Nello sconfinato e talvolta dispersivo mare magnum che è la storia cavalleresca medievale, pochi personaggi sono riusciti ad incarnare lo spirito bellico di un regno in un perpetua guerra quanto Bertrand du Guesclin, uno che si è impegnato e non poco per passare alla storia come l’Aquila di Bretagna, soprannome gagliardo a dir poco. Il cavaliere di cui sopra emerse in un’epoca davvero particolare per il reame che giurò di servire. La Francia capetingia di quegli anni era in balia della potenza apparentemente inarrestabile dell’Inghilterra, in un XIV secolo insanguinato dalla stracitata guerra dei cent’anni. Ebbene, egli emerse come figura di rottura, o se preferite, come colui che contribuì a invertire il corso del conflitto a vantaggio della corona francese. Quest’uomo, che per la Francia resta un eroe nazionale a suo tempo acquisì una certa fama, oggi quasi del tutto dissolta. Sarebbe bello capire perché, ed è ciò che faremo.

Du Guesclin nacque attorno al 1320, a Broons, nel cuore di quella Bretagna che al tempo era un territorio liminare. L’aggettivo è tutto fuorché pescato a caso. Si trattava di una regione sospesa fra un’orgogliosa autonomia e i giochi di potere che attorno ad essa ruotavano. Figlio di Robert du Guesclin e Jeanne de Malmaines, apparteneva alla piccola nobiltà rurale. Detto in parole povere: nessun titolo altisonante, perciò nessun casato prestigioso da ostentare. Il fatto che il suo sangue fosse blu, ma non tanto quanto quello di altri uomini influenti a corte, rende il percorso dell’uomo d’arme bretone un po’ più significativo.
La sua prima formazione non si svolse nelle grandi corti, ma tra signori locali, capitani di ventura e condottieri abituati a guerre rapide, durissime, spesso condotte più con scorrerie e imboscate che con battaglie campali. Questa scuola, lontana dall’ortodossia cavalleresca del nord della Francia, contribuì non poco allo stile militare di du Guesclin: pragmatico, aggressivo, poco incline alla teatralità. La storiografia anglosassone parlerebbe di strategia fabiana, da Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore che tanto bene ricordiamo, vero?
La prima grande esperienza bellica di du Guesclin si inserisce nell’intricatissimo (e in parte già esplorato) contesto della guerra di successione bretone (1341-1365). La Bretagna divenne infatti uno dei principali fronti indiretti del conflitto anglo-francese, con Carlo di Blois e la fazione francofila da un lato; John de Montfort appoggiato dall’Inghilterra dall’altro.

Per du Guesclin, sostenitore di Carlo di Blois, fu un confronto importante, poiché definì la sua identità politica, strettamente legata alla fedeltà al re di Francia. Carlo di Blois, devoto ma spesso stravagante, divenne il primo modello cavalleresco del giovane Bertrand. Durante queste campagne, du Guesclin si distinse in azioni piccole ma decisive, dimostrando un talento nel comando tattico che lo rese presto indispensabile.
Se invece volessimo indicare un primo grande momento di gloria sul campo di battaglia dovremmo soffermarci all’anno di grazia 1354. Accadde che il nostro respinse un’incursione dell’inglese Hugh Calveley nei pressi del castello di Montmuran, sempre in Bretagna. Il successo, ottenuto attraverso un’abile combinazione di imboscata e contrattacco, colpì talmente il maresciallo di Francia Arnoul d’Audrehem da indurlo a concedere a du Guesclin il cavalierato. Aveva poco più di 30 anni, per un uomo di estrazione media era un traguardo monumentale.
Tra il 1356 e il 1357 du Guesclin partecipò alla difesa di Rennes, assediata da Enrico di Grosmont, uno dei più grandi generali inglesi. Durante l’assedio avvenne l’episodio che contribuì a consolidarne la fama. Siamo nel pieno del Basso Medioevo, cosa aspettarsi se non un duello all’ultimo sangue? Questo lo vide contrapporsi all’inglese William Bamborough. Ovviamente, se ne parliamo è perché si concluse con la vittoria di du Guesclin e la morte del suo avversario.

