Storia Che Passione
Accadde oggi: 21 ottobre

Accadde oggi: 21 ottobre

Almanacco del 21 ottobre, anno 1969: forte dell’appoggio dell’esercito e degli apparati preposti all’ordine pubblico, il generale Mohammed Siad Barre architetta e porta a compimento un colpo di stato nella Repubblica Somala. Il Corno d’Africa vive l’ennesimo rivolgimento politico-militare della sua storia contemporanea. La dittatura di Siad Barre, inizialmente presentata come una “svolta illuminata” per il bene del Paese, durerà ben 22 anni e, al suo termine, lascerà la Somalia in un caos che, sebbene a fasi alterne, prosegue ancora oggi sottoforma di guerra civile.

Accadde oggi: 21 ottobre

Per comprendere le radici di quell’evento, occorre tornare indietro di qualche settimana. Il 15 ottobre 1969, il presidente somalo Abdirashid Ali Shermarke, eletto nel 1967, venne assassinato durante una visita ufficiale nella regione settentrionale di Las Anod. L’omicidio (di cui si rese responsabile un membro della sua stessa scorta) non fu il risultato di una cospirazione complessa, ma di un gesto individuale, almeno in apparenza. Tuttavia, il fatto gettò il Paese nel caos, in un momento in cui la Repubblica Somala era già attraversata da gravi tensioni politiche, sociali e tribali.

Il sistema parlamentare, instaurato dopo l’indipendenza nel 1960, si era progressivamente logorato. La corruzione era diffusa, i partiti erano deboli e frammentati, spesso rappresentavano interessi clanici più che ideali politici. Si aggiunga l’instabilità economica, la quale aggravava una già persistente sfiducia nei confronti delle istituzioni. In questo contesto di disillusione e crisi, l’esercito salì in cattedra.

21 ottobre Somalia

Ma chi ne gestiva le redini? Mohammed Siad Barre, nato nel 1910 e fin da giovanissimo addentro ai circoli militari. Due parole sul trascorso di Siad Barre sono, oltre che necessarie, fonte di sincera curiosità. Sì, perché colui che sarebbe diventato il presidente-dittatore della Somalia iniziò la sua carriera in armi servendo la polizia coloniale italiana. Continuò a svolgere il suo lavoro anche sotto l’occupazione britannica. Sotto l’amministrazione fiduciaria italiana della Somalia (1950-60), egli frequentò la Scuola allievi sottoufficiali Carabinieri di Firenze e, con il grado di sottotenente del Gruppo Carabinieri somali, fece ritorno in Africa orientale. Negli anni ’60 compie scala rapidamente le gerarchie militari, divenendo nel 1964 Comandante supremo delle Forze armate somale.

Insomma, questa la biografia dell’uomo che stravolse la breve vita democratica della Somalia nelle prime ore del 21 ottobre 1969. Cosa accadde esattamente è cosa nota: reparti militari e autoblindo occuparono i punti strategici di Mogadiscio. Radio nazionale, ministeri, caserme e aeroporti. Dappertutto vi erano militari fedeli a Siad Barre. Il golpe avvenne senza spargimento di sangue e con un’efficienza quasi chirurgica. Tutti i membri del Parlamento, i ministri e gli esponenti di spicco dei vecchi partiti finirono agli arresti. Il potere fu assunto dal Consiglio Rivoluzionario Supremo, formato da venticinque ufficiali e presieduto dallo stesso Siad Barre.

21 ottobre Consiglio Rivoluzionario somalo

Nei giorni successivi, Barre si presentò alla nazione come il restauratore della moralità pubblica e il garante dell’unità somala. Nel suo primo discorso, proclamò la nascita della “Seconda Repubblica” e annunciò una serie di riforme volte a costruire una società moderna, egualitaria e ispirata ai principi del socialismo scientifico. Sostenendo che il modello occidentale di democrazia parlamentare non fosse adatto alla realtà africana, Barre introdusse il concetto di “via somala al socialismo”, un sistema politico che combinava l’ideologia marxista-leninista con le tradizioni comunitarie e tribali del Paese.

Uno degli aspetti più significativi della rivoluzione fu il tentativo di eliminare le divisioni claniche che, da sempre, avevano frammentato la società somala. “Nessun clan, nessuna tribù, solo la Somalia”, proclamava la propaganda del regime. Barre promosse l’istruzione universale e gratuita, la sanità pubblica e, nel 1972, impose l’adozione dell’alfabeto latino per la lingua somala, un passo fondamentale per l’unificazione culturale e amministrativa del Paese. In poche parole, la Somalia diventava una nazione rivoluzionaria di matrice socialista con un presidente ex carabiniere mosso da ideali marxisti-leninisti. Cosa poteva andare storto? Tutto in realtà…

21 ottobre presidente Siad Barre

Nel campo internazionale, il nuovo governo cercò inizialmente l’appoggio dell’Unione Sovietica, che vide nella Somalia un prezioso alleato strategico sul Mar Rosso, ma la sua politica si rivelò mutevole, oscillando tra Mosca e Washington a seconda delle circostanze. Nel frattempo, internamente, Barre consolidò il suo potere. Sciolse tutti i partiti politici e fondò nel 1976 il Partito Socialista Rivoluzionario Somalo come unico organo di rappresentanza. Istituì un apparato di sicurezza sul modello del KGB, capace di controllare ogni aspetto della vita pubblica e privata.

Col passare degli anni, tuttavia, gli ideali della rivoluzione degenerarono nel più classico autoritarismo. L’immagine iniziale di “tiranno illuminato” cedette il passo a quella di un dittatore che governava attraverso la paura, la censura e la repressione. Sia ben chiara una cosa però, ovvero che il 21 ottobre 1969, al momento del colpo di stato, Barre appariva ancora come un modernizzatore carismatico, capace di incarnare le speranze di un Paese giovane, reduce dall’esperienza coloniale e alla ricerca di una propria identità nazionale.