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Chi erano in Proci, i pretendenti di Penelope nell’Odissea?

Chi erano esattamente i Proci, i pretendenti di Penelope nell’Odissea? I supposti rivali di Ulisse per il trono di Itaca e la mano di Penelope? Proci e non “Porci” come accidentalmente sbaglia qualche studente durante le interrogazioni, salvo poi chiedere scusa ai maiali per averli accostati a quella banda di sicofanti e stalker avidi che gozzovigliavano a Itaca durante l’assenza di Ulisse.

Tutto quello che volevate sapere sui Proci

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Crediti foto: @Felice Giani, Public domain, via Wikimedia Commons

Per sapere chi erano i Proci, dei veri e propri “mangia pane a tradimento”, dobbiamo partire dal nome. Il termine “proco” (plurale procerum, proceres) in latino vuol dire “pretendente”, ma non nel senso romantico di innamorato, bensì di adulatore interessato.

E in effetti è questo che sono i 108 Proci dell’Odissea: giovani nobili di Itaca e delle isole limitrofe (Itaca era molto piccola, non potevano arrivare tutti da lì) che nell’Odissea cercarono di accaparrarsi il trono di Ulisse, disperso da qualche parte dopo la guerra di Troia, cercando di ottenere insistentemente la mano di Penelope, la moglie di Ulisse.

Omero descrive i Proci in maniera ben poco lusinghiera. Erano dei parassiti che vissero nella reggia per anni, a spese della regina e della popolazione. Giustamente ci si potrebbe chiedere perché Penelope non gettò fuori di casa questi ospiti indesiderati e approfittatori. Ebbene: presso la civiltà greca l’ospitalità era sacra.

Penelope non poteva semplicemente buttarli fuori dopo averli ospitati sotto al suo tetto, per lei era un dovere accogliere chi chiedeva ospitalità. Oltre al fatto che tutti gli uomini abili erano partiti con Ulisse alla volta di Troia, per cui su Itaca rimanevano solo i ragazzini e gli anziani, incapaci di buttare fuori quei giovani armati e belligeranti.

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Crediti foto: @Louvre Museum , Public domain, via Wikimedia Commons

Non potendo cacciarli, Penelope ricorse così a uno stratagemma. Disse che avrebbe scelto il nuovo sposo solo dopo aver terminato il sudario del padre di Ulisse. Ma di giorno filava e di notte sfilava tutto il lavoro fatto. Così facendo li tenne a bada per anni, anche se qualcuno fra i più svegli dei Proci sospettava che da qualche parte ci fosse un inganno. Per realizzare un sudario solitamente ci voleva qualche mese e Penelope ci metteva degli anni! O era la più inetta delle tessitrici o gatta ci covava.

Comunque sia, quando Ulisse tornò sotto mentite spoglie a Itaca, travestito da mendicante, ecco che i Proci, grazie anche all’aiuto di una serva di Penelope che tradì la regina (alcuni dei servi erano rimasti fedeli a Penelope, ma altri si erano schierati con i Proci), scoprirono l’inganno, dando un ultimatum a Penelope.

La regina, avendo ormai capito che quel mendicante era il marito, indisse così una gara: chi fosse riuscito a tendere l’arco di Ulisse, incoccando la freccia e centrando il bersaglio (la freccia doveva passare attraverso degli anelli) sarebbe diventato suo marito e il nuovo re di Itaca.

Ma nessuno dei Proci riuscì a tendere l’arco e solo Ulisse ci riuscì. A quel punto Ulisse rivelò la sua vera identità e aiutato dal figlio Telemaco, dalla dea Atena e dai servitori fedeli Eumeo e Filezio, mandò via Penelope e i servi fedeli, chiuse le porte della sala del trono e iniziò a far strage dei Proci. Li uccise tutti, insieme anche ai servi traditori. Risparmiò solamente Femio, l’aedo e Medonte, l’araldo, i quali erano rimasti fedeli a lui.

