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Una spada cinese nella tomba di un crociato francese? L'arcano del cavaliere d'Aluye

Una spada cinese nella tomba di un crociato francese? L’arcano del cavaliere d’Aluye

Pazzesco scoprire che dietro l’effige tombale di un crociato francese vissuto intorno al secondo Duecento si celi uno degli arcani più affascinanti degli ultimi tempi. E tutto perché di mezzo c’è una spada cinese. Ora, la questione della lama orientale rinvenuta sulla tomba del cavaliere d’Aluye affascina storici, appassionati e accademici da decenni. Non è mica difficile capire perché. Un simile dettaglio ci racconta limpidamente come il mondo bassomedievale fosse molto più globalizzato e interconnesso di quanto si tenda a credere.

Una spada cinese nella tomba di un crociato francese? L'arcano del cavaliere d'Aluye

Allora, sebbene si parli di Francia, Terra Santa e Impero cinese, la narrazione odierna prende avvio dal Nord America, precisamente da New York. Nelle sale del Metropolitan Museum of Art di New York, all’interno della Cloisters Collection, si trova un cavaliere senza patria. Lo è, senza patria, dalla fine del Settecento, ovvero dallo scoppio della regina di tutte le rivoluzioni: quella francese. Disteso nella solennità della pietra calcarea, il suo corpo immobile narra un viaggio che attraversa secoli e continenti. È l’effigie funeraria del cavaliere d’Aluye, un nobile del XIII secolo originario della Valle della Loira, Francia. Membro di una stirpe profondamente intrecciata con le vicende delle crociate in Terra Santa.

La sua tomba, realizzata attorno alla metà del Duecento, era destinata all’Abbazia cistercense di La Clarté-Dieu, ma oggi riposa lontano da casa, a migliaia di chilometri dal luogo in cui fu concepita. Tuttavia, il vero enigma non risiede nel viaggio moderno del suo monumento, bensì in quello, molto più antico e sorprendente, compiuto dalla spada scolpita al suo fianco.

cavaliere d'Aluye Settima Crociata

A prima vista, la lastra sembra conformarsi perfettamente ai canoni funerari del tempo. Il cavaliere giace con le mani giunte, il capo reclinato su un cuscino, i piedi che poggiano su un piccolo leone, simbolo di coraggio. Indossa una cotta di maglia che gli avvolge il corpo dalla testa ai piedi. Una tunica leggera cade in morbide pieghe sulla gamba destra. Tutto parla la lingua della cavalleria occidentale. Tutto, tranne il simbolo della medesima cavalleria: la spada!

Osservandola attentamente, si nota che non è un’arma europea. L’elsa è corta, leggermente inclinata verso il basso. Termina con estremità rivolte verso l’alto, chiamate “pinnacoli”. Il pomolo, invece del consueto disco ovale o rotondo tipico delle spade francesi o tedesche, presenta un disegno trilobato (tre lobi tondeggianti che ricordano un giglio o un fiore stilizzato). Anche la legatura dell’impugnatura differisce: non una semplice striscia di cuoio avvolta, ma un intreccio complesso, quasi decorativo. Tutti questi elementi conducono a una conclusione sorprendente, inaspettata mi verrebbe da dire. La spada raffigurata nella tomba del cavaliere d’Aluye è di origine orientale, con forti analogie con le armi cinesi del periodo Song (960-1279).

cavaliere d'Aluye MET New York

Ora la domanda delle domande: come poteva un cavaliere francese del XIII secolo possedere un’arma proveniente da una terra tanto lontana? La risposta si trova nel mondo interconnesso delle crociate, dove battaglie, pellegrinaggi e commerci intrecciavano le rotte dell’Asia e del Mediterraneo. E per capirlo ancora meglio dobbiamo approfondire la storia della famiglia d’Aluye. Stirpe di cavalieri, ma non cavalieri qualunque. Erano una famiglia di crociati ereditari, che per tre generazioni avevano preso la croce e marciato verso l’Oriente.

Il capostipite, Ugo V d’Aluye, aveva partecipato a una spedizione nel 1180, probabilmente per espiare i suoi peccati contro un priorato locale. Suo figlio, Jean II, partì per la Terrasanta nel 1241 e tornò con un prezioso frammento della Vera Croce. Almeno così si dice. Infine, il nipote Hugues VI seguì Luigi IX di Francia durante la Settima Crociata in Egitto (1248-1254). Fu un periodo in cui l’Europa e il Levante si incontravano non solo sul campo di battaglia, ma anche nei mercati e nei porti del Mediterraneo, dove merci provenienti dalla Via della Seta affluivano da Oriente: spezie, sete, porcellane, armi, oggetti di lusso.

cavaliere d'Aluye durante la crociata XIII secolo

La spada di d’Aluye, dunque, è probabilmente una reliquia di questo mondo globalizzato ante litteram. Non esiste alcun documento che ne chiarisca l’origine precisa, ma gli studiosi hanno ipotizzato tre possibilità:

Qualunque sia la verità, l’oggetto testimonia l’esistenza di un circuito di scambi che univa l’Asia e l’Europa secoli prima della grande espansione commerciale del Quattro/Cinquecento. Non è da escludere che la spada fosse giunta in Medio Oriente come parte del bottino o delle merci scambiate tra i Mongoli e i potentati islamici, durante le campagne di Gengis Khan e dei suoi successori. Da lì, potrebbe aver trovato la via delle mani di un cavaliere francese, che la trasformò in un simbolo personale di distinzione e viaggio.

cavaliere d'Aluye dettaglio effige

Il fatto che il cavaliere d’Aluye abbia scelto di farsi rappresentare con quest’arma straniera non è casuale. Nel linguaggio simbolico dell’arte funeraria medievale, gli oggetti incisi sulla tomba parlavano della vita e dell’identità del defunto. La spada orientale diventa allora il segno tangibile del suo essere pellegrino, crociato e uomo del mondo, testimone di un incontro tra civiltà.

cavaliere d'Aluye spada cinese con decorazioni

Nel suo silenzio, questo cavaliere ci ricorda che il Medioevo non fu un’era chiusa – ormai l’abbiamo capito benissimo, si spera – ma un mosaico globale di scambi e contaminazioni. Inoltre ci rammenta che anche in un sepolcro di pietra può sopravvivere il racconto di un viaggio che unisce Oriente e Occidente.