L’evento, ripreso dalla storiografia francese coeva e da numerose cronache bretoni, divenne un simbolo della riscossa francese dopo la disastrosa sconfitta di Poitiers del 1356.
Ah, il duello favorì anche il primo contatto – benché indiretto – tra du Guesclin e il futuro Carlo V, allora delfino, che ne notò il valore.
Quando Carlo V salì al trono (siamo nel 1364, 8 anni dopo il primo incontro), chiamò du Guesclin al proprio servizio e lo inviò a bloccare le ambizioni navarresi in Normandia. La battaglia di Cocherel (16 maggio 1364) fu il suo capolavoro tattico: schierò le truppe in modo non convenzionale, finse ritirate, sfruttò il terreno collinare e sbaragliò in poche ore l’esercito anglo-navarrese di Jean de Grailly. Successone politico e militare. Carlo II di Navarra dovette rinunciare alle sue pretese, e la pace ritornò nella regione settentrionale.

Ma lo stesso anno segnò anche una drammatica battuta d’arresto. Alla battaglia di Auray (29 settembre 1364), lo schieramento di Carlo di Blois fu annientato dagli inglesi e da John di Montfort. Carlo cadde in combattimento e Bertrand du Guesclin, circondato, ruppe simbolicamente le sue armi per dichiarare la propria resa.
Finì prigioniero, prima che il re Carlo V di Francia lo riscattasse tramite moneta sonante. E quando dico “sonante”, intendo una cifra esorbitante. La libertà dell’Aquila di Bretagna costò 100.000 franchi d’oro. Solo per farci un’idea, seppur approssimativa, del valore di quel denaro, sappiate che con lo stesso ammontare il sovrano avrebbe potuto stipendiare circa 10.000 effettivi (fanti e cavalieri) per una stagione di guerra.

Durante il quinquennio 1365-1370 Bertrand du Guesclin fu protagonista altresì della politica iberica. Radunò le Grandes Compagnies, bande di mercenari pericolose e instabili, e le condusse in Castiglia per sostenere Enrico di Trastámara contro il fratello, Pietro il Crudele. Immaginiamocela come una campagna complessa, principalmente segnata da alleanze mutevoli e intrighi anglo-francesi. Du Guesclin venne catturato nel 1367 da Edoardo del Galles, per tutti il Principe Nero, e riscattato ancora una volta dal suo re. Nonostante ciò, riuscì infine a rovesciare Pietro nella sanguinosa battaglia di Montiel (1369), facilitandone l’esecuzione e consegnando la Castiglia a Enrico. A che pro? La sua persona detenne i titoli di conte di Trastámara e duca di Molina.
Nel 1370 Carlo V lo richiamò in patria. L’Inghilterra aveva rinnovato la guerra e la Francia aveva bisogno del suo miglior comandante. Così, contro ogni tradizione, il re nominò Bertrand du Guesclin Conestabile di Francia, il più alto comando militare del regno, carica fino ad allora riservata ai più grandi aristocratici.
In questa veste, du Guesclin inaugurò una nuova forma di guerra. Si accorse di dover diminuire al lumicino le battaglie campali, schiacciando il pedale del logoramento, della riconquista sistematica e degli assedi ben pianificati. Fu grazie a lui che gli inglesi, nel giro di pochi anni, furono respinti da molte delle loro conquiste in Francia.

Nel 1380, durante la campagna nel sud, du Guesclin si ammalò vicino a Châteauneuf-de-Randon. Le truppe inglesi della guarnigione, saputo della sua imminente morte, offrirono la resa non al suo comandante ma al suo cadavere, in segno di rispetto. L’episodio, pur se ingigantito dalle cronache, riflette comunque il prestigio di cui godeva. Il cavaliere morì il 13 luglio 1380. Re Carlo V ordinò che fosse sepolto nella basilica di Saint-Denis, accanto ai monarchi capetingi.
Anche se la tomba andò distrutta durante la Rivoluzione francese, il suo cuore, secondo una tradizione medievale che separava simbolicamente le sepolture, riposa ancora oggi a Dinan, in Bretagna.




