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Foto del giorno: il Nevada e il turismo nucleare

Fotografia di autore sconosciuto, Frenchman Flat, Nevada, USA, 24 giugno 1957. Negli anni Cinquanta in Nevada, soprattutto nella zona di Las Vegas, era prassi comune praticare quello che poi divenne noto come turismo nucleare. Non solo l’esercito e i giornalisti, ma anche curiosi e turisti si recavano in massa a vedere le varie esplosioni dei test nucleari. Per tacere poi del fatto che a poca distanza da tali test c’erano diverse città.

La pessima idea del turismo nucleare

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Crediti foto: @Las Vegas News Bureau

Nel 1951 l’esercito americano decise di eseguire diversi test nucleari facendo esplodere una serie di ordigni nucleari nel deserto del Nevada. Solo che in zona c’erano diverse città e all’epoca non era insolito da Las Vegas vedere i bagliori di tali esplosioni levarsi dal deserto. Tutte quelle esplosioni attirarono frotte di giornalisti, curiosi e anche turisti, tutti ignari di quelle che sarebbero state le conseguenze delle radiazioni nucleari sul breve e lungo periodo.

Al giorno d’oggi sarebbe impensabile una cosa del genere, ma all’epoca non si sapeva esattamente quali sarebbero state le conseguenze dell’esposizione a tali radiazioni. Un po’ come accaduto con l’amianto: decine di anni fa lo si usava praticamene dappertutto perché non si sapeva quanto fosse pericoloso. E che dire del tabacco?

Ma torniamo alle esplosioni nucleari. Innanzitutto: perché l’esercito scelse proprio il Nevada per i suoi test nucleari? Prima di tutto il deserto era una location perfetta. Le Yucca Flats del Nevada si trovano al centro di una zona desolata, con pochissimi centri abitati. Inoltre più dell’87% del territorio del Nevada è di proprietà del governo federale.

Aggiungeteci poi gli ampi spazi disponibili, il clima soleggiato e i collegamenti ferroviari ed è chiaro perché scelsero questa zona. Quello a cui forse non avevano pensato, però, è che le detonazioni sarebbero diventate una fonte di intrattenimento per gli abitanti della zona.

Inaspettatamente Las Vegas iniziò a registrare un notevole afflusso di persone, tutte disposte a percorre migliaia di chilometri per assistere a questo spettacolo. Poco tempo dopo, da cittadina di 25mila persone, divenne una città da 3 milioni di persone.

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Crediti foto: @Las Vegas News Bureau

Oltre ai curiosi e ai turisti, anche i giornalisti si riversarono in massa per documentare questo evento e tutti iniziarono a parlare del turismo nucleare. Tanto che pure il New York Times sosteneva che osservare la bomba atomica fosse un “passatempo non antico, ma comunque onorevole”.

Un giornalista del Washington Bullettin del Dipartimento di Stato spiegò che bisognava indossare gli occhiali scuri, girare la testa e aspettare il segnale. Quando la bomba era sganciata, si aspettava il tempo prescritto, si girava la testa e poi si guardava la nuvola luminosa che saliva verso l’alto a forma di ombrello. Poi ci si preparava all’onda d’urto che seguiva l’esplosione atomica.

Il giornalista aggiungeva poi che prima arrivava l’ondata di calore, poi l’onda d’urto così forte da gettare a terra una persona impreparata. Poi, dopo quelle che sembravano ore, quella luce artificiale svaniva.

Ovviamente industriali, proprietari terrieri e imprenditori trasformarono questi test nucleari in spettacoli. Persino la Camera di Commercio pubblicizzava in anticipo le date e gli orari dei test, con calendari pubblicati mesi prima in modo che i turisti potessero organizzare i loro viaggi per ammirare i funghi atomici.

Visto che i turisti dell’epoca non erano diversi da quelli moderni, i più cercavano di arrivare sempre il più vicino possibile al punto delle esplosioni. Intanto le attività commerciali di Las Vegas organizzavano i “Dawn Bomb Party”, eventi dove, a partire da mezzanotte, gli ospiti bevevano, si ubriacavano, ballavano e cantavano, a volte anche a bordo piscina, fino a quando la bomba nucleare non illuminava il cielo.

esplosione nucleare
Crediti foto: @Federal Government of the Unites States, Public domain, via Wikimedia Commons

E mentre i turisti gioivano e scacciavano le loro paure ammirando i funghi nucleari, le Yucca Flats del Nevada finiva con l’essere punteggiato da grandi crateri. Questo anche perché per dodici anni in media era fatta esplodere una bomba ogni tre settimane. Si parla di un totale di 235 bombe. I lampi erano così brillanti che si potevano vedere fin dal Montana.

Ma a livello salute? Beh, all’epoca gli scienziati rassicurarono tutti: a detta loro gli effetti nocivi delle radiazioni si sarebbero dissipati e sarebbero diventati innocui una volta che le radiazioni avessero raggiunto Las Vegas. Inoltre si erano assicurati di programmare i test in modo che le condizioni meteo potessero aiutare ad allontanare le radiazioni dalla città.

Solo che, a dispetto delle rassicurazioni, mentre i test continuavano ad andare avanti, gli abitanti del nord-est del Nevada e del sud dello Utah iniziarono a segnalare il fatto che i loro animali domestici e il bestiame presentavano ustioni da particelle beta e svariati altri disturbi. Così nel 1963 entrò in vigore il Limited Test Ban, il quale finalmente proibiva i test nucleari in superficie nel sito.