Storia Che Passione
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Chi erano le Grazie nella mitologia greca?

Quando si parla delle Grazie, a chi ci si riferisce nella mitologia greca? Chiamate anche Cariti, erano tre bellissime dee che rappresentavano la bellezza, la gioia, la grazie a il fascino. Per questo motivo erano considerate ancelle di Afrodite, la dea dell’amore. Ma di chi erano figlie? E quante erano?

Grazie, chi erano costoro?

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Crediti foto: @Édouard Bisson, Wikimedia Commons

Ci sono diverse storie che raccontano le origini delle Grazie. La versione più diffusa è quella della Teogonia di Esiodo. Secondo lui erano figlie di Zeus e di Eurinome, ninfa oceanina che presiedeva ai pascoli e alle praterie umide.

Altre versioni sostengono che fossero figlie di Elio, il dio del sole e di Egle, la più bella ninfa delle Naiadi. E ancora: gli Inni Orfici sostengono che erano figlie di Zeus ed Eunomia, una delle Ore, divinità associata all’ordine e alla condotta lecita.

Ma non finisce qui: le Dionisiache di Nonno sostengono che il padre era Dioniso. E la madre? Beh, il poema cita Afrodite e una donna di nome Coronide (forse una Menade). Tuttavia molte tradizioni sostengono che ad allattarle fu Era, il che le renderebbe figlie sue e di Zeus.

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Crediti foto: @Émile Vernon, Wikimedia Commons

Scopo delle Grazie – Ciascuna delle Grazie presiedeva aspetti diversi della grazia e della bellezza, fra cui gioia, abbondanza, fertilità e celebrazione. Il loro scopo (e il motivo per cui erano invocate) era quello di migliorare le interazioni sociali, aggiungendo ad esse bellezza, grazia e compassione. Inoltre promuovevano la gioia e l’armonia sociale nelle riunioni. Probabilmente si assentano regolarmente dalle riunioni condominiali, vista l’assenza di armonia e gioia in questi raduni.

Un altro loro compito era quello di servire gli dei durante le celebrazioni sull’Olimpo. Usavano i loro doni per migliorare la conversazione e portare allegria fra gli Olimpi. Inoltre spesso aiutavano Hermes e Peito, la personificazione della persuasione, nel portare eloquenza nei discorsi. Se gli artisti invocavano le Muse, chi doveva tenere dei discorsi invocava le Grazie.

Spesso le Grazie erano associate alle Muse, le dee dell’ispirazione e alle Ore, le dee delle stagioni. Le Grazie avevano forti collegamenti con la musica, il canto e la danza, quindi erano vicine alle Muse. Ma erano anche vicine alle Ore, per via della loro associazione con la fertilità e l’abbondanza.

Spesso Grazie e Ore erano raffigurate mentre danzavano insieme ad Apollo. Erano anche associate ad Afrodite, tanto che servirono la dea durante le nozze fra Peleo e Teti.

Quante sono le Grazie? – Per la Teogonia di Esiodo le Grazie sono tre sorelle bellissime: Sheila, Kelly e Tati… ehm, no, quelle sono la banda Occhi di gatto. Le tre sorelle bellissime in questione sono Aglaia, Eufrosina e Talia. Sempre per Esiodo, le Grazie risiedono sull’Olimpo insieme a Imero, la personificazione del Desiderio. Le tre sorelle sono raffigurate con una rosa, un dado e un fiore di mirto.

Tuttavia esiste una distinzione fra Grazie anziane (Grazie Maggiori) e Grazie giovani (Grazie minori).

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Grazie Anziane – Sono le tre descritte per la prima volta da Esiodo, dunque Aglaia, Eufrosina e Talia. Aglaia è la più giovane ed è la dea della bellezza, dello splendore e della gloria. Raffigura anche la buona salute. Sposata con Efesto (dopo il divorzio da Afrodite a seguito della tresca della dea con Ares), ebbe da lui quattro figlie: Eucleia (Buona Reputazione), Eufeme (Fama), Eutenia (Ricchezza) e Filofrosina (Amichevolezza), tutte entrate a far parte delle Grazie Minori. Aglaia compare anche nell’Iliade: la dea intrattiene Teti, la madre di Achille, quando questa va da Efesto a chiedere un’armatura per il figlio dopo la morte di Patroclo. Aglaia compare anche in un mito che racconta di quando Afrodite, Aglaia, Eufrosine e Pasitea chiesero a Tiresia di stabilire chi fosse la più bella. Tiresia scelse Aglaia e Afrodite si offese così tanto che fece invecchiare Tiresia.

Eufrosina, invece, era la dea dell’allegria, della gioia e dell’ilarità. Rappresenta la felicità di vivere una vita appagante.

Poi c’era Talia, dea delle feste e dei banchetti abbondanti. Suo appannaggio erano la ricchezza e il lusso.

Grazie giovani – Le Grazie Minori erano divinità che si trovavano citate nei secoli successivi al racconto originale di Esiodo. Avevano ruoli simili alle Maggiori, ma erano adorate in misura minore. A Sparta, per esempio, c’erano Cleta (Fama) e Phaenna (Luminosità).

Atene, invece, adorava Auxo (la crescita), Egemone (la leadership e dea delle piante in fiore) e Damia (la Madre Terra). Spesso queste dee erano considerate anche parte delle Ore.

Anche Peito, la personificazione della persuasione, era considerata una delle Cariti. C’erano poi Antheia (Fiore o Bocciolo, dea dei fiori e delle corone floreali), Eudemonia (Felicità, dea della prosperità e dell’opulenza), Pandaisia (Banchetto), Paidia (Divertimento, dea del gioco) e Pannychis (Feste Notturne). Tutte queste Cariti erano assai vicine ad Afrodite.

Ci sarebbe poi Pasitea (Rilassamento, dea del riposo e delle droghe allucinogene). Nell’Iliade Era cercò di aiutare i Greci. Ma Zeus aveva vietato agli Olimpi di intervenire e così Era distrasse Zeus seducendolo, in modo che Ipno, il dio del sonno, lo facesse sprofondare in un sonno magico. E per convincere Ipno ad andare contro Zeus gli promise la mano della figlia, Pasitea, di cui Ipno era da tempo innamorato. Ecco perché sonno e relax vanno a braccetto.

Il culto delle Grazie – Tutta la Grecia onorava le Grazie. Re Eteocle di Orcomeno, nella Beozia, le venerava costruendo tempi e offrendo feste e sacrifici da quando le sue tre figlie caddero in un pozzo mentre cantavano e danzavano in onore delle Cariti. Dopo la loro morte Gaia ebbe pietà di loro e le trasformò in cipressi. C’erano feste in loro onore, con anche danze e competizioni che duravano tutta la notte.

Avevano templi un po’ ovunque, ma ad Atene erano associate anche a un culto misterico. Curiosamente a Messene erano venerate insieme alle Erinni o Furie, mentre a Olimpia erano venerate insieme a Dioniso. Talvolta, invece, erano venerate insieme ad Afrodite e Apollo.