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Quando Marconi subì il primo attacco hacker della storia

Quando Marconi subì il primo attacco hacker della storia

Il 4 giugno 1903 è una data a suo modo storica per il progresso tecnologico e scientifico. Ad Albemarle Street, quartiere di Mayfair, dove ha sede la prestigiosa Royal Institution di Londra, andò in scena il primo attacco hacker dell’epoca contemporanea. Di per sé è una notizia interessante, ma assume connotati decisamente più curiosi quando veniamo a scoprire che la vittima dell’atto piratesco – non saprei come altro definirlo, vista l’epoca di riferimento – fu nientemeno che l’italiano Guglielmo Giovanni Maria Marconi.

Quando Marconi subì il primo attacco hacker della storia

In quel di Londra, Guglielmo Marconi volle dimostrare la capacità del suo sistema di trasmissione a lunga distanza, avvalendosi dell’arcinoto telegrafo senza fili. Nel cuore e nella mente dell’inventore natio di Bologna era insita una convinzione: data l’eccezionalità della sua creatura, nessuno mai sarebbe riuscito ad interferire con la sintonizzazione dei segnali. Beh, spiace dirlo, ma si sbagliava di grosso.

Il collaboratore, nonché amico, John Ambrose Fleming si trovava in loco per la dimostrazione; faceva le veci di Marconi, benché quest’ultimo giocasse un ruolo attivo nell’intera vicenda. L’italiano infatti si trovava a quasi 500 km di distanza dal teatro del Royal Institution, in una non meglio precisata stazione di trasmissione in Cornovaglia. Da lì sarebbe dovuto partire il segnale che Fleming avrebbe ricevuto a Londra, celebrando il funzionamento del telegrafo senza fili.

attacco hacker dimostrazione Royal Institution

Ebbene, il segnale a Londra arrivò, ma lasciò attoniti i presenti. Il ricevitore in sala stampò un messaggio in codice Morse con scritto “rats”, ovvero ratti. A seguire una poesia sbeffeggiatrice, che da quelle parti chiamano limerick. Il componimento recitava C’era un giovane italiano che imbrogliava il pubblico in modo molto carino. A teatro regnava la sorpresa. Non serve sottolineare a chi fosse riferito il misterioso messaggio.

Invece credo sia doveroso specificare l’autore dell’inaspettata interferenza: fu il britannico Nevil Maskelyne. Dovete sapere che Maskelyne, illusionista di mestiere e all’evenienza inventore, passò parte della sua carriera a rivaleggiare con Marconi. Certamente in quel primo scorcio di Novecento era il suo più acerrimo detrattore. In particolare Maskelyne voleva mettere a nudo le possibili complicazioni di una tecnologia sì rivoluzionaria, ma non per questo esente da imperfezioni (cosa che Marconi e Fleming si adoperarono a ripetere per ovvi motivi commerciali).

attacco hacker Nevil Maskelyne

Scendendo per un attimo nel concreto, l’irriverente britannico installò un trasmettitore all’interno di un locale di proprietà del padre, poco distante dal luogo della dimostrazione. Poi trasmise un segnale abbastanza forte da ostacolare quello di Marconi e raggiungere il ricevitore di Fleming a teatro.

Il primo attacco hacker della storia sollevò un polverone nell’opinione pubblica attenta alle novità in ambito tecnologico. Fra le tante polemiche, riporto quella di Fleming in persona, che sulle pagine del Times di Londra definì lo sconosciuto autore dell’attacco hacker un “teppista scientifico” e che invitò chiunque sapesse qualcosa a rivelarne l’identità. Non servì a molto, visto che un paio di giorni dopo Maskelyne uscì allo scoperto, rivendicando con un certo orgoglio la furfanteria.

attacco hacker telegrafo senza fili

Si iniziò a discutere sulle reali vulnerabilità dei sistemi di telecomunicazione senza fili e sul ventaglio di conseguenze che esse avrebbero potuto comportare. E sia chiaro: per fortuna che Maskelyne volle giocare il brutto scherzo all’inventore italiano. Se non fosse stato per questo evento, avvenuto ben prima dell’era digitale, si sarebbe rimandata una seria riflessione sulla sicurezza delle comunicazioni wireless; anticipazione delle odierne discussioni sulla privacy e sulla protezione dati.