Fotografia di anonimo, Stati Uniti d’America, 1961. Lo scimpanzè Enos durante le operazioni di inserimento preliminari nella capsula spaziale. Lo scatto in bianco e nero restituisce la profondità degli occhi del primate, con le mani sul capo come se fosse preoccupato. Le operazioni di preparazione stavano per terminare, Enos mirava al cielo e non ci volle molto per raggiungerlo.

Se si leggono a cuor leggero le righe introduttive, forse passerà in secondo piano un quesito importantissimo. Perché mandare una scimmia nello spazio? Farebbe la stessa fine della cagnolina Laika? In realtà, quello che accadde in quei mesi finali del 1961, ha un senso più profondo, e sì, essendo nel cuore della Guerra Fredda, si lega inevitabilmente con le dinamiche di questa!
12 aprile 1961 e 6-7 agosto 1961. Due date non assolutamente casuali per i mutevoli equilibri internazionali dell’epoca. Sono le date delle due missioni sovietiche Vostok 1 e Vostok 2 che portarono in orbita Juri Gagarin e German Titov. E dunque la corsa allo spazio andava nettamente in favore del fronte orientale. Ma gli States non demordevano, continuavano gli esperimenti e continuavano ad innovare.

I meccanismi e le procedure USA non erano ancora del tutto sicure. Molte critiche piovvero quando si parlò del lancio dei primati in orbita, ma gli uffici della NASA risposero in maniera laconica: prima di rischiare una vita umana, si passava per il tramite delle scimmie. Il succo del discorso era molto duro: meglio rischiare la vita di Enos che quella di un qualsiasi altro uomo.
Ciò però non induca a pensare che non si presero tutte le dovute precauzioni. La preparazione della missione Mercury-Atlas 5 durò ben 40 settimane! Si tratta del lasso di tempo di preparazione più lungo nell’ambito delle missioni spaziali Mercury. Quando tutto fu pronto, il 29 novembre dello stesso 1961, Enos partì per il suo viaggio stellare. In circa 3 ore e 20 minuti lo scimpanzè completò due orbite della Terra.

La capsula tornò a terra, ed Enos era sano e salvo. Atterrato nell’Oceano Atlantico, Enos, il cui nome in ebraico vuol dire “uomo”, riusciva nella sua missione. Il successo della Mercury-Atlas 5 costituirà la base per la successiva Friendship 7, missione che nel febbraio 1962 porterà il primo americano, John Glenn, ad orbitare nello spazio. Ancora una volta le scimmie avevano preceduto l’uomo, almeno quello americano…




