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Foto del giorno: aria di crisi in Venezuela

Foto del giorno: aria di crisi in Venezuela

Fotografia di anonimo, Palazzo di Miraflores, Caracas, Venezuela, 1902. Riunito attorno ad un tavolo contenuto nelle dimensioni, un gruppo di uomini in abiti formali, con volti ancora ottocenteschi, pronti a “contrastare” nel limite del possibile le ingerenze europee. Le coordinate geografiche conducono il nostro sguardo storico al Venezuela del primo Novecento, nazione appena uscita da una logorante guerra civile e che adesso vede al proprio vertice un presidente controverso, già generale dell’esercito, liberale solo su carta. Ebbene, il suo nome era quello di Cipriano Castro, e la sua faccia, non meno ottocentesca delle altre, è quella della figura centrale, seduta su modesto tavolino.

Foto del giorno: aria di crisi in Venezuela

Lo scatto fotografico vuole veicolare un messaggio politico – dato che fu reso pubblico tramite i quotidiani venezuelani vicini alla linea del governo – per cui il presidente Cipriano Castro è al lavoro per impedire all’imperialismo europeo di schiacciare la libertà del Venezuela. Questo perché all’epoca dello scatto era in corso la cosiddetta crisi venezuelana del 1902-1903, evento primonovecentesco un po’ marginale per alcuni, ma che dice parecchio sulle dinamiche di potere esercitate oltreoceano.

E se ancora non trovate una buona ragione per interessarvi alla questione, cerco di rimediare subito, snocciolandovi una curiosità. Partecipe nella coalizione europea contro gli interessi di Caracas era l’Italia, governata dal liberale Giuseppe Zanardelli.

Entriamo adesso nel merito della vicenda, fornendo un quadro che aiuti a comprendere la sequela di eventi diplomatici, militari e geopolitici di quel primissimo scorcio di XX secolo. Il Venezuela era un Paese molto, ma molto fragile, oltre che instabile. Da decenni si alternavano guerre civili, colpi di mano militari, governi effimeri. La storiografia che va per la maggiore chiama quell’epoca a cavallo fra i due secoli “l’era dei caudillos“, personaggi sia politici che militari in perenne disputa per il potere nel Sudamerica.

Venezuela blocco europeo

Quando nel 1899 salì al potere Cipriano Castro, molti Stati europei avevano ormai accumulato enormi crediti non pagati dal governo venezuelano. A ciò si aggiungevano numerose richieste di indennizzo da parte di cittadini europei i cui beni erano stati danneggiati dalle continue guerre interne. Castro, che riteneva illegittime gran parte di quelle richieste, preferì un atteggiamento spavaldo, rifiutando pagamenti e negoziati. Questa rigidità, unita all’instabilità interna, offrì il pretesto perfetto a tre potenze europee, ossia Gran Bretagna, Germania e Italia, per trasformare la questione del debito in un’operazione militare.

Nel dicembre del 1902 una squadra navale anglo-tedesca-italiana comparve davanti alle coste venezuelane. Ufficialmente aveva il compito di “sollecitare” il pagamento dei debiti; in realtà si trattava di un classico esempio di diplomazia delle cannoniere, il metodo con cui le potenze europee (e non solo!) esercitavano pressioni sui Paesi più deboli. Giusto per arricchire la narrazione, sappiate che la Regia Marina schierò tre navi: l’incrociatore Carlo Alberto (in foto); l’omologo Elba; l’ariete corazzato Giovanni Bausan.

Venezuela incrociatore Carlo Alberto

Attenzione, poiché il blocco fu tanto dimostrativo quanto tristemente “concreto”. Le navi della coalizione bombardarono le fortificazioni costiere, così come sequestrarono imbarcazioni venezuelane, giungendo anche all’occupazione di vari punti strategici del litorale. L’Impero tedesco, in particolare, manteneva un atteggiamento aggressivo che allarmò profondamente gli Stati Uniti. Il timore era che la potenza guglielmina potesse sfruttare la crisi per ottenere basi o territori permanenti nel Mar dei Caraibi. Cosa che Washington giudicava inaccettabile.

Ecco perché gli USA seguirono la crisi con particolare inquietudine. Dal 1823 la Dottrina Monroe proclamava che nessuna potenza europea avrebbe dovuto interferire nel continente americano. Castro si mostrò spavaldo anche per questo, perché penso di non poter subire minacce dal Vecchio Continente per il principio di monroeviana memoria. Tuttavia è bene ricordare come nel 1902 non esistesse un meccanismo operativo che traducesse quel principio in un impegno militare diretto.

Il presidente Theodore Roosevelt interpretò l’azione europea come una minaccia geopolitica, soprattutto da parte della Germania del kaiser Guglielmo II. Non intervenne militarmente, ma inviò un messaggio molto chiaro: né Londra, né Berlino, figuriamoci Roma, non avrebbero dovuto occupare stabilmente alcun territorio sudamericano. Fu un punto di svolta. Da questa crisi scaturì quello che gli storici chiamano “Corollario Roosevelt” (1904). Fu l’idea per cui gli States potessero intervenire direttamente nei Paesi dell’America Latina così da prevenire ingerenze europee.

Venezuela vignetta satirica sulla crisi del 1902-1903

Sotto pressione diplomatica statunitense, le potenze europee accettarono di sottoporre la questione alla Corte dell’Aia. Il Venezuela accettò l’arbitrato e ammise il principio del risarcimento, ma contestò il diritto delle potenze di ottenere condizioni privilegiate. L’esito fu per questo un minimo ambiguo. Nel 1904 l’Aia stabilì che Gran Bretagna, Germania e Italia avrebbero ricevuto un trattamento preferenziale rispetto ad altri creditori. Una decisione che molti Paesi latinoamericani giudicarono una pericolosa sconfitta sul piano del diritto internazionale. Tuttavia, gli Stati Uniti ottennero ciò che più contava per loro, ovvero il ritiro delle flotte europee e l’impegno che l’episodio non avrebbe portato a una presenza permanente nel continente.

Concludo spendendo due parole sul fronte interno venezuelano. Castro non sarebbe durato a lungo. Dopo la crisi venezuelana del 1902-1903 entrò in conflitto con un’altra nazione europea, i Paesi Bassi. Il malcontento generale nel 1908 sfociò in un golpe a suo danno. Neppure serve dirlo: dietro il colpo di stato vi era l’eminenza grigia statunitense.