logistico per la campagna elettorale e a tutto ciò che Giancana poté fare per lui. In tutta questa vicenda appare rientrare anche un altro famoso personaggio di quegli anni che di rapporti con la Mafia Italo-Americana ne ebbe numerosi: Frank Sinatra. Pare fosse lui il reale intermediario fra Joe Kennedy e Mo, Momo, Mooney.

Ora tenetevi forte, perché arriva il sangue e la parte più mirabolante della vicenda. Dopo l’elezione di Kennedy, secondo numerose fonti, la mafia fu autrice anche dell’omicidio di JFK e del fratello Robert. Nel libro “Bound by Honour, a Mafioso’s Story” di Salvatore Bonanno, figlio del potentissimo boss Joseph, oltre al truccare le elezioni, a Cosa Nostra d’Oltreoceano si attribuisce anche questi due prestigiosi omicidi. Ma, viene da domandarsi, perché? Secondo Ronald Goldfaber, ex funzionario al ministero della Giustizia e amico personale di Robert Kennedy, il problema principale fu che Robert, divenuto Primo Ministro, all’oscuro delle segrete trame familiari, dichiarò guerra alla mafia.

Sam Giancana omicidio JFK

Pare che John Kennedy arrivò anche ai ferri corti con Sinatra, che si rivolse al padrino Giancana. Questi lo incaricò di incontrare Joe, padre dei fratelli Kennedy e di indurli a cambiare atteggiamento nei confronti di chi tanta parte aveva avuto nel portarli alla Casa Bianca. Le cose non cambiarono e il 22 novembre del 1963 JKF morirà a Dallas, in Texas.

A Robert toccherà stessa sorte 5 anni dopo, nel 1968 a Los Angeles, sparato anche lui all’uscita di un Hotel. Il Castigamatti Giancana forse c’entrava anche in queste torbide vicende, ma mai si saprà dato che anche lui morì in circostanza misteriose prima di essere ascoltato dagli inquirenti. C’è chi sospetta che fu la CIA stessa a ucciderlo per evitare che rilasciasse pericolose dichiarazioni su quei torbidi anni in cui Stato, Mafia e personaggi famosi spadroneggiavano negli States.