Chi ha visto Vikings, sa già tutto. Per tutti gli altri questo articolo sarà, si spera, di grande aiuto nel comprendere e contestualizzare la vicenda di Harald Hårfagrem, ovvero Harald Bellachioma, primo e più longevo re di Norvegia, dall’anno 872 al 932 circa. Mezzo secolo di regno in cui di cose ne accaddero, eccome se ne accaddero. Trattare la sua biografia, infatti, significa approfondire un pezzo importantissimo di storia norrena e scandinava. Vikings a parte, iniziamo.

Harald Bellachioma è prima di tutto una figura leggendaria della tradizione scandinava. Lo si ricorda come il primo re che riuscì a unificare la Norvegia sotto un’unica corona. La sua vicenda si colloca in un’epoca in cui la penisola era frammentata in decine di piccoli regni, ciascuno retto da capi ambiziosi, fieri guerrieri e navigatori che vivevano di commercio, incursioni e saccheggi. In questo scenario, fatto di rivalità e continue lotte interne, Harald emerse come il leader capace di trasformare il mosaico instabile di domini locali in una struttura politica più solida e duratura.
Figlio di Halfdan il Nero, sovrano della casata degli Yngling, e di Ragnhild Sigurdsdatter, discendente di re Sigurd Hart di Ringerike, Harald ereditò in giovane età i territori di Vestfold e Oppland. Era un principe cresciuto secondo i canoni della cultura vichinga, come è ovvio che sia. Assolutamente a suo agio sulle navi, abile nelle armi e nel guidare spedizioni marittime. Insomma, incarnava lo spirito di un’epoca in cui i drakkar solcavano ogni mare conosciuto, dal Baltico al Mediterraneo, fino al Mar Nero e al Caspio.

I Vichinghi, costretti dalla scarsità di terre coltivabili e sospinti da un’irrefrenabile sete di conquista, portarono con sé non solo guerra e razzie, ma anche commerci, diffusione culturale e artistica. Per non parlare poi degli insediamenti e delle città fondate. Sapevate che la stessa Dublino, in Irlanda, nacque come colonia vichinga?
Ma Harald non era destinato a rimanere solo un signore di guerra. Fin da giovane nutrì un progetto ambizioso. Egli ambiva a riunire la Norvegia sotto un unico scettro. Secondo il racconto tramandato dalle saghe, giurò che non si sarebbe tagliato i capelli finché non avesse realizzato il suo obiettivo. Da quel voto derivò il soprannome di Bellachioma. Alcuni studiosi sostengono che questa usanza non fosse altro che l’eco di antichi miti germanici, secondo i quali la forza e il potere di un sovrano risiedevano nei capelli e nella barba.

Il passo decisivo verso l’unificazione arrivò con la celebre battaglia di Hafrsfjord, combattuta intorno all’872 vicino all’attuale Stavanger. Lì Harald affrontò una vasta coalizione di rivali guidata da Kjotvi il Ricco e da altri piccoli re, come Sula di Rogaland ed Eirik di Hordaland. Fu uno scontro durissimo, ma la vittoria di Harald segnò una svolta. Da quel momento poté proclamarsi re di Norvegia. Vero è che il suo dominio si consolidò inizialmente solo sulla fascia costiera occidentale (Vestlandet). Eppure la sua autorità crebbe progressivamente, anche grazie a strategie matrimoniali e ad alleanze politiche.
Il regno di Harald non rimase confinato alla Norvegia. Egli estese la sua influenza anche alle isole settentrionali, come le Orcadi e le Shetland, e alle coste scozzesi, seguendo la tradizione espansionistica iniziata dal padre. Ciò nonostante, la nuova monarchia non era ancora una struttura compatta. I clan e i piccoli capi locali continuarono a esercitare un certo grado di autonomia. Solo con suo figlio Haakon I, detto il Buono, si gettarono le basi di un sistema di governo più stabile.

Harald Bellachioma visse a lungo, morendo intorno al 932, dopo un regno che la tradizione ricorda come il più lungo nella storia norvegese. Durante la sua vita ebbe numerose mogli e più di venti figli, tra cui spiccano Haakon I ed Erico I, noto come “l’ascia sanguinaria”. Un bel soprannome se la tua intenzione è quella di spaventare i nemici.

Per secoli, la sua residenza di Avaldsnes fu considerata la sede dei re norvegesi, e nel XX secolo sono state ritrovate testimonianze archeologiche che confermano l’importanza di quel luogo. L’opera di Harald, pur avvolta in parte dal mito e dalla leggenda, resta un punto di svolta nella storia della Norvegia. La sua figura rappresenta il passaggio da un mosaico di signorie bellicose a un’identità politica più definita. Quest’ultima avrebbe resistito nei secoli, fino a confluire nella monarchia medievale e poi nella moderna nazione norvegese.