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L'Eccidio di Boves: il Terzo Reich inizia a crollare portando con sé vittime civili

L’Eccidio di Boves: il Terzo Reich inizia a crollare portando con sé vittime civili

Molte, moltissime volte si sente parlare di eccidi tedeschi compiuti in territorio italiano negli ultimi anni della Seconda Guerra mondiale. Come fattore comune hanno la brutalità e l’ingiustizia, denominatori condivisi di un calcolo che porta sempre alla morte come risultato. L’Eccidio di Boves fu uno dei primissimi episodi di siffatta natura e, amaramente, fu anche fra i più brutali e disumani.

L'Eccidio di Boves: il Terzo Reich inizia a crollare portando con sé vittime civili

Boves è un piccolo comune in provincia di Cuneo dove, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si creò una delle prime formazioni partigiane. Ignazio Vian, giovane ufficiale veneto, partì insieme a pochi uomini decisi a cambiare decisamente bandiera e registro, verso le montagne cuneesi. L’ex alleato era ora il nemico principale, un germe malato in un paese già profondamente afflitto da gravi problemi.

Le montagne erano i luoghi eletti della Resistenza, con molti pro e molti contro. Era infatti vantaggioso combattere col favore della posizione in alto e nel fitto della boscaglia, ma molto limitante era la questione delle provviste. Quella domenica 19 settembre 1943 gli uomini di Vian scendevano al paese proprio per recuperare viveri. Invece del cibo e delle bevande si imbatterono però nelle SS tedesche.

Eccidio di Boves foto lapide

Lo scontro diventa inevitabile e muoiono un partigiano e un tedesco. Due soldati delle SS finiscono invece prigionieri degli uomini di Vian, sulle montagne. Nel frattempo gli alti comandi del Reich non ci stanno, è una beffa troppo grossa. Trattano, in posizione di forza, col parroco del paese e con Antonio Vassallo, un bovesano. Loro saranno gli ambasciatori presso i partigiani e riporteranno indietro i due ostaggi, pena la distruzione della città di Boves.

A bordo di una macchina sventolante bandiera bianca i due vanno ai monti, superando non pochi posti di blocco tedeschi. Arrivati presso i partigiani spiegano che le condizioni sono durissime e i rischi molto elevati. Convinti i soldati, i due ostaggi tornano con loro in macchina e vengono liberati non appena giunti in città. Boves è salva, o almeno dovrebbe. In quei tragici giorni di fine estate successe infatti l’esatto contrario.

Eccidio di Boves immagine lotta sui monti

Le truppe tedesche misero a ferro e fuoco la città con dentro gli abitanti rimasti, ovvero vecchi, bambini e malati. Il parroco e l’ambasciatore morirono bruciati vivi, come molti altri, e molti altri furono giustiziati sul posto o lasciati morire in quell’inferno piemontese. Era, purtroppo, solo il tristissimo preludio ad altri lunghi tempi di occupazione e di nefasti episodi del genere. Boves fu solo l’ennesima prova di ciò che il Terzo Reich fu.