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Foto del giorno: Brucia il fuoco della rivoluzione, è arrivata la Primavera anche in Egitto

Foto del giorno: brucia il fuoco della rivoluzione, è arrivata la Primavera anche in Egitto

Fotografia di anonimo, sede del Partito Nazionale Democratico egiziano, Il Cairo, Egitto, 28 gennaio 2011. Il palazzo ospitante il partito del presidente Hosni Mubarak è in preda alle fiamme. Da quelle ceneri sorgerà la Primavera anche per l’Egitto. Il vento del cambiamento alimentava quel fuoco, che in meno di un mese cambiò le sorti di un’intera nazione, sull’onda lunga di quanto stava accadendo anche nei paesi vicini.

Foto del giorno: Brucia il fuoco della rivoluzione, è arrivata la Primavera anche in Egitto

Se l’Egitto concepì e realizzò quello che accadde in quei giorni, lo deve alla Tunisia. O meglio, ad un processo molto più ampio che prenderà il nome di Primavere Arabe. Di cosa parliamo? Si tratta di rivolte popolari e veementi proteste che divennero dei veri e propri movimenti politici in numerosi paesi africani, a partire, appunto, dalla Tunisia del 2010. Seguirono a ruota l’Egitto, la Siria, la Libia, lo Yemen e il Bahrain, oltre a numerosi paesi in cui le proteste ebbero impatti minori rispetto ai succitati.

Tornando al nostro focus odierno, il pretesto di rivolta al Cairo si ebbe il 25 gennaio, in occasione della “Giornata della polizia“. Nella capitale, come ad Alessandria e in numerose altre città della nazione, il popolo scese in piazza per chiedere “pane, libertà e giustizia sociale”, oltre che per protestare contro la brutalità delle forze dell’ordine. Queste, insieme ad altri elementi di controllo, garantivano a Mubarak il consolidamento del potere nel suo ormai trentennale regime.

Egitto immagine protesta di piazza

Il popolo egiziano però adesso era saturo. L’avvento dei social come Facebook e Twitter rendeva noto al mondo quanto accadeva e faceva sentire vicinanza e appoggio anche da persone lontane. Inoltre, quanto accaduto in Tunisia nello stesso gennaio, ovvero la fuga del presidente Ben Ali, dava conforto e speranza. Il cambiamento non sembrava più una parola lontana che aleggiava nei caldi cieli egiziani. Ora si vedeva, si poteva quasi toccare e afferrare.

Nella piazza Tahrir, al Cairo, si formò un presidio permanente di giovani e vecchi, uomini e donne, tutti uniti in un unico intento. Mubarak doveva andarsene, lo urlavano, lo scrivevano e lo pensavano milioni di persone. Non c’era più tempo né spazio per il suo regime. Qualcosa cambiò il 1° febbraio, quando le urla e le proteste vivaci non furono soppresse dall’esercito, che allentò progressivamente la presa. Qualcosa stava cambiando, qualcosa di grosso. Il presidente, guardandosi attorno, si trovò sempre più solo.

Egitto foto festeggiamenti dopo dimissioni Mubarak

Il 18 febbraio, quando le promesse di non ricandidarsi e la volontà di mantenere il posto il più a lungo possibile erano ormai vane gocce che cadevano un’oceano di disperazione, Hosni Mubarak consegnò le proprie dimissioni. La piazza cambiava umore, il cielo sembrava più luminoso: dopo la tempesta di rabbia, ecco il sole della gioia, ecco i fiori e le belle giornate. Era sbocciata la primavera anche al Cairo!