Complici i film e gli anime, quando ci parlano di ninja, subito ci figuriamo in mente un individuo vestito di nero dalla testa ai piedi, con indosso un copricapo che nascondeva capelli e volto, lasciando intravedere solo gli occhi. Ma davvero i ninja nell’antico Giappone si vestivano così? Non proprio.
Fashion style in versione ninja

Sappiamo che nell’antico Giappone i ninja o shinobi svolgevano solitamente attività di spionaggio, sabotaggio e, talvolta, uccidevano su commissione. In rari casi, poi, prendevano anche parte alle battaglie.
Attivi fino alla fine del XIX secolo, ecco che Live Science ha chiesto a svariati esperti del settore come si vestissero davvero i ninja. Perché le attività che svolgevano avevano bisogno dell’anonimato e del passare inosservati. Ma a meno di non mimetizzarsi con le ombre, un tizio vestito tutto di nero spiccherebbe alquanto nella folla. Diverso il discorso se ti trovi in un videogioco e devi usare qualche skill per occultarti nelle tenebre, ma questo è un altro discorso.
In effetti, anche a detta degli esperti, i ninja non vestivano sempre tutti di nero, ma indossavano svariati travestimenti adatti allo spionaggio e che permettevano loro di mimetizzarsi meglio fra la popolazione.
Balazs Szabo, ricercatore presso il Dipartimento di Studi Giapponesi dell’Università Eötvös Loránd in Ungheria, ha spiegato che, per esempio, i ninja esploratori, quando dovevano spiare un accampamento nemico, indossavano abiti da contadino o da mercante, per meglio mimetizzarsi. Le spie che dovevano infiltrarsi nei castelli nemici, invece, si travestivano in modo da confondersi con gli abitanti del castello, magari da servitori. E non certo tutti paludati di nero dalla testa ai piedi: quello sì che sarebbe stato strano.

Ma allora da dove deriva l’uniforme total black con cui oggi ci immaginiamo i ninja? Beh, a quanto pare derivava dal teatro delle marionette. A detta di Szabo, il costume totalmente nero con cappuccio derivava dall’abito di scena di solito indossato dai burattinai nel teatro delle marionette giapponese.
Anche Eric Shahan, traduttore nipponico specializzato nella traduzione di testi di arti marziali, concorda sul fatto che i ninja indossavano travestimenti diversi a seconda dell’occasione. Probabilmente indossavano vestiti adatti al luogo in cui stavano cercando di infiltrarsi. Il che includeva portarsi dietro oggetti di uso quotidiano. Viceversa, vestirsi tutti di nero avrebbe di sicuro attirato l’attenzione.
Per Iwata Akihiro, archeologo e curatore del Museo di Storia e Folklore della Prefettura di Saitama, in Giappone, quando i ninja dovevano combattere, probabilmente indossavano un’armatura semplice.
A confermare queste tesi ci ha pensato anche lo Shōninki, un libro scritto da Natori Masazumi, ninja vissuto fra il XVII e il XVIII secolo. Nel libro Masazumi forniva indicazioni dettagliate su come i ninja dovevano operare. Il che includeva anche norme relative al vestiario.
Masazumi sottolineava come l’arte dello shinobi consistesse nell’apprendere trucchi che potevano tornare utili nei momenti critici. Il che poteva comprendere il travestirsi da monaco errante, da prete, da donna o da ragazza di campagna, in modo da poter svolgere l’attività di spionaggio.

Lo scrittore forniva poi anche suggerimenti precisi. Se il ninja doveva avvicinarsi ai popolani, doveva travestirsi da monaco buddista. Se invece voleva circolare liberamente fra la folla, meglio travestirsi da mercante. E nel caso fosse necessario mimetizzarsi, ecco che vestirsi da artisti di strada tornava sempre comodo.
Masazumi poi raccomandava agli aspiranti ninja di indossare sempre il cappello di paglia noto come “amigasa”. Questo perché permetteva di nascondere il volto e di trasformare il profilo. Inoltre era facile osservare la gente protetti dal cappello. Anche indossare un mantello tornava utile, perché permetteva di cambiare velocemente il travestimento senza essere notati.
Fondamentale anche il colore degli abiti: doveva sempre riflettere l’ambiente circostante. Altri suggerimenti consigliavano di portare sempre con sé un pezzo di stoffa in modo che, a seconda della situazione, potesse essere usato come cintura, come fascia per la testa o maschera per il viso. Il buon, vecchio Ford Prefect avrebbe detto che, a tale scopo, l’asciugamano era l’accessorio più utile dell’universo, ma anche un pezzo di stoffa, a quanto pare, torna sempre utile.