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Cher Ami il piccione che salvò la vita di 194 uomini

Cher Ami, il piccione che salvò la vita di 194 uomini

Un eroe a volte può essere inaspettato, per identità e tempistiche. Anche se per la storia che voglio raccontarvi sarebbe più corretto parlare di eroina. È il 3 ottobre 1918, il contesto è quello della Grande Guerra, ci troviamo nel bel mezzo della massiccia offensiva della Mosa-Argonne. L’esercito statunitense preme per spazzare via le ultime difese del Kaiser sul territorio francese. La missione degli americani è sfondare la Linea Crimilde. Per via di gravi mancanze tattiche e inesperienza generale, numerose divisioni alleate si infrangono contro i fortini tedeschi disseminati tra boschi e foreste. I più fortunati superano questa barriera di cemento armato e casematte, finendo però nella terra di nessuno. Ed è qui che si inserisce l’incredibile storia di un piccione femmina (ma allora si pensava fosse maschio) di nome Cher Ami.

Cher Ami il piccione che salvò la vita di 194 uomini

Il piccione è intrappolato con i membri della 77° divisione fanteria Signal Corps in una piccola depressione al di sotto di un rilievo collinare. Gli uomini del cosiddetto “Battaglione Perduto” si trovano dietro la linea nemica, non hanno né cibo né acqua, le munizioni sono un lusso per pochi e, come se non bastasse, l’artiglieria amica spara su di loro. La 77° divisione – o quel che ne rimane – è sotto il comando del maggiore Charles Whittlesey. I primi due giorni di battaglia hanno causato la morte di più di 300 uomini (su 500 iniziali). Affossati nella conca sono rimasti in 194, praticamente accerchiati da alberi, cespugli, qualche casupola in legno e tanti, troppi tedeschi per poterla scampare incolumi.

Cher Ami offensiva della Mosa-Argonne

Whittlesey, in condizioni disperate, affida il destino proprio e degli altri 194 commilitoni a dei volatili; piccioni viaggiatori per l’esattezza. Il primo di questi dovrebbe consegnare al campo base più vicino, distante 40 km, un messaggio con su scritto “Many wounded. We cannot evacuate” (“Molti feriti. Non possiamo ritirarci”). Il piccione spicca il volo ma viene abbattuto in un lampo dai fucili teutonici. Il battaglione spedisce un altro uccello, che riporta il messaggio “Men are suffering. Can support be sent?” (“Gli uomini soffrono. Potete offrire supporto?”).

Cher Ami piccioni viaggiatori

Notando la staticità della situazione e il mancato sostegno alleato, il maggiore crede – non a torto – di aver perso i primi due volatili. Ne ha un terzo, Cher Ami, al quale lega un foglietto di carta con scritte le seguenti parole (che traduco direttamente per una questione di praticità) “Ci troviamo lungo la strada parallela alle coordinate 276,4. La nostra stessa artiglieria sta effettuando uno sbarramento proprio sopra di noi. Per l’amor di Dio, fermatevi”.

Cher Ami si innalza, guadagna metri ma qualcuno la vede spuntare tra i rami degli alberi. Quel qualcuno impugna l’arma e spara dei colpi. I proiettili perforano il corpicino dell’uccello, recidono la zampa, ma lui (anzi, lei) prosegue senza fermarsi. Le ali sbattono velocemente per 40 km, percorsi in meno di un’ora. Il messaggio viene recapitato e il fuoco di sbarramento viene direzionato correttamente verso i tedeschi, dando modo al “Battaglione Perduto” di retrocedere senza ulteriori problemi. Cher Ami ha salvato così, in quel 3 ottobre 1918, la vita di 194 uomini.

Cher Ami custodito National Museum

I medici soccorsero la volatile, salvandole la vita, almeno per il momento. Dopo l’Armistizio di Compiègne (11 novembre 1918) il piccione viaggiatore navigò a bordo della nave di ritorno assieme al generale John Pershing in persona. L’atto eroico le valsero la Croix de guerre (massima onorificenza militare conferita dall’esercito francese) e l’Oak Leaf Cluster. Cher Ami si spense il 13 giugno 1919 a causa delle ferite riportate nell’Argonne. Il suo corpo imbalsamato oggi è conservato presso il National Museum of American History di Washington. Un piccione di nome Cher Ami: l’eroe che non ti aspetti, quando meno te l’aspetti.