Storia Che Passione
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Gli antichi Greci non amavano molto le spiagge

Per gli antichi Greci le spiagge non erano un posto molto amato. Ad oggi, molte persone amano stare in spiaggia: il mare, il sole, il relax… Anche se altrettante persone le odiano, per via del caldo, dell’affollamento, del doversi divertire a tutti i costi come tutti gli altri… Comunque sia, per gli antichi Greci la spiaggia non era una meta per passeggiate o vacanze. Anzi, per loro era un posto sterile, di stenti e morte.

Il difficile rapporto dei Greci con le spiagge

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Così come spiegato da Marie-Claire Beaulieu nel suo articolo “La spiaggia non è sempre stata una meta di vacanza: per gli antichi greci era un luogo spaventoso” pubblicato su The Conversation, le vacanze al mare e le gite in spiaggia divennero popolari solamente nel XIX e all’inizio del XX secolo.

Per i Greci le spiagge erano luoghi temuti. Certo, erano abili marinai e vivevano lungo le coste, ma innegabilmente le spiagge suscitavano in loro un sentimento di disagio. Tali sensazioni sono presenti anche in poemi epici come l’Iliade e l’Odissea.

Per esempio, nell’Iliade, un assalto troiano è paragonato a una tempesta in mare. E nell’Odissea, non solo quando Menelao si perde vicino all’Egitto trova che l’odore delle foche e della salamoia marina sia “ripugnante”, ma anche Ulisse si imbruttisce quando finisce esposto al sole e al sale del mare. Quando la principessa Nausicaa lo trova riverso sulla spiaggia, parla della pelle bruciata al sole e “tutta sporca di salamoia”.

spiaggia greca

Inoltre i Greci ritenevano che la sabbia delle spiagge e il mare fossero sterili, in contrapposizione con la fertilità della terra. Ma non finisce qui. Per gli antichi Greci la spiaggia era strettamente connessa alla morte. E questo non solo per via dei naufragi.

Molto spesso le tombe erano collocate in riva al mare. Inoltre era tradizione piangere i defunti proprio in riva al mare. Sulle spiagge, poi, si trovavano spesso i cenotafi. Queste erano tombe vuote che dovevano commemorare chi moriva in mare, i naufraghi i cuoi corpi non vennero mai più ritrovati.

Nel mondo antico questo era un destino terribile. Le credenze dell’epoca, infatti, imponevano che chi non poteva essere sepolto, era condannato a vagare in eterno sulla Terra sotto forma di fantasmi. In quest’ottica la spiaggia diventava una sorta di confine fra il mondo dei vivi e quello dei morti.

antica Grecia

Tuttavia c’era un aspetto delle spiagge che i Greci apprezzavano. Erano infatti considerate un ponte anche verso gli dei. Il che voleva dire che in spiaggia era possibile ottenere rivelazioni, presagi e visioni degli dei. Il che avviene regolarmente anche oggi quando si sta troppo al sole, ma questa è un’altra storia.

Tornando seri, molti oracoli dei morti erano posti sulle spiagge o lungo le scogliere. I Greci credevano che gli dei ogni tanto frequentassero le spiagge per ascoltare le preghiere o palesarsi ai fedeli. Sempre nell’Iliade, è sulla spiaggia che Apollo sente il suo sacerdote Crise lamentarsi dei maltrattamenti subiti dalla figlia Criseide da parte dei Greci.

C’era poi anche un aspetto negativo un po’ più materiale delle spiagge. Era qui che pirati e nemici sbarcavano per le loro incursioni. Considerando che le navi antiche avevano bisogno di attraccare frequentemente, ecco che stare in spiaggia non era proprio l’epitome della sicurezza.