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Crediti foto: @Unknown Red-Figure Vase Painter, CC0, via Wikimedia Commons

Nell’Odissea Omero ci parla di 108 Proci, ma non è che li nomina tutti. Sono 15 quelli di cui rivela il nome. Andando in ordine alfabetico, abbiamo Agelao, il figlio di Damastore. Di lui sappiamo che a ucciderlo fu Ulisse.

Poi c’era Anfimedonte. Costui fu ucciso da Telemaco. Secondo alcune fonti era figlio di Menelao. Tuttavia nel libro XXIV dell’Odissea è l’anima di Anfimedonte che racconta della vendetta di Ulisse e della strage dei Proci. E la racconta alle ombre di Agamennone e Achille quando Ermes porta nell’Ade le anime dei pretendenti. Nello stesso libro è anche detto che è figlio di Melanio, un nobile di Itaca e non di Menelao. Agamennone e il fratello, infatti, riconoscono Anfimedonte perché quando si recarono a Itaca per convincere Ulisse a unirsi alla spedizione contro Troia furono ospitati proprio da Melanio, il padre.

Fra i Proci c’era anche Anfinomo, definito il più bello dei Proci. Principe di Dulichio e figlio di re Niso, era molto insistente come pretendente, ma anche quello meno arrogante. Inoltre era molto prudente e si dimostrò cortese nei confronti di Ulisse quando questi era travestito da mendicante, offrendogli anche del cibo. Per questo motivo Ulisse cercò di convincerlo ad abbandonare la reggia, ma Anfimono ignorò questo avvertimento. Fu così poi ucciso da Telemaco.

Uno dei Proci più famosi rimane però Antinoo. Figlio di Eupite e uno dei capi dei Proci, fu lui a ordire il complotto per uccidere Telemaco al suo ritorno dal viaggio nel continente. Inoltre è fra quelli che spinsero Ulisse a lottare contro il mendicante Iro. Arrogante, orgoglioso e brutale, inutile a dirlo, fu proprio il primo che Ulisse uccise.

Ctesippo era il figlio di Politerse, originario di Samo ed era uno dei Proci più arroganti e maleducati. Assai ricco, tirò a Ulisse una zampa di bue come dono d’ospitalità quando l’eroe si presentò a palazzo travestito da mendicante. Ulisse però schivò la zampa e Telemaco minacciò Ctesippo di trafiggerlo con la lancia se avesse colpito il mendicante. Fu poi ucciso da Filezio, ma non prima di aver tentato di uccidere Eumeo con la lancia (il quale si salvò solamente grazie all’aiuto di Atena).

Demoptolemo compare solamente nella strage finale. Omero ci dice solo che era fra quelli che maggiormente si distinse nel valore. Su istigazione di Agelao, scaglia una lancia contro Ulisse. Ma Atena interviene, permettendo così a Ulisse di ucciderlo. Di Elato sappiamo che a ucciderlo fu Eumeo, mentre Telemaco uccise Euriade e Ulisse uccise Euridamante.

Abbiamo poi Eurimaco, uno dei capi dei Proci e famoso quanto Antinoo. Rispetto a quest’ultimo, Eurimaco era più raffinato: preferiva ricorrere all’inganno e alle lusinghe e non alla forza bruta. Figlio di Polibo, era molto bello e ricco: per questo era considerato uno dei favoriti alla mano di Penelope. Fu anche fra loro che provarono a tendere l’arco di Ulisse, finendo però ucciso da quest’ultimo.

C’era poi Eurinomo, il figlio di Egizio. Il fratello Antifo aveva accompagnato Ulisse a Troia ed era poi stato divorato da Polifemo. Non si sa chi lo abbia ucciso. Di Leocrito sappiamo che fu Telemaco a ucciderlo, mentre Leode, figlio del nobile Enope, era un pretendente particolare: capace di veggenza, predisse la morte dei Proci, inclusa la sua. Durante la strage, si buttò ai piedi di Ulisse, implorando pietà. Ma l’eroe gli tagliò la testa con la spada di Agelao. Infine ci sono anche Pisandro, uno dei Proci più ricchi, il quale donò una collana a Penelope, salvo poi essere ucciso da Filezio e Polibo, ucciso poi da Eumeo.