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La storia e l'importanza dei tre tesori sacri del Giappone

La storia e l’importanza dei tre tesori sacri del Giappone

Sono tra gli oggetti più sacri dell’intero Giappone; in loro è insita una storia dalle sfumature mitiche, che affonda le proprie radici in un tempo in cui le divinità imponevano il loro volere sulle scelte e le gesta degli umani. Ad un occhio poco attento possono sembrare semplicemente una spada, una gemma e uno specchio, manufatti che vissero tempi migliori e che ebbero una loro pratica utilità. L’occhio poco attento non sa, tuttavia, che quelli sono i tre tesori sacri del Giappone, pilastri della cultura nipponica e simboli dell’istituzione monarchica più longeva al mondo.

La storia e l'importanza dei tre tesori sacri del Giappone

I tre tesori sacri del Giappone – anche noti come le insegne sacre del Giappone – rappresentano tre virtù cardinali che ogni imperatore, legittimo possessore dei medesimi, deve incarnare per essere considerato degno del suo posto nel mondo. Le virtù sono: il valore (spada), la benevolenza (gemma) e la saggezza (specchio). I manufatti sono volutamente nascosti alla vista del pubblico, così da accrescere l’aurea del loro fascino in quanto emblemi della sacra autorità imperiale. Venga qui aggiunto come, per preservare la loro attrattiva mistica, essi non circolano mai “integralmente”. Al loro posto i monaci shintoisti utilizzano delle casse di legno, per l’appunto rappresentative, chiamate Masakaki.

Se volessimo scavare fra gli strati della storia e cercare un’origine certificata, oltre che comprovata, dei tre tesori sacri del Giappone, beh, incapperemmo in delle evidenti difficoltà. Partiamo da ciò che sappiamo di per certo. La narrazione fondativa delle insegne imperiali si trova nel Kojiki (712) e nel Nihon Shoki (720). Sono i due testi più antichi della letteratura storica e religiosa giapponese, compilati su impulso della corte imperiale per legittimare la genealogia divina della casa imperiale.

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Secondo questi testi, fu la dea solare Amaterasu a donare spada, specchio e gemma al leggendario nipote Ninigi-no-Mikoto, incaricato di civilizzare il globo terracqueo e governare l’arcipelago nipponico. Gli oggetti avrebbero dovuto legittimare la sua autorità divina, come si può ben immaginare. Secondo la tradizionale genealogia imperiale giapponese, Ninigi fu l’antenato di Jimmu Tennō, il leggendario primo imperatore del Giappone, che salì al trono nel 660 a.C. I tre tesori furono così trasmessi di generazione in generazione all’interno della famiglia imperiale, fino a diventare insegne regali inscindibili dalla figura dell’imperatore.

La tradizione è pur sempre tradizione, dunque dobbiamo rispettarla e comprenderla in quanto tale. Detto ciò, si comprende quanto fumosa – sull’esclusivo piano della ricerca storica, non fraintendetemi – sia questa versione sull’origine delle insegne?

Andando oltre commenti d’inframezzo, cercherò adesso di focalizzare la vostra attenzione su ognuno dei tre oggetti. Partiamo dalla spada Kusanagi (草薙剣, lett. “Spada Falciatrice d’Erba”). Secondo la leggenda, il dio delle tempeste Susanoo-no-Mikoto trovò la spada nel corpo di un serpente a otto teste, il Yamata no Orochi, da lui sconfitto. Susanoo offrì la spada alla sorella Amaterasu in segno di pace e riconciliazione.

tre tesori sacri del Giappone Amaterasu

Più tardi, il principe eroe Yamato Takeru, durante una campagna militare, usò la spada per tagliare l’erba in fiamme e salvarsi da un’imboscata, da cui il nome attuale. Secondo la tradizione, la spada è custodita nel Santuario di Atsuta a Nagoya, anche se non viene mai mostrata pubblicamente. Si ritiene infatti che l’oggetto esposto sia una copia rituale, poiché l’originale potrebbe essere andato perduto durante la battaglia di Dan-no-ura (1185).

Subito dopo passiamo alla gemma Yasakani no Magatama (八尺瓊曲玉, lett. “giada di Yasakani”). Si parla di una gemma curva di giada o agata, tipica delle sepolture del periodo Jōmon e Kofun. È probabilmente il più antico tra i tre oggetti, anche se molti specialisti credono si tratti di una replica – benché antica – dell’originale.

Gli dei la usarono per attirare Amaterasu fuori dalla caverna in cui si era ritirata dopo lo scontro con Susanoo. Nel farlo, gettò il mondo nell’oscurità. Appesa a un albero sacro, la gemma, insieme allo specchio, servì a farla uscire, restituendo la luce al pianeta. Attualmente si ritiene che il Palazzo Imperiale di Tokyo custodisca la sacra reliquia, anche se non è mai mostrata al pubblico.

tre tesori sacri del Giappone trono imperiale

Infine è il turno dello specchio Yata no Kagami (八咫鏡, lett. “specchio a otto campate”). È considerato l’oggetto più sacro dei tre. Forgiato per convincere Amaterasu a uscire dalla caverna, riflettendo la sua immagine e attirandola con curiosità. Dopo l’evento, Amaterasu ordinò che lo specchio fosse venerato come incarnazione del suo spirito.

Secondo la tradizione, lo specchio è custodito nel Santuario di Ise, il più sacro del Giappone, dedicato proprio alla dea Amaterasu. Il culto dello specchio è particolarmente riservato e la sua esistenza fisica, come quella della spada, è oggetto di grande riserbo.