Oltre che momento di confronto distruttivo, la lotta è stata, nel corso della storia, elemento di unione e di fortificazione dei legami. Soprattutto se parliamo di lotte rituali, permeate da secoli di storia e da stratificazioni di tradizione, come il Laamb in Senegal. Si tratta di un tipo particolare di lotta tradizionale, fra le svariate presenti in Africa Occidentale. In Senegal però il Laamb rappresenta molto di più di uno scontro fisico. È vita quotidiana, è disciplina e sudore, oltre che religione e fama.

Prima di arrivare ai giorni nostri, doveroso è cominciare il nostro viaggio dall’inizio, calandoci nella storia del cuore dell’Africa. Siamo nel XII secolo e, in Africa Occidentale, specie in Senegal, Gambia e Mauritania, viveva una popolazione nota come Serer. Al suo interno, il guerriero ricopriva una funzione sacra, oltre che provvidenziale alla sopravvivenza della comunità. I guerrieri Serer erano molto famosi per la loro incredibile resistenza e forza fisica, oltre che per le abilità di combattimento.
Il loro segreto? Chiaramente era il Laamb, nato come una forma di allenamento fisico per i più forti guerrieri. Successivamente, dato il ruolo anche importante nella piramide sociale ricoperto dai guerrieri, il Laamb divenne anche un importante rito iniziatico. Per farvi capire quanto questo sport sia, sin dall’antichità, importantissimo, vi diciamo che nel XIV secolo il guerriero divenuto più famoso fu quello che diede vita ad una dinastia ancora regnante.

Parliamo della dinastia dei Faye, e il guerriero era Boukar Djilak Faye. Dopo oltre 7 secoli, le cose non sono molto cambiate. Dagli anni ’50 in poi, anzi, il Laamb è divenuto lo sport nazionale più seguito e retribuito dell’intera nazione, superando anche il calcio. Gli eroi che combattono nell’arena sono dei veri e propri idoli, seguiti durante gli allenamenti, prima degli incontri e dopo di questi da migliaia di persone.
Delle due categorie di peso, quella più leggera e quella più pesante, la seconda è la più seguita. Inoltre, al contrario della lotta rituale che avveniva nei villaggi, nell’arena sono concessi anche i pugni a mano chiusa, rendendo il tutto più violento e scenografico al contempo. Ma forse, a essere più temute dei pugni sono le maledizioni e la scaramanzia che galoppa, nell’arena, sugli spalti, e a casa.

Prima di schienare l’avversario o di buttarlo fuori dal ring, il lottatore riceve innumerevoli portafortuna e benedizioni da parte di un Marabout, ovvero di uno sciamano riconosciuto come dotato di speciali poteri sovrannaturali. Solo dopo questi preventivi rituali lo scontro può iniziare. Al suono del gong la storia riavvolge il proprio nastro e riparte, la tradizione rinasce e si rinnova e lo sport unisce nella gioia e nel dolore migliaia di persone, perpetrando usanze vecchie di secoli ma che conservano tuttora il loro incredibile fascino.