Almanacco del 16 giugno, anno 1963: nell’ambito della missione spaziale sovietica Vostok 6, l’astronauta Valentina Vladimirovna Tereškova diventa la prima donna a volare nello spazio. Per questo motivo la Tereškova è considerata, non a torto, una figura centrale nella storia dell’esplorazione spaziale, nonché un’icona del progresso tecnologico e dell’emancipazione femminile, in un contesto non proprio idilliaco come quello della Guerra Fredda.

Valentina Vladimirovna Tereškova nacque il 6 marzo 1937 nel villaggio di Bol’šoe Maslennikovo, nell’oblast’ di Jaroslavl’, non lontano dal fiume Volga, in Russia. La sua era una famiglia operaia. Il padre era un carrista morto durante la guerra d’inverno (1939-40). Prima della carriera spaziale, lavorò come operaia tessile, ma si appassionò al paracadutismo: effettuò oltre 90 lanci prima della selezione come cosmonauta. Valentina intendeva seguire le orme del suo idolo, Jurij Gagarin. Con tenacia e merito ce la fece.

Nel 1962 superò il test teorico ed ebbe così modo di iniziare l’addestramento intensivo. Da almeno tre anni l’Unione Sovietica cercava una donna da mandare nello spazio, tanto per ottenere un primato a discapito degli Stati Uniti d’America – con cui era in apertissima competizione spaziale – quanto per fini propagandistici interni. Alla fine quella donna rispose al solo nome di Valentina Tereškova, confermata come unico membro della missione Vostok 6 in data 4 giugno 1963.

L’obiettivo della missione era abbastanza semplice: la capsula sulla quale si trovò la cosmonauta avrebbe dovuto compiere 48 orbite terrestri in un tempo limite di 72 ore. Il lancio avvenne, come già anticipato, il 16 giugno 1963 dal cosmodromo di Bajkonur. La navicella Vostok 6 vide il suo lancio avvenire due giorni dopo la Vostok 5, che aveva a bordo Valerij Bykovskij. Le due missioni si svolsero in parallelo, con manovre di volo simultaneo (ma non di aggancio); un ulteriore banco di prova per la tecnologia spaziale sovietica.
Valentina “čajka” (gabbiano; soprannome datole dal padre del programma spaziale sovietico, Sergej Korolëv) Tereškova atterrò il 19 giugno alle ore 08:20, a nord-est di Karaganda (RSS Kazaka). Dei contadini di un villaggio l’aiutarono a liberarsi del paracadute e a tornare a casa.

La missione fu celebrata in tutto il mondo comunista, facendo di Tereškova un’eroina nazionale e un esempio di emancipazione femminile. Successivamente ricevette la massima onorificenza sovietica, l’Ordine di Lenin, e il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica. In seguito intraprese anche una carriera politica, arrivando a ruoli di rilievo nel Soviet Supremo e, dopo la caduta dell’URSS, nell’odierna politica russa federale.