Personaggi stravaganti, racconti strani e il nome dei poeti vanno spesso a braccetto. Molti artisti infatti amavano, e amano, esagerare, ma Lord Byron, a suo tempo, la combinò davvero grossa! E le limitazioni poi! Quanto sono odiate dagli uomini di arte le limitazioni, loro che di solito trascendono i confini odiano quando gliene si pongono di nuovi. Tutti questi elementi si ritrovano nella peculiare storia di oggi, che riguarda appunto il poeta Byron, il Trinity College di Cambridge e un orso da compagnia.

George Gordon Byron, VI barone Byron, nacque il 22 gennaio del 1788 a Londra. Una malformazione al piede lo rese zoppo, ma ciò non gli impedì di formarsi un carattere fiero e giusto un po’ ribelle. La famiglia, nobile sebbene indebitata, gli consentì di studiare al famoso e prestigioso Trinity College di Cambridge. Un posto dove le regole erano tante e tutte da rispettare. Nessuno impediva però di trovare escamotage e aggirarle. Un invito allettante per un personaggio eccentrico come Byron.
Tra il 1805 e il 1808, durante la sua permanenza al Trinity, il poeta fece parlare di sé, e non solo per la raccolta di poesie, “Hours of Idleness” (“Ore idilliche“) del 1807, sua prima opera, ma anche per dei comportamenti leggermente anticonvenzionali. George amava i cani, e appena scoprì che al college di Cambridge non erano ammessi e nemmeno ben voluti, reagì peculiarmente. Come? Semplice: si prese un orso da compagnia.

Ora immaginate la simpatica scenetta di un baronetto che si aggira, in mezzo a gente studiosa, ben vestita e distinta, con un simpatico orso peloso. Proprio da Lord Byron no?! Chiaramente le istituzioni non tardarono a far sentire la loro voce e, rimproverando il futuro poeta, ricevettero una risposta irenica e pacata. “Non è vietato“, disse George, e continuò a tenere il suo nuovo e non esattamente piccolo amico.
George Gordon Byron 1-0 Trinity College. Fierissimo della sua piccola vittoria e rivincita personale, il baronetto scrisse ad una sua amica una lettera, raccontandole l’accaduto. “Ho un nuovo amico, il migliore del mondo, un orso addomesticato. L’ho portato qui e quando mi hanno chiesto cosa farci gli ho risposto che avrei chiesto la sua ammissione all’università“. Tecnicamente, nemmeno l’iscrizione era vietata agli orsi, e Byron dimostrava di saper usare perfettamente la satira e l’arte dello stuzzicare ancor prima di divenire un famoso poeta.

Ciò che Byron scrisse ad Elizabeth Pigot rimane nella storia. La genialità del baronetto, prima ancora di divenire famoso, era già eccelsa e fuori dalle righe. Il simpatico aneddoto, poi arricchito da particolari quasi sicuramente fantastici (come quello che vorrebbe l’orso in giro per Londra in carrozza insieme al suo proprietario), ci testimonia un lato importante del carattere byroniano e ci lascia con una riflessione: occhio ai divieti, non tutti nascono per limitare, alcuni sono validi spunti per trascendere limiti solo apparenti!