Almanacco del 12 dicembre, anno 1552: muore l’ecclesiastico, medico e storiografo Paolo Giovio. A lui si deve la stesura di una delle maggiori opere del XVI secolo, una grande Historiae del suo tempo. Un’opera dalle alterne fortune, come del resto la vita del suo autore. I manoscritti dati alle stampe ebbero comunque larga diffusione non solo in Italia, ma anche in Spagna e Francia.

La probabile data della sua nascita è il 21 aprile 1483, secondo la data dell’epitaffio sulla tomba provvisoria. La testimonianza che fornisce lo stesso Giovio invece attesterebbe l’anno 1486. Al tempo del nonno Giovanni Zobio, la famiglia salì al grado di decuriones ma come lo stesso Giovio confessò, le condizioni economiche rimasero modeste.
Il cognome cambiò quando Giovio, una volta giunto a Roma, decise di latinizzarlo in Iovius. Rimase presto orfano del padre, e sotto la guida del fratello si appassionò agli studi storici. Studiò a Pavia, dove scoprì in armonia con i tempi la passione per i testi medici greci originali. In Lombardia concluse la laurea in filosofia e medicina e partì per Roma l’anno seguente.

Ottenne presto il suo primo incarico di medico e umanista presso il cardinale Bandinello Sauli, e compare sotto il pontificato di Leone X come lettore di filosofia morale stipendiato con 130 fiorini. In questo periodo Giovio decise di mettere mano al suo grande progetto: la stesura di una grande storia d’Italia del suo tempo.
Giovio fece esperienza diretta dei tempi di guerra che attraversavano la penisola, difensore della libertas Italiae. Assistette al sacco di Como da parte delle truppe spagnole, sostenne il reintegro della famiglia Sforza a Milano e dell’allontanamento dei francesi. Aiutò il suo padrone Medici a mantenere l’alleanza imperiale, e quando questi ascese al soglio pontificio, Giovio acquisì ancora più prestigio. Aumentò la sua influenza, essendo riconosciuto come uomo a cui Clemente VII prestava ascolto.

Il suo coinvolgimento politico cresceva ma continuava a lavorare alla stesura della sua opera, come testimonia la fitta rete epistolare. Le lettere erano il suo mezzo per ottenere informazioni cruciali per la redazione del suo manoscritto. Intanto gli eventi funesti sulla penisola continuavano a succedersi. Rimase al fianco di Clemente VII durante il sacco di Roma, ottenne il vescovado di Nocera dei Pagani, entrò a far parte del circolo di Vittoria Colonna. Il primo volume delle Historiae vide la luce nel 1550 ed entrò ben presto in commercio. Molto altro ancora si dovrebbe ricordare di quell’importante figura spentasi il 12 dicembre 1552.




