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Foto del giorno: non si nasce razzisti

Foto del giorno: non si nasce razzisti

Fotografia di Todd Robertson, Gainesville, Georgia, USA, 5 settembre 1992. Un bambino bianco, con addosso le caratteristiche vesti del Ku Klux Klan, si avvicina allo scudo antisommossa di un agente di polizia nero. La spontaneità del gesto nasce dall’innata curiosità del bambino, inconsapevole di ciò che lo circonda eppure “sfruttato” da quell’ambiente come un messaggio, un simbolo di ciò che si rivendica; in quel caso il suprematismo dei bianchi sui neri. Ma la fotografia di Robertson, proprio perché incentrata sulla scontata mancanza di cognizione del bimbo, contribuisce ad affermare un postulato fondamentale di ogni società umana: non si nasce razzisti.

Foto del giorno: non si nasce razzisti

Per quel 5 settembre 1992 il Ku Klux Klan aveva organizzato una modestissima parata nella cittadina di Gainesville, nello Stato della Georgia. L’aggettivo superlativo è giustificato dai numeri di quel giorno. A scendere in piazza, vestiti di tutto punto con tuniche e cappelli a punta bianchi, erano non più di 70 persone. Per capirci: gli uomini adibiti all’ordine pubblico erano il triplo; gli osservatori (stampa e contromanifestanti) erano oltre un centinaio.

Chi sfilava in nome del suprematismo bianco non proveniva neppure da Gainesville, ma veniva da fuori, dalla campagna per lo più. La loro speranza era quella di ridare un po’ di slancio alla decadente (per fortuna) causa del Klan, disgregatosi fra gli anni ’80 e ’90 del Novecento.

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Todd Robertson lavorava all’epoca per il Gainesville Times, il quotidiano locale. Mentre i suoi colleghi cercavano di catturare in foto la portata discreta del corteo, egli posò il suo sguardo su una mamma e i suoi due figlioli. Saltava all’occhio il fatto che i bimbi indossassero le tuniche del KKK, e che uno dei due, poi identificato semplicemente come “Josh“, si staccò dal corteo perché attirato dallo scudo di un poliziotto nero. Vide il proprio riflesso sull’oggetto e cercò di toccarlo con mano. Genuina e pura curiosità.

Eppure quel gesto rendeva esplicito il contrasto fra l’odio razziale e l’innocenza di un bambino. Non solo, dato che, a volerci ragionare un po’ su, c’era dell’altrettanta ironia in quello scatto. Sì, perché il poliziotto, tale Allen Campbell, si ritrovò in quel 5 settembre 1992 a garantire l’ordine pubblico mentre i razzisti del KKK manifestavano contro persone come lui. Diverse perché nere, e per questo da odiare, osteggiare, marginalizzare fino al compimento di atti estremi.

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Intervistato diverso tempo dopo, l’agente Campbell disse: “Non ho nemmeno visto il ragazzo. Stavo solo guardando in basso per vedere cosa stesse colpendo il mio scudo. E quando ho abbassato lo sguardo, c’era questo ragazzino con l’uniforme del Klan. Ha visto il suo riflesso nello scudo antisommossa. Stava tracciando la sua sagoma. Il bambino era ignaro di ciò che stava accadendo intorno a lui”.

Razzisti non si nasce.