Storia Che Passione
Accadde oggi: 31 luglio

Accadde oggi: 31 luglio

Almanacco del 31 luglio, anno 2007: l’Operazione Banner, il più lungo dispiegamento continuativo dell’esercito britannico, si conclude dopo 38 anni. Nel 1969 Londra accolse la richiesta del governo unionista nordirlandese di inviare truppe armate in risposta allo scoppio delle rivolte d’agosto – eventi globalmente conosciuti come The Troubles. Il conflitto mescolò elementi etnico-religiosi, politici e territoriali. Come anticipato, il deterioramento si ebbe nel 1969, anche se la questione poteva dirsi incancrenita da decenni e decenni.

Accadde oggi: 31 luglio

Come mai l’allora governo britannico presieduto dal premier laburista Harold Wilson optò per l’intervento armato in Irlanda del Nord? Ho già sottolineato uno dei motivi in apertura. Il secondo intento, velato per quanto intuibile, era quello di affermare l’autorità di Londra sui territori settentrionali dell’isola, storicamente vicini al Regno Unito e in antitesi col resto dell’Irlanda. Delle più intrinseche motivazioni storiche, culturali, politiche, economiche (ricordiamo la gravosa questione delle piantagioni) e religiose si è parlato in altre sedi; oggi è mia intenzione concentrarmi unicamente sul significato dello sforzo militare inglese nell’Ulster.

Una spolverata sul contesto storico. Alla fine degli anni ’60, l’Irlanda del Nord era attraversata da gravi tensioni tra la minoranza nazionalista/cattolica – che si riteneva discriminata in termini di diritti civili, rappresentanza politica, accesso al lavoro e all’edilizia popolare – e la maggioranza unionista/protestante, che sosteneva il mantenimento dell’unione con la Gran Bretagna. Le marce per i diritti civili, ispirate al movimento statunitense, furono spesso represse con violenza dalle autorità locali, in particolare dalla Royal Ulster Constabulary (RUC), la polizia a trazione protestante.

31 luglio Operazione Banner

La situazione precipitò nell’agosto del 1969, quando scontri che possiamo definire “settari” portarono a rivolte su vasta scala. Si ricordano spesso quelle di Belfast e Derry, ma ce ne furono di ogni. A proposito, se non l’avete già fatto, guardate il film Belfast, del 2021, per la regia di Kenneth Brannagh; è un gioiello cinematografico in grado di raccontare cosa furono davvero i disordini dell’agosto 1969. Tornando a noi, il governo unionista nordirlandese chiese l’intervento dell’esercito britannico per ristabilire l’ordine. Il 14 agosto vennero schierati i primi contingenti militari britannici: questa fu la genesi dell’Operazione Banner, la quale cessò solamente il 31 luglio 2007.

Gli inglesi erano chiamati a svolgere dei compiti di contro-insurrezione, contenimento delle folle, sorveglianza di punti chiave, installazione di posti di blocco e pattugliamenti. Presto si aggiunsero mansioni ben più delicate, ad esempio i berretti rossi britannici furono autori di incursioni e perquisizioni forzate. Poi sono passate alla storia le immagini raffiguranti artificieri militari inglesi impegnati in operazioni di disinnesco.

I numeri della presenza militare britannica nell’Ulster sono incredibili: oltre 300.000 uomini prestarono servizio durante l’intero arco dell’Operazione Banner. Nel suo momento di massimo sforzo, ossia nel 1970-71, circa 21.000 soldati di Sua Maestà si trovavano schierati nella regione.

31 luglio ministro Blair incontra soldati in Irlanda del Nord 1997

Episodi come la celeberrima Domenica di Sangue (Bloody Sunday; da non confondere con l’omonima del 1920) o l’operazione subordinata Demetrius inimicarono le forze armate britanniche alla popolazione locale. Va sottolineato perché spesso si pensa che i cattolici nordirlandesi si mostrarono ostili fin dall’inizio agli inglesi in uniforme, ma non è così. Al contrario, le principali associazioni cattoliche politicamente attive nell’Irlanda del Nord si dissero “soddisfatte” dell’impegno britannico, dato che consideravano “fazioso” il personale del RUC. Invece gli spargimenti di sangue degli anni ’70 furono momenti emblematici per la storia del conflitto. Essi accelerarono la radicalizzazione della popolazione cattolica e aumentarono il sostegno di questa alla Provisional Irish Republican Army (PIRA).

L’organizzazione terroristica dal 1970 lanciò una campagna armata contro le truppe britanniche, i lealisti e le infrastrutture statali. Di risposta, le milizie lealiste attaccarono civili cattolici, alimentando una spirale di violenza. Non mancarono episodi di collusione tra forze dispiegate britanniche e paramilitari lealisti, come accertato successivamente da varie inchieste e report ufficiali.

Diversificate furono le modalità con cui si concretizzò l’Operazione Banner in 38 lunghi anni di attiva resa. Ad esempio, già a partire dai primissimi anni ’70, il governo britannico cambiò strategia. Lo fece nel tentativo di ridurre la visibilità dell’occupazione militare diretta. La storiografia anglofona chiama questo processo Ulsterizzazione. Il suddetto comportò, fra le altre cose, un potenziamento delle forze locali e – ovviamente, mi verrebbe da dire – un graduale ritorno dell’esercito a ruoli più marginali. Oltre a ciò, bisogna segnalare, nell’ambito dell’operazione, l’uso crescente di intelligence e lo svolgimento di operazioni sotto copertura per neutralizzare i gruppi armati repubblicani.

31 luglio 2007 conclusione Operazione Banner

Un po’ per uscirne puliti, un po’ per lavarsene le mani, Londra fece di tutto per “ri-nazionalizzare” il conflitto, presentandolo come una questione interna all’Irlanda del Nord piuttosto che una guerra di liberazione dall’occupazione.

Stando alle cifre riportate dal Ministero della Difesa britannico, nel corso dell’operazione quasi quarantennale terminata il 31 luglio 2007 morirono 1.441 militari inglesi. 722 di questi uccisi in attacchi dei paramilitari nordirlandesi e 719 per altre cause. Mentre lo stesso ministero sostiene che nel corso dell’Operazione Banner l’esercito britannico abbia ammazzato circa 360 persone, fra cui civili e membri di gruppi paramilitari. Possibile che le cifre siano diverse, ma concediamo il beneficio del dubbio.

Dopo gli accordi del Venerdì Santo (10 aprile 1998), le truppe di Sua Maestà iniziarono progressivamente a ritirarsi dallo scenario. L’ultimo militare inglese lasciò l’isola di smeraldo il 31 luglio del 2007.