Fotografia di Gérard Klijn, Stato del Bihar, India, 1967. Quello del bambino è il volto della fame, lo sguardo di chi non possiede nulla se non la speranza di un domani migliore. Lo scatto sul quale voglio canalizzare la vostra attenzione quest’oggi è uno dei più potenti e strazianti nella storia della fotografia. Documento visivo d’eccezionale caratura, poiché riflesso di una condizione, quella della più assoluta indigenza, che come colpiva negli anni ’60 del Novecento le zone più rurali e povere dell’India post-partizione, colpisce tutt’ora zone di mondo afflitte da problematiche quali guerre, carestie, epidemie. La fame, alla fine, è l’estrema conseguenza di un male profondo, reso esplicito nei grandi occhi di quel bambino.

Autore dello scatto fu Gérard Klijin, fotoreporter olandese attivo fino alla fine del secolo scorso. Klijin realizzò lo scatto per conto della Novib, una ONG dei Paesi Bassi all’epoca impegnata nella cooperazione allo sviluppo. I responsabili dell’organizzazione chiesero esplicitamente a Klijn di catturare in immagine gli effetti della grande siccità che colpì il Bihar, stato nel nord-est dell’India.
Dovevano essere fotografie prima di tutto in grado di generare empatia, così da mobilitare l’opinione pubblica europea al fine di promuovere una campagna di raccolta fondi. La scelta di immortalare un bambino solo, col volto segnato dalla fame, era funzionale a concretizzare nella singola figura infantile un’imponente tragedia collettiva.

Il viso del bambino, incorniciato da una luce cruda e priva di filtri, non è solo un atto di denuncia. Assolve alla funzione di documento sociopolitico, che rende visibile ciò che i numeri non riuscivano a raccontare e non riescono, tutt’ora, a denunciare. Il confronto fra passato e presente che potete ravvisare in queste parole non è per niente casuale. Lo Stato del Bihar era e resta poverissimo. Al momento in cui scrivo, nel Bihar, vivono oltre 110 milioni di persone. Il 40% delle quali è sotto la soglia della povertà. Dati del XXI secolo…

La situazione era decisamente peggiore in quel 1966, anno in cui una siccità mortale colpì la regione, mandando in fumo tutti i raccolti stagionali di grano e riso: colture vitali per il sostentamento della popolazione. Ma la siccità fu solo il detonatore. Le cause strutturali della carestia affondarono le radici in un sistema agricolo arcaico, con scarse infrastrutture di irrigazione; in gravi inefficienze burocratiche nel sistema di distribuzione delle riserve alimentari. Evidente era la mancanza di trasparenza nella gestione delle emergenze da parte del governo statale. Per non parlare del sistema di caste ancora fortemente discriminatorio, che impediva ai più poveri (spesso fuori-casta) l’accesso equo al cibo anche in tempo di crisi.
Si stima che almeno un milione di persone fu colpito direttamente dalla fame. Morirono tra le 10.000 e le 20.000 persone a causa della fame o delle malattie correlate alla malnutrizione. Purtroppo numeri esatti non esistono e sono talvolta oggetto di contestazione. Questo perché all’epoca le autorità di Nuova Delhi stilarono resoconti approssimativi, se non addirittura inesatti. Si dice perché vollero minimizzare l’entità dell’accaduto, ma la realtà è forse più complessa e drammaticamente sfumata di così.

Le fotografie di Klijn, tra cui questa del bambino, ebbero un impatto fortissimo sull’opinione pubblica internazionale. Furono pubblicate su riviste europee e nordamericane, nonché utilizzate in campagne umanitarie che riuscirono a raccogliere fondi e attenzione per la crisi in corso.