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Calà del Sasso: la storia dietro la scalinata più lunga d'Italia

Calà del Sasso: la storia dietro la scalinata più lunga d’Italia

«È lunga come il purgatorio, scura come il temporale, la scala che ti porta lassù, sull’Altopiano di Asiago. Quattromilaquattrocentoquarantaquattro gradini, ripidi da bestie, faticosi già a nominarli. Partono dalla Val Brenta, sotto picchi arcigni, nel punto dove la valle – per chi viene da Bassano – sembra spaccarsi in due, all’altezza di un paese chiamato Valstagna, con la sua muraglia di vecchie case a filo d’argine. L’erta prende la spaccatura di sinistra e brucia in un lampo 810 metri di dislivello. Si chiama ‘Calà del Sasso‘, ed è una delle opere più fantastiche delle Alpi».

Calà del Sasso: la storia dietro la scalinata più lunga d'Italia

Queste le esatte parole con cui il giornalista, scrittore e viaggiatore triestino Paolo Rumiz ha descritto la Calà del Sasso, opera imponente che inizia a Lebo di Valstagna e che termina – 4.444 scalini e circa due ore dopo – a Sasso di Asiago. 7 km e oltre 740 metri di dislivello, una scalinata in pietra che si può solamente definire in un modo: da record. Il punto d’interesse in provincia di Vicenza il primato lo detiene davvero. Infatti la Calà del Sasso è riconosciuta a livello nazionale come la scalinata più lunga d’Italia.

Immersa nei boschi delle Prealpi venete, questa mulattiera è interamente percorribile e rappresenta un punto di connessione nevralgico fra la montagna e la pianura vicentina. Ma al di là del primato numerico, la Calà del Sasso è un esempio perfetto di come la natura, il lavoro umano e le esigenze economiche di una comunità si siano fusi nei secoli per creare un’infrastruttura funzionale, resistente e straordinariamente suggestiva. La sua storia affonda le radici nel Medioevo, e di quella storia voglio parlarvi quest’oggi.

Calà del Sasso Gian Galeazzo Visconti

La “calata” del Sasso nasce da un’esigenza molto pratica: il trasporto del legname da monte – perciò da Sasso, sull’Altopiano di Asiago – a valle – dunque nel canale di Brenta. Fonti scritte sulla sua costruzione non esistono, ma è probabile che a desiderarne la costruzione fu Gian Galeazzo Visconti alla fine del XIV secolo. All’epoca i centri altopianesi e il sottostante fiume Brenta rientravano nel novero dei domini viscontei. Il corso d’acqua era di fondamentale importanza, perché permetteva un trasporto tutto sommato rapido del legname e di altre merci verso la pianura padana o, procedendo nella direzione opposta, verso la laguna veneziana.

Volendo ricapitolare, la scalinata nacque come essenziale arteria di trasporto del legname. I boschi dell’Altopiano dei Sette Comuni erano ricchissimi di abeti bianchi e rossi, alberi dritti, robusti e resistenti, ideali per la costruzione navale e le grandi architetture in legno. Non è un caso se Venezia, non appena ottenuto il controllo sull’area, arrivò a sfruttare la Calà del Sasso per secoli, dal Quattrocento fino al Settecento inoltrato.

Calà del Sasso percorso

Straordinario fu il metodo costruttivo ideato dai milanesi ma perfezionato dai veneziani. Serviva un collegamento stabile, controllabile e sicuro anche nelle stagioni più impervie, giusto? Allora i mastri s’inventarono un sistema laterale per il passaggio dei tronchi. In parole povere, affiancarono la scalinata con una canaletta (una sorta di “scivolo”), a sua volta scavata nella roccia o costruita in legno, lungo la quale si facevano scivolare i tronchi fino a valle, controllandone la velocità con appositi strumenti o corde.

Sarebbe interessante comprendere, giunti a questo punto, cosa l’amministrazione veneziana pensasse dell’Altopiano di Asiago. Storicamente sappiamo che la Serenissima sfruttò il legname altopianese per diversi scopi. In primis per rifornire l’Arsenale e costruire galee, regine della grande flotta marciana. I veneziani impiegarono molto legno anche per le palificazioni dei fondamenti della città. Ovviamente anche per la costruzione di edifici pubblici e privati del patriziato.

È verosimile che la Calà del Sasso sia stata in parte finanziata da Venezia stessa, come infrastruttura strategica per rifornire i suoi laboratori. Le zattere cariche di legname, una volta raggiunto il fiume Brenta, venivano fatte navigare fino a Padova e Venezia, sfruttando la corrente (e la pazienza dei zattieri).

Calà del Sasso foto d'epoca

Entrati in epoca contemporanea, la scalinata perse la sua importanza strategico-infrastrutturale. Questo perché a partire dalla metà del XIX secolo in zona si costruirono diversi collegamenti stradali e ferroviari. Esempi noti sono la rotabile del Costo e la ferrovia Rocchette-Asiago.

Calà del Sasso scalinata montagna

Oggi la Calà del Sasso è meta prediletta di escursionisti, pellegrini, storici, fotografi e appassionati di montagna. Il percorso è impegnativo ma non estremo, percorribile in circa 2 o 3 ore a seconda della direzione. La discesa è più rapida ma state attenti: sollecita un bel po’ le ginocchia. È un’esperienza che unisce fatica fisica e immersione nella storia, in un paesaggio incontaminato e carico di significato.