Storia Che Passione
Accadde oggi: 4 luglio

Accadde oggi: 4 luglio

Almanacco del 4 luglio, anno 1982: in Libano svaniscono misteriosamente quattro funzionari iraniani, tre diplomatici ed un giornalista. Di loro non si è saputo più nulla e ancora oggi la loro vicenda continua ad essere oggetto di dibattito e ricerca. La sparizione dei quattro iraniani il 4 luglio 1982 è uno degli episodi più oscuri e controversi della lunga storia di tensioni mediorientali nel secondo Novecento. Il caso si colloca in un contesto geopolitico estremamente complesso – siamo nel pieno della guerra civile libanese (1975-1990), appena dopo l’invasione israeliana del sud del Paese – e sullo sfondo delle tensioni tra Iran, Israele, Siria e le varie milizie libanesi, in particolare quelle cristiano-maronite.

Accadde oggi: 4 luglio

Da sette anni ormai il Libano, un tempo rigogliosa nazione levantina, viveva l’orrore della guerra intestina. Questa era portata avanti da milizie confessionali, potenze regionali e attori internazionali. A giugno del 1982, le truppe israeliane, dietro le indicazioni dal ministro della difesa Ariel Sharon, avevano invaso il Libano con l’Operazione pace in Galilea, ufficialmente per colpire le basi dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), che dal Libano meridionale lanciava attacchi contro il nord di Israele.

Sbagliato credere si trattasse di una partita fra due soli attori. Ve ne erano molti, ma molti di più. L’avanzata israeliana portò le truppe fino a Beirut, mentre l’esercito siriano – uno dei tanti “protagonisti” dell’intricata vicenda – anch’esso presente in Libano dal 1976, si scontrava con le forze israeliane nella valle della Beqāʿ. In questo scenario già esplosivo, interveniva l’Iran, che dal 1979, dopo la Rivoluzione islamica, sosteneva attivamente i gruppi sciiti libanesi, in particolare quello che diventerà, proprio negli anni successivi, Hezbollah.

4 luglio rapimento Libano

L’ambasciata iraniana a Beirut costituiva dunque non solo una sede diplomatica, ma anche una base operativa strategica per la proiezione dell’influenza iraniana tra le fila della comunità sciita e nelle dinamiche di resistenza all’occupazione israeliana. Puntualizzato sul contesto, concentriamoci sui fatti del 4 luglio 1982.

Nel primo pomeriggio di quell’afoso giorno, quattro cittadini iraniani stavano viaggiando a bordo di un’auto ufficiale dell’ambasciata a Beirut, una Peugeot con targa identificativa. Il convoglio si trovava all’altezza di un posto di blocco nella zona di Barbara, sezione nord della capitale libanese, allora sotto il controllo delle Forze Libanesi (FL). Specifichiamo che le Forze Libanesi altro non erano che delle milizie cristiano-maronite d’ispirazione conservatrice, quando non tendenti all’estremismo di destra.

4 luglio falangisti libanesi

Secondo molte ricostruzioni, i quattro (Ahmad Motevaselian, Seyed Mohsen Mousavi, Taghi Rastegar Moghadam e Kazem Akhavan; i primi tre diplomatici, l’ultimo reporter per l’Agenzia di stampa della Repubblica islamica, IRNA) furono fermati al posto di blocco da uomini armati affiliati alle Forze Libanesi. Questo lo sappiamo. Non sappiamo invece che ne fu di loro dopo lo stop. Svanirono nel nulla, come se non fossero mai esistiti.

Il governo iraniano accusò subito le FL di rapimento e omicidio. Dichiarò che i diplomatici erano stati torturati e giustiziati e che i corpi erano stati consegnati alle forze israeliane presenti nella zona. Gli esecutori materiali, secondo Teheran, furono i falangisti libanesi, estremisti ultranazionalisti di destra, con forti e storici legami con l’autorità sionista. Israele da parte sua negò ogni coinvolgimento diretto. Disse che all’epoca non aveva alcun controllo operativo sull’area di Barbara. Inoltre sostenne di non aver mai avuto in custodia i diplomatici iraniani. Le FL non ammisero mai ufficialmente il sequestro.

4 luglio ricerca dei funzionari iraniani

Negli anni a venire, ogni parte in gioco tirò acqua al proprio mulino, assecondando questa o quella versione a seconda delle opportunità. L’Iran ha sempre sostenuto come i quattro furono consegnati da miliziani cristiani alle forze israeliane, e da lì trasferiti in Israele. In chissà quale campo di prigionia, avrebbero trovato la morte. Tel Aviv ha sempre respinto questa versione, dichiarando di non avere informazioni sulla sorte dei funzionari di Teheran dopo il loro sequestro.

Nel 2016, Hezbollah dichiarò pubblicamente che, in base alle sue indagini, i quattro iraniani erano morti a seguito di torture e privazioni. Secondo l’oramai defunto leader del movimento, Hasan Nasrallah, gli israeliani interrarono i corpi nella zona industriale di Beirut est. Prove definitive in tal senso non hanno mai visto la luce del sole. Probabilmente non la vedranno mai.