La storia ci insegna che Spagna e Francia, nel corso dei secoli, hanno combattuto parecchie guerre fra di loro. Ma di sicuro una delle più strane e singolari fu la cosiddetta Guerra delle Statue, vissuta a suon di sculture. E al centro della disputa c’era niente meno che Bernini.
Bernini e le statue contese fra Spagna e Francia

Questa storia è ambientata durante la seconda metà del XVII secolo. Dopo la Pace di Westfalia, Roma non era più considerata l’arbitro di elezione nelle contese monarchiche. A seguito del Trattato dei Pirenei del 1659, Francia e Spagna avevano iniziato un ennesimo conflitto. Location: Roma. Armi usate: statue. Missione principale: sbandierare la propria potenza.
Il conflitto in questione riguardava tre progetti scultorei che tutti volevano collocare in una posizione prominente a Roma. Tutti e tre questi progetti avevano un elemento in comune: Bernini. La prima delle statue era una scultura equestre in onore di Costantino, la seconda era una scultura equestre di Luigi XIV e la terza era una statua allegorica del re spagnolo Filippo IV raffigurato come imperatore romano.
Dietro la statua di Costantino c’era Papa Innocenzo X. Il progetto proseguì sotto il suo successore, Alessandro VII. Costui decise di associare la costruzione della statua a quella della Scala Regia, una lunga scalinata che collegava la Basilica di San Pietro al Palazzo Apostolico.
Bernini voleva collocare la statua di Costantino sulla Scala Regia, in posizione ben visibile. Questo perché fu il primo imperatore ad adottare il Cristianesimo. In tal modo il Papa avrebbe associato la sua immagine a quella dell’imperatore. L’idea era anche quella di collocarvi di fronte una statua di Carlo Magno, imperatore incoronato dal Papa. Questo per sottolineare in maniera neanche tanto velata che le monarchie francesi e spagnole dovevano essere vassalle del Papa.
Comunque sia, terminarono la statua nel 1669, collocandola in bella vista sulla Scala Regia. Solo che Alessandro VII non riuscì a vederla perché era morto due anni prima.

Il secondo progetto era la statua equestre di Luigi XIV. Suo promotore fu il cardinale Mazzarino. Progettata da Bernini e Carlo Rainaldi, ecco che i francesi spingevano per collocarla in cima alla scalinata che portava al convento di Trinità dei Monti. Il problema, però, è che quel sito interessava anche agli spagnoli, visto che sorgeva vicino alla residenza del loro ambasciatore.
Questo progetto fu l’unico dei tre a non essere realizzato. Papa Alessandro VII ne vietò la costruzione in quanto la statua non riportava simboli riferibili al papato. Inoltre lo stemma francese sulla scultura era più grande di quello riservato alla famiglia del Papa, i Chigi.

Infine c’era la statua di Filippo IV. Non volendo essere esclusa da questa tenzione scultorea, la Spagna voleva dimostrare la propria potenza anche a Roma. Visto che nel XVII secolo aveva mostrato qualche segno di debolezza militare, ecco che decisero di creare una statua che avrebbe mostrato Filippo IV nelle vesti di imperatore.
Il progetto, sempre di Bernini, ma eseguito da Girolamo Lucenti, iniziò nel 1659. Il sito prescelto era Santa Maria Maggiore. I diplomatici spagnoli, da veri furbetti, aspettarono il momento in cui Francia e papato furono in rotta per chiedere il permesso al pontefice. Inutile dire che il papato approvò la richiesta. Forse anche per i 20mila ducati che la Spagna verso alla Chiesa come donazione annuale.
Il re presentava un mantello regale, con uno scettro in mano, in posa come un imperatore romano. Nascosero invece la spada, invece, sotto il mantello, per evitare che l’immagine finale fosse troppo bellicosa.
La statua fu completata nel 1666, un anno dopo la morte del sovrano. Solo che la partenza dell’ambasciatore per Napoli interruppe il progetto. Tuttavia fu esposto 26 anni dopo, ma in una posizione diversa da quella voluta dal Bernini. Anzi, migrò di posto in posto, fino ad arrivare nella location attuale, nel portico della basilica.
Ma alla fine chi vinse? Nessuno: quando le statue furono finite (quella francese neanche questo), i motivi per cui erano state realizzate erano ormai scomparsi